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martedì 2 luglio 2019

694 - WEB E POESIA

Io ho sempre amato la poesia, già da adolescente, ne leggevo e ne scrivevo, è stato un amore che è durato fino a quando ho conosciuto i poeti del web.
In larga parte simpatici come una merda di rottweiler sotto i sandali a ferragosto, chiusi nei loro orticelli di complimenti reciproci e pieni d'arie scorreggiate, hanno trasformato un'occasione unica nella storia, per poter diffondere le proprie parole a un pubblico mondiale, nella fiera del cretinismo.
Si esibiscono inutili fotocopie sbiadite di quanto si ha letto, idiote poesie passionali scritte da repressi, depresse noiose ripetitive descrizioni dei propri mal di pancia di alternativi che replicano nei comportamenti quello che contestano a parole.
Poi i premi alla scimmia meglio ammaestrata del circolo, da esibire.
In tutto questo merdaio dove è finita la poesia?
Se la cerco la trovo ancora; nella parola sincera che esce dagli schemi, nel pensiero che prende forma libero e in tutto quello che si scrive senza voler recitare un ruolo.
Insomma basta seguire chi non se la tira, chi non si crede stocazzo, chi per un attimo riesce a non pensare solo a se stesso. Che sono poi quelle persone che dividono il loro panino con il primo cane randagio che passa, che ti danno dieci euro dei venti che hanno se ti vedono con le tasche vuote, che ti offrono una birra e un tramezzino se chiedi un bicchier d'acqua. In qualsiasi gesto imprevedibile denso di umanità trovi la vera poesia.
Il mio vecchio cane cieco è un vero poeta.

Foto di Andreas Finottis

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