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martedì 8 novembre 2016

595 - LE RECITE LETTERARIE

Non volevo pubblicare libri.
Non ho mai spedito manoscritti a nessun editore, stavo bene anche a pubblicare sul mio blog e condividere sui social, consideravo che ho più lettori così che pubblicando un libro.
Però molti di quelli che leggevano mi dicevano: "Perché non pubblichi un libro che lo compro, ecc...".
Alcuni arrivavano a offendermi perché non avevo mai pubblicato libri.
Allora li ho pubblicati i libri, così la quasi totalità di quelli che mi invitavano a pubblicarli sono spariti, non hanno comprato niente.
Per fortuna non ci ho perso soldi perché mi sono autopubblicato su richiesta, principalmente per essere libero di scrivere come voglio e per non dover essere esposto in qualche serata come un orso ammaestrato agli ordini di qualche editore; ma comunque ho conosciuto editori che mi sembrano brave persone, se dovessero pubblicarmi senza impormi niente potrei anche farlo. Quello che non sopporto è il tentativo di ammaestrare la letteratura e chi scrive.
Non mi vedo ai premi e nei salotti a promuovere il libro, non mi piace quel mondo e non aspiro a farne parte, i premi e i salotti letterari sono frequentati da chi ha voglia di riconoscenze ufficiali, e ho constatato che la maggioranza di coloro che si dichiarano contro poi si scopre che sognano riconoscenze da quel sistema, in pratica lo contestano finché non riescono a farne parte.
Prevalendo perciò le persone false e le aspirazioni a entrare nel sistema esistente non si riesce a organizzare niente di alternativo alla realtà marcia che ci circonda, ognuno in fondo pensa ai suoi interessi, pertanto non ci sarà mai un'organizzazione di scrittori dal basso, capace di cambiare le cose. Lo fanno senza guardare in faccia alla realtà e rendersi conto che si potrebbe fare veramente qualcosa di concreto tra noi, o almeno provarci, ma ormai la do per persa l'occasione. Faccio solo notare che l'editoria è in perdita, al tracollo, ci vorrebbero nuove idee, magari migliori e non si dovrebbero ricalcare modalità in crisi.
Ma se ne parli con lo scrittore "alternativo" tipico ti dice che lui è contro il mercato, gli fa tutto schifo, anche chi cerca di creare un'organizzazione alternativa, ma poi ecco che accetta se ne ha l'occasione tutto quello che a parole contestava, poiché fa parte della sua aspirazione piccolo borghese di avere una rispettabilità in quel mondo consolidato da cui si sente escluso; perciò non gli interessa creare alcuna reale alternativa; perciò io che vado da sempre per la mia strada, senza tanti proclami, ho tutto il diritto di sputargli in faccia, sia metaforicamente che realmente.
Odio le autogiustificazioni, sono quelle che ammazzano il mondo, uno accetta questo sistema, lo dice, punto, e merita più rispetto di un finto alternativo.
L'autogiustificarsi mi ricorda quel racconto di Bolano del torturatore che appena finito l'orario di lavoro si metteva a parlare amichevolmente dei suoi problemi familiari con il torturato, ma ci restava male che questo lo guardava con odio, si chiedeva perché quel torturato non capiva che lui prima stava facendo solo il suo lavoro.
In maggioranza pensano che il mondo fa schifo ma non possono farci niente, quindi è meglio rassegnarsi, mentre è proprio questo modo di pensare il vero problema.
La rassegnazione è quella che ci frega oggi, la rinuncia a priori a ogni forma di protesta, e succede soprattutto qui in Italia.
Noto per esempio che se condivido una petizione non me la firma nessuno, "Tanto cosa vuoi che cambi" mi dicono, o magari mi dicono "Poi mi intasano la casella email con altre petizioni". Rendiamoci conto della situazione odierna, i nostri padri e nonni si facevano ammazzare per quello che ritenevano giusto mentre adesso è troppo disturbo anche solo fare una firma. Ci sono persino quelli che si autocensurano le parole per non venire bannati da Facebook; un giorno stavo criticando Facebook e una mi scrive che sarebbe d'accordo con quanto affermavo, ma non lo scriveva per non farsi cancellare l'account; ecco, a me leggendo queste dichiarazioni viene da ridere, per non piangere, e ovviamente mi cadono le palle.


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