Se apprezzate e volete offrirmi una birra o una pizza, vi ringrazio immensamente:

venerdì 30 novembre 2018

685 - TETTE E LIBRI

Tette e libri. Tette uscite per salvare le librerie.
Vedo che le serate letterarie organizzate dalle librerie hanno maggiore affluenza e successo se, ammantando il gesto di qualche giustificazione culturale, qualcuna carina è a seno nudo.
In questa società dominata dal marketing, in cui si fa leva sul desiderio sessuale per vendere, è una valida soluzione per stare sul mercato; e c'è il paracadute, che salva dalle critiche di sfruttare il corpo femminile, se al gesto gli si dà un senso artistico.
Ma noi uomini, se pubblichiamo un libro, cosa possiamo fare per promuoverci efficacemente?
Si potrebbe fare l'elicottero con l'apparato urogenitale, dicendo che è una performance artistica, contro gli elicotteri militari e ogni intervento bellico.
Oppure scrivere le dediche sui libri usando pene e calamaio.
Però, diciamo le cose come stanno, il nudo maschile funziona ancora poco, c'è tanta strada da fare prima di arrivare alla parità nello sfruttamento dei corpi.
Quindi, attualmente e  realisticamente, uno scrittore maschio per avere successo nelle serate culturali dovrebbe diventare transgender e mostrare le tette, finte ma pur sempre tette, o in alternativa avere un'amica che si esibisce nuda mentre lui presenta il libro, però, in questo caso, è altissima la probabilità che arrivino accuse di sfruttare il corpo femminile per promuoversi, anche se la si è presentata come performance artistica, essendo  l'oggetto promosso il libro di un maschio risulta più palese il meccanismo.
Sarebbe meglio uscire da questo, andando oltre, distruggendo l'ipocrisia che regge tutto ciò.
Si potrebbe creare una serata culturale con ammucchiata dei partecipanti.
Oppure mettere che è obbligatorio presenziare senza vestiti. O anche se è un libro di cucina, assumere delle pornostar come procaci cameriere, con regolare contratto, che si spalmino le ricette del libro sul corpo e le facciano assaggiare ai partecipanti, con orgia generale finale.
Cose del genere, che facciano diventare una cosa da poco un seno nudo, denudando anche il meccanismo che regge tutto il mercato, basato sull'inibire la sessualità e poi solleticarla per vendere i prodotti. Meglio perciò una sessualità esplicita, pornografica, che vada oltre  le regole del consentito dal buon gusto borghese ipocrita, guardiano di questo sistema economico.
Lo so che sarebbe ancor meglio guardare che libro è e se può interessare, ma per andare all'essenza delle cose bisognerebbe vivere in una società ideale e non mi pare lo sia la nostra.

Kelly Madison


mercoledì 28 novembre 2018

684 - VUOTI NATALIZI

Oggi
Natale straccia le palle
oltre un mese prima.

Manca l'aria
nel sottovuoto quotidiano
pieno di infiniti
impulsi agli acquisti
e accadimenti inutili.

A volte sento la mancanza
di una compagna di vita
di un'isola da naufrago
di un'ancora di salvezza
di un periscopio sessuale
per viaggi siderali
dentro di noi
e fuori dallo schifo
che ci opprime.

Ma  mi pare
una stupida illusione
l'ora d'aria dei servi
l'ago in vena del tossico
la testa chinata della rassegnazione
di chi ha perso la propria vita
e riesce a ripetere, ossessivamente
solo la mantrica svuotata parola
amore
per non sentirsi morto
per non cagarsi addosso
dalla paura
di vedere in faccia la realtà.

Tuttavia in fondo ci facciamo tutti
di qualcosa,
siamo tutti da sert
e io mi sento morire dentro
ogni giorno di più
sono stanco
di faticare a tirare avanti
tra idioti e bollette da pagare
sono solo
un cumulo di carne
che inizia a deteriorarsi
su questo pianeta
e che ha perso
ogni treno possibile.

Voglio andarmene
in un'altra dimensione
divergente
senza denaro
e stupide maschere
azzerandoci
tornando puri come da bambini
quando si parlava per ore
della vita e dell'universo
guardando le nuvole
finché le mamme non ci chiamavano
a cenare
ma sapevamo che c'era sempre un domani
magari migliore.

Ora invece ci sono dei tristi natali
che riempiono il nulla
e rompono i coglioni
già due mesi prima.






lunedì 19 novembre 2018

683 - RIVOLUZIONI & ABBONAMENTI

Eravamo nelle piazze e nelle strade
dovevamo cambiare il mondo,
siamo finiti davanti alle televisioni
dove non cambiavamo nemmeno il canale,
guardoni passivi.

Ora siamo risorti nel web
ma gli anni di rincoglionimento televisivo
si notano tutti,
ormai fanno parte del DNA.

Le rivoluzioni oggi
non si dirigono
verso i palazzi del potere statale
o economico,
ma vanno nei centri commerciali
a saccheggiare preferibilmente
i gadget elettronici di tendenza.

Si rinforza così il sistema
che ci opprime
e sopprime.

Ma se pagheremo l'abbonamento
lo potremo dire che ci opprime
o se qualcun altro lo scriverà
metteremo il grrrrrr
sentendoci tanto liberi
e tanto riconoscenti
per tutta questa libertà
concessaci dai padroni
e vorremo
in fondo, in fondo essere
come loro.




sabato 17 novembre 2018

682 - LA CULTURA CHE PIACE

La cultura che piace puzza
da cadaveri putrefatti e da immondizia
ma è bella da vedere
da mettere come centrotavola
sopra al merletto fatto a mano dalla bisnonna
oggetti piacevoli per innocui trastulli
pagine culturali che ripetono il risaputo
e hanno paura del diverso
per gente di tendenza
scorregge viventi che si fingono sapienti
con l'accessorio giusto nel momento giusto
perciò anche i migliori pensieri
usati come accessori
puzzano da cadaveri e immondizia
squallore
vuoto;
ma l'importante è apparire
se non si esiste.

Immortalarsi
riguardarsi
ammirarsi
masturbarsi con se stessi
perfette icone del conformismo.

Un giorno
riguardando questi anni
vedremo solo un canale televisivo
del cazzo
fatto di repliche
e di replicanti
che al massimo saranno
scadenti e noiose imitazioni
di ciò che fu.

Il presente
eravamo noi.


domenica 21 ottobre 2018

681 - PEDALANDO, CERCANDO UN SENSO ALLA VITA

Mi piace andare in bicicletta lungo strade desolate, all'alba o al tramonto.
Mentre cambia il giorno in notte o viceversa e non c'è nessuno all'orizzonte.
Ci sono solo la mia vita temporanea e l'universo eterno.
Capisco con estrema chiarezza quello che sono. Sono un qualcosa di indefinito, che anima un essere vivente vagante senza senso, in una infinitesima parte di una smisurata immensità.
Il peggior difetto che ho è che non accetto la morte, mi sono sempre chiesto fin da bambino dove finiva quello che c'era nel cadavere del mio gatto morto schiacciato da un'auto, mi sembrava un'altra cosa quel cadavere rigido, più pesante, diverso, senza il mio gatto dentro.
Poi successe anche con le persone.
Non credo in niente, ma credo che quelle vite svanite siano dentro di noi, restiamo in ciò che abbiamo dato agli altri. 
Nelle parole, nei gesti, nei momenti che sono rimasti impressi nella memoria di chi ci ha conosciuto. Poi scompare anche tutto questo, insieme alla vita di quelle persone che erano rimaste o di quelle successive, alle quali era arrivato qualcosa di noi.
Siamo parole scritte sul bagnasciuga dell'oceano spaziotempo.
Parole che si scrivono solo con gesti di altruismo.
Chi vive pensando solo a se stesso, egoista, chiuso, sarà dimenticato come uno stronzo malcagato, in una vita sprecata, sulla quale tirare lo sciacquone e dimenticare così al più presto la sua inutile o, peggio, dannosa esistenza. 
Mentre chi continua oltre la sua esistenza, a vivere in quanto di buono ha dato, la sua sarà stata una vita degna di essere vissuta.
Perciò voliamo sempre più in alto possibile con il pensiero.
Più in alto di ogni barriera, confine, razza, religione, possesso.
Giriamo a piedi o in bicicletta senza sporcare, senza far rumore, in armonia con l'universo tutto. Essendo rivoluzionari spietatamente gentili con i bisognosi di qualcosa, da lasciare dentro loro. Trasformiamo i nostri momenti vissuti in multicolorati coriandoli, evanescenti, di eternità.
Ricordandoci sempre di vivere senza farci troppi pensieri. Guardando con occhi sempre capaci di stupirsi ciò che ci circonda, senza farsi assorbire dalle sabbie mobili delle abitudini.
Però io, adesso che ho scritto questo, sento un fortissimo impulso di cancellarlo che fatico a trattenere; vorrei almeno sporcarlo con parolacce o battuttacce che lo rovinino. Non mi piace rileggermi e sembrarmi un defecatore di sentenze, che crede di aver capito tutto dell'esistenza umana, salendo su un piedistallo per spiegare come vivere a gente che nemmeno conosce. 
Preferisco, come dicevo, percorrere luoghi solitari immerso nel silenzio e osservare.
Stasera ho visto un cavallo bianco libero, è scappato dal recinto ma dopo pochi metri si è messo a mangiare l'erba dell'argine del  fiume, tornando non c'era più, lo avranno ripreso; un'altra sera è successa la stessa identica cosa, ma era un cervo scappato da un allevamento lì vicino, anche lui si è fermato a mangiare, anche lui lo hanno ripreso subito e non c'era più al ritorno.
Pensando a loro che sono tornati prigionieri lascio ciò che ho scritto, mi sembra di aver scritto un giro fuori dalle convenzioni del mangia e caga, del solo vivere concreto senza elucubrazioni mentali.
Anche a essere troppo concreti ci si frega, si finisce chiusi nei recinti.


Foto di Andreas Finottis



venerdì 12 ottobre 2018

680 - Il poeta Tex Willer

La poesia è utile
ai malati di mente e ai falliti
per credersi qualcuno.

La poesia è utile
ai fanatici ambiziosi
per sentirsi importanti.

La poesia è utile
ai saputelli
per sbolognare i loro insulsi predicozzi.

La poesia è utile
agli scrittori che non sanno scrivere
per spacciarsi come scrittori.

La poesia è utile
per scrivere defecate informi di parole
e dire che è arte.

Io invece vorrei che la poesia fosse utile
a vivere
e che uno con la poesia possa comprarsi il pane,
la mortadella
e un litro di chinotto nella bottiglia di plastica
al discount;
quella sarebbe la vera poesia della poesia
per me,
per te
e per Tex,
anche se lui preferirebbe
una bistecca alta tre dita,
una montagna di patatine fritte
e un boccale di birra.

Comunque Tex è più poetico
del 90% dei poeti in circolazione.


venerdì 21 settembre 2018

679 - PROTAGONISTI

Più si vuol essere protagonisti
e più si nausea.
Il vero fascino è altrove:
tra l'erba selvatica
e il muschio sul retro delle case,
nei vicoli abbandonati
e dimenticati,
dentro i dischi in vinile
degli artisti che non conosci,
nei film
e nelle letture casuali,
nelle persone
che non aspetti.

mercoledì 12 settembre 2018

678 - La grande presa per il culo

È tutta una presa per il culo questo mondo che ci circonda, di servi che ci credono e sono i difensori del sistema.
Sono andato in un'oreficeria che ha 5 commesse indaffarate ed era già al mattino piena di gente ad acquistare come se fosse il panettiere, una cosa che se non l'avessi vista stenterei a crederci.
Anelli simili al mio come caratteristiche li vendono da 480 euro in sù, ma non solo lì, anche sul web. Ho parlato con il titolare con la faccia da maiale e il mio non lo vuole, al massimo mi dà 100 euro di peso dell'oro. Ho un anello di mia nonna con un diamante taglio brillante purissimo, montato su un anello in oro 18 carati peso totale 4,91 grammi, bellissimo, sembra fatto ieri e ha quasi un secolo, ma a 170 euro in vendita su ebay è ancora lì.
La gente ne compra di peggiori al triplo o al quadruplo di quello che chiedo, ne ho visti oltre i 900 euro. Perché?
Perché hanno marchi pubblicizzati sulle riviste o dai fashion blogger, marchi anche ridicoli, ma essendo pubblicizzati ed avendo quella gioielleria l'esclusiva per la zona di molti marchi sembrava di stare al supermarket nell'ora di punta.
Perciò con un marchio giusto tramite la pubblicità puoi vendere una merda come se fosse più preziosa dell'oro. Ho visto tempo fa un marchio noto che faceva i suoi giacconi in Cina ed erano uguali a quelli da 40 euro che trovi sulle bancarelle, ma li vendevano a quasi mille euro.
La gente in maggioranza segue i marchi, vende anche il culo per comprarsi le cose pubblicizzate e se gli metti sotto il naso qualcosa di meglio la schifa se non è pubblicizzata.
Poi dicono che questa è la libertà.
C'è solo la libertà di essere degli schiavi idioti e consenzienti, in un festival perenne dell'imbecilità.
Magari arriverà il saputello con la barbetta a dirmi che sono libero di fare quello che voglio, così come sono liberi loro di comprare ciò che vogliono con i propri soldi.
Gli risponderò; Stocazzo!
Perché questa presunta libera democrazia è in realtà una dittatura della maggioranza più manovrabile da chi detiene il potere, essendo maggioranza chi non è d'accordo deve subire le regole imposte da loro. Comprese quelle di mercato, poiché se tutti fossero consumatori consapevli non ci sarebbe il disastro che ho descritto.





677 - RAGIONERIA E RIVOLUZIONE

Lucio Battisti e i libri di ragioneria,
ricordo
infiniti bar, autobus e discorsi rivoluzionari
con i culi fasciati dai jeans della marca giusta.

Vento e nebbia,
tanto comunismo declamato
ma chi era senza
dischi/libri/film/jeans/look
imposti dalle tendenze
lo vedevo con pochi amici
anche allora.

Quando i poveri
non faranno più schifo ai rivoluzionari
sarà una rivoluzione.


venerdì 24 agosto 2018

676 - CREDERE E OBBEDIRE

Obbedite agli ordini
che vi fanno immaginare
di essere un dio
di piccoli spicchi
della spocchia
degli specchi.

Siete i pizzichi del nulla
che svegliano
dai migliori sogni,
che concretizzano
i peggiori incubi.

Oggi vi credete
belli e vincenti,
domani sarete
svaniti e dimenticati
pezzi di sterco secco
persi nello spaziotempo.

675 - FOGLIE E QUERCE

Se muoio mettetemi su un albero
come pasto per gli uccelli.
O buttatemi in mare
per sfamare gli squali.
O fate una buca, buttatemi dentro,
ricoprite il tutto e sborrateci sopra.
Magari piantateci una quercia,
che diventa gigantesca, dura secoli
e spacca tutto con le sue radici.
Vorrei essere stato una quercia.

Invece sono stato una foglia,
sbattacchiata dal vento.

giovedì 23 agosto 2018

674 - CREDERE

Sono un credente,
credo
nel sedersi sugli scalini delle chiese a ubriacarsi
nella musica ad alto volume
nelle seghe con le riviste porno
nel nudismo nelle spiagge libere
nelle coppie aperte
nell'espandere la mente
nella libertà di essere come si è
nel rispetto reciproco.

Non credo invece in nessun dio
guru, santone o lama sputacchiante.

Qualcosa di superiore c'è
in me
e anche in te,
se non sei stronzo marcio.

martedì 21 agosto 2018

673 - LA POVERTÀ AMMAZZA I POETI

Sono mesi che non scrivo
una poesia
delle volte mi dico di scriverne una
poi mi chiedo perché dovrei scriverla
ho altre cose più importanti da pensare
come le bollette della luce o dell'acqua da pagare
e la poesia non le paga
non paga niente la poesia
ti dà qualcosa di nascosto
talmente nascosto che nemmeno sai se c'è
perciò finisce che lasci perdere
diventi una persona normale
ammazzando quello che sei
perdendo
perdendoti
e la tua vita è solamente
fatta di scadenze.


mercoledì 8 agosto 2018

672 - DILLO CON GLI HASTAG

Con i vaccini o pro o contro
#aveterottoilcazzo.

Con l'invasione degli immigrati o pro o contro
#aveterottoilcazzo.

Con gli animali sono meglio della gente
#aveterottoilcazzo.

Con i selfie da aspiranti vip
#aveterottoilcazzo & #machivicaga.

Con i pipponi contro qualcuno che nessuno sa chi è
#aveterottoilcazzo & #machivicaga & #andateveloapigliareinculo.

Con la cultura del risaputo dei soliti noti
#maallorasietetuttafuffaenoncapiteunasega e comunque #aveterottoilcazzo.



giovedì 26 luglio 2018

671 - COME DIVENTARE INVISIBILI

Sono l'uomo invisibile,
ci vuole poco per fare questa magia
basta perdere il lavoro,
basta avere le rughe e i capelli bianchi,
basta non assomigliare a nessuna pubblicità,
basta non fare come fanno gli altri,
basta seguire solo te stesso.

E sparisci,
sei il nulla.

Solamente
tra le crepe di questo muro
che ci circonda
potresti trovare qualche filo d'erba
che cresce imperterrito
e ti vede
perché sei un suo simile.




giovedì 28 giugno 2018

670 - Johnny Cash, o la vita o la morte.

Che voce aveva Johnny Cash prima di morire!.
Ogni parola sembra scolpita dall'essenza dell'esistenza.
Profonda come l'universo e il mistero che ci circonda.
Dolente come ogni pezzo vissuto che sfugge, fatto sparire dal tempo inesorabile.
Con la malinconia di quando si guarda la propria mano vuota, che stringeva la persona amata, e del viale del tramonto, con i tuoi figli che si allontanano all'orizzonte.
Con la forza sovrumana che ti fa andare avanti, comunque.
Perché è la tua vita.



martedì 26 giugno 2018

669 - INVENDUTAMENTE

Se volete comprarmi
sono in vendita
ho anch'io il mio cartello
VENDESI:
ditemi cosa volete:
il mio cervello
la mia lingua
le mie mani
il mio ano
o i miei organi genitali?

Scegliete
è tutto sul mercato,
fate un'offerta
e sarà vostro
potete avermi
per pochi soldi.

Devo lavorare.

Ho un cervello funzionante ma confuso,
ho un corpo
con oltre mezzo secolo d'invecchiamento,
ho un carattere pessimo
ma mi sforzo di essere gentile con tutti
anche se prenderei molti a calci e pugni.
Però non obbedisco agli ordini
faccio quello che voglio,
perciò non mi vuole nessuno.

Sono un modello difettoso.
Ai colloqui di lavoro
so in partenza che non mi prendono.
Cercano vere facce da culo,
mentre la mia vedono che finge
momentaneamente di essere da culo.
Neanche in svendita vado via
rimango sullo scaffale
invenduto.

Scrivo poesie,
invendute pure loro.

Non ho speranze.

SHEPHARD FAIREY street art

lunedì 18 giugno 2018

668 - LA PIAGA DEL SEGAIOLISMO

Una vita può essere bella o brutta, intensa o monotona, ad attimi e sprazzi è tutto o è niente, è tremenda o è gioiosa. Magari hai le carte giuste da giocare che ti passano per le mani, poi spariscono, poi ritornano o non capitano più. Cogli i momenti al volo o ti volano via, ma in ogni caso il tuo sarà un rapporto con gli altri, col tuo prossimo; con cui ti confronti, vivi in sintonia, cresci, guardandolo negli occhi capisci come comportarti. In quello stare in equilibrio mentre ti rapporti con gli altri si sviluppa la tua personalità, la tua esperienza, il tuo saper comportarti, scorre la tua esistenza, conosci e magari ti innamori, stai bene o puoi venirne deluso, finisce, stai male, ti lecchi le ferite e riparti fiducioso in nuove avventure, che formano il tuo percorso di vita.
Tutto ciò però sparisce se sei affetto da segaiolismo.
Vivi chiuso in te stesso, rimbambito dai tuoi sogni, dai desideri che guardano a un ideale erotico sfuggente e irraggiungibile, e si deforma la mente che applica il medesimo sistema in ogni altro campo, immergendoti in un immaginario universo dove ogni fantasia è possibile e realizzabile, così mentre il tuo cervello sta realizzandolo come vero, il tuo corpo si sfoga con l'amica manovella in una realtà falsata, perciò, sempre più amareggiato e deluso nel tuo subconscio dalla realtà, ti ritrai ancor più nell'universo fantastico che ti sei creato, dentro un trip permanente, sembrerai sotto effetto LSD perennemente; invece è il pippaiolismo che ti ha ridotto così, spappolandoti la mente.
La massima musa ispiratrice della gioventù pipparola del mio periodo è stata Debbie Harry, cantante dei Blondie. Nel 1979, furba come una volpe, in un periodo tra punk e disco esce con Heart Of Glass, che è un brano da discoteca, ma avendo il suo gruppo una nomea punk veniva considerato pure un pezzo punk, anche se lo sentiva pure un sordo che non era punk. Ma lei era troppo figa e giusta in quel periodo, inoltre la canzone era il massimo per spippettarsi al meglio, perciò il pipparolo doc del periodo non poteva chiedere di più dalla vita e ne decretò il successo.
Io preferivo Rifle Range dei Blondie e come icona punk mi pareva più devastantemente punk Wendy O Williams, ma proprio per questo suo estremismo comportamentale e musicale era troppo selvaggia e improponibile per i grossi media, mentre Debbie era più accettabile.
Debbie aveva posato per Playboy mentre Wendy aveva lanciato palline da golf con la vagina in un film porno. La Harry cantava negli show in tv, la Williams è stata arrestata e picchiata dalla polizia per comportamenti ritenuti osceni durante un suo concerto.
Il pipparolista medio preferisce donne rassicuranti, infatti i Blondie di Debbie sono schizzati in testa alle classifiche mondiali; mentre i Plasmatics di Wendy non hanno mai avuto molto successo commerciale.
Dopo decenni da quel periodo ho letto articoli di giornalisti delusi per essere andati a intervistare Debbie e averla trovata diversa, a loro dire deludeva perché dimostrava molti più anni della loro musa ispiratrice, ed ecco dimostrata la mia teoria: il pippaiolismo spappola il cervello. Perché obbiettivamente è un ragionamento da dementi aspettarsi che una sia uguale a venti, trenta o quarant'anni prima e rimanere perciò delusi se non è più quella.
Ma le menti forgiate a suon di seghe non ragionano bene.




martedì 8 maggio 2018

667 - POETANDO

Moriremo,
disse il soldato.
Morì Remo,
disse Romolo.
Mò riremo,
disse il vogatore
Morire mò,
disse il suicida.
Mori Remo,
disse, quando gli chiesero le generalità,
Remo Mori.

Intanto le cince si appoggiano sulle frasche
anche a Frascati.

Ma che è una poesia questa?
No,
è una scemenza verticale
per intrattenere
ed è un pensiero orizzontale
che vale meno dello sterco
del maiale.

666 - SENZA DOMANI

Il mio futuro ha chiuso
per cessata attività.

Sento che sto morendo.

Compro vecchie cartoline
con dentro pezzi di me
e mi spedisco nel passato
che vorrei.


Street art: Dan Ferrer: past-present-future

mercoledì 2 maggio 2018

665 - TESORI NASCOSTI

Ho notato girando che ogni tanto c'è gente adulta che si caga addosso e fa l'indifferente. Sono già un paio di volte che sento puzza da merda che proviene da qualcuno, tipo quando i bambini si cagano addosso ed è ora di cambiare il pannolino, ma costui perché è adulto e vestito bene fa finta di niente, crede che non noti nessuno il fatto. Un giorno era uno sui sessant'anni col vestito completo, sembrava un benestante dall'aspetto, mi dava l'idea che fosse un commercialista, era al supermercato e lasciava la scia di puzza da merda, faceva finta di niente e guardava gli altri dall'alto in basso.. Un altra volta era una donna sui 45/50 anni, pure lei vestita abbastanza elegantemente con un aria sostenuta e con la scia di merda che proveniva da lei, passeggiava indifferente guardando le vetrine con uno che presumo fosse il marito. Probabilmente avrà anche chiesto al marito se aveva scorreggiato, per sviare i sospetti, mi pareva una tipa losca, capace di farlo.
Sono d'accordo che potrebbe capitare a chiunque, anche al vostro attore di Hollywood preferito, non criminalizzo chi si caga addosso, ma, dico io, almeno va in un bagno a darti una ripulita, non girarci col malloppo tra le chiappe credendo che nessuno sospetti di te, perché sei elegante e benestante.
Però bisogna anche stare attenti di non dare colpe a casaccio, io alle elementari ero in classe con un ripetente che quando si sentiva puzza da scorreggia faceva il giro dietro le sedie di tutti, ad annusare i culi finché non scopriva chi è stato; così probabilmente mi ha insegnato che bisogna essere precisi nell'indicare il colpevole, senza accusare a casaccio, era a suo modo un investigatore il mio compagno di classe.
Perciò una volta che mi è capitato un altro caso come i precedenti, ero anche in quel caso al supermarket, sentivo una puzza da merda tremenda. Ho guardato, sollevando alternativamente i piedi, se avevo schiacciato una merda di cane con la suola delle scarpe, ma non c'era niente, poi ho notato annusando che proveniva da una coppia vicina a me, e ho notato anche che si sentiva solo quando lui apriva la bocca, quindi non era un culo fuori controllo ma l'alito di lui che era da merdaiolo. Si stava comprando una enorme quantità di scatolette di tonno, faceva presumere che si cibasse quasi esclusivamente di roba in scatola, probabilmente era quella la spiegazione dell'alitosi merdosa, Mi sono allontanato a gran velocità, non prendendo niente da quello scaffale, ho rimandato a un'altra occasione, senza la presenza di quel letamaio.
Ero seccato del contrattempo ma al contempo ero soddisfatto di non aver accusato un culo a vanvera, di non essere caduto nel tranello, e di aver risolto brillantemente il caso scoprendo l''orifizio colpevole, di ciò devo ringraziare il mio vecchio compagno di classe. Tra l'altro lui fu protagonista anni dopo, da adolescente, di un fatto strano. Aveva altri cinque fratelli e suo padre abbandonò loro e la madre per andare a stare con la sua amante, essendo l'unica fonte di reddito della famiglia si trovarono in stato d povertà assoluta, lui poco più che bambino fu costretto ad andare a lavorare come aiutante muratore. Si mise a bere alcolici, diventò un alcolizzato, una volta uscì da un locale e fece una vomitata enorme davanti all'ingresso, così gran parte di quelli che uscivano o entravano vendendo la vomitata vomitavano pure loro, un delirio. Mentre a lui nel frattempo era passato il malessere così andò a bere qualche grappa nel bar dall'altro lato della strada, perché quello lì gli faceva schifo, con la gente che ci vomitava davanti.
Lo davano per perso nell'alcolismo.
Un giorno incontrò una ragazza bruttissima, che non si filava nessuno, e alcolizzata, lei si innamorò di lui e lui di lei, si misero insieme, grazie alle endorfine dell'amore smisero di bere e andarono a convivere; però lei era figlia unica di un industriale, piena di soldi, così lui lo misero nella fabbrica del padre, dopo alcuni anni suo suocero andò in pensione e gli lasciò l'attività, diventò lui il proprietario, da poverissimo a ricchissimo nel giro di pochi anni, grazie a una brutta e ubriacona. Poi dicono che non esistono le favole, invece basta crederci e riuscire ad andare oltre l'apparenza, per trovare i tesori nascosti.
Ma se senti puzza meglio girarci al largo, ti indica che l'apparenza spesso inganna, lì non trovi meravigliosi tesori bensì tremende sgommate nelle mutande.

Immagine di BrooklynStreetArt 

martedì 24 aprile 2018

664 - UNA STORIA D'AMORE

C'era un'operaia venticinquenne orfana che non aveva un fidanzato e vedeva che tutte le sue amiche erano fidanzate, si sposavano, avevano figli. Era tristissima, piangeva in continuazione quando la sera del sabato era sola.
Poi un giorno sentì suonare al cancello di casa, un uomo e la guardava che pareva interessato a lei, le attaccò discorso. Non era certamente un bell'uomo, aveva il doppio dei suoi anni, basso, stempiatissimo e con i baffi. Ma era interessato a lei, non gli dava fastidio se lei era una ventenne sovrappeso e non bella, riusciva a vedere la bellezza che c'è dentro di lei, disse, e che era un rappresentante di aspirapolvere, single, che cercava una storia seria.
Lei si innamorò di lui, lui le vendette l'aspirapolvere con un comodo pagamento rateale di favore.
Si trovavano e facevano l'amore spesso,
Rimase incinta, lui sorrise quando gli diede la notizia, era contento le disse, avrebbero vissuto sempre insieme.
Dopo alcuni mesi quando lei uscì dal turno nella fabbrica trovò lui ad aspettarla, lì nel parcheggio della fabbrica, con la faccia seria, abbassò il finestrino e le disse che non ne poteva più del loro rapporto basato sulla falsità, che lui aveva già una famiglia con moglie e due figli, che era stato costretto a mentirle per essere accettato, perché lei le piaceva troppo ma che non poteva continuare così, le disse mi dispiace e addio. Partì sgommando sul ghiaino del parcheggio.
Lei si sentì male e svenne, cadendo con la faccia sul ghiaino, piantandosi i sassi nella pelle del viso.
Alcune colleghe la trovarono svenuta e piena di sangue, chiamarono l'ambulanza che la portò in ospedale.
Si tenne il figlio, e pensò che in fondo stava meglio adesso di prima, quando passava il sabato sera piangendo.
Però da allora quando suonava al cancello di casa qualche rappresentante d'aspirapolvere lo allontanava, immediatamente, a sassate.


domenica 1 aprile 2018

663 - IL POETA E IL CALCIATORE

Tra un grande poeta romantico e un bravo calciatore arrogante nessuno sceglierà il poeta.
Tranne quella ragazza triste, sovrappeso e brufolosa, che non ha spasimanti e passa le serate a leggere i libri del grande poeta.
Un giorno lei si farà coraggio, si presenterà al poeta con in mano un fiore giallo di campo, colto per lui, e glielo porgerà guardandolo con occhi gonfi d'amore.
Così il grande poeta romantico le risponderà: "Che me ne faccio di un fiore giallo di campo? Sei scema? Che cazzo vuoi da me cicciona brufolosa? A me piacciono le orchidee e le fotomodelle!"


662 - I PERDENTI

Sono sfigatissimo nella vita, ma porto un fortuna incredibile agli altri, un po' come una merda di cane pestata, col vantaggio che so meno puzza.
Non sono mai stato  fidanzato o sposato, però quelle che sono venute con me, anche solo per qualche giorno, dopo tutti dicevano che sembravano più belle e attraenti, me lo dicevano gli altri, non che me lo inventassi io o fosse una mia impressione. Anche per gli esami, ogni volta che qualcuna mi telefonava e aveva degli esami per cui non si sentiva preparata li passava, con voti che nemmeno si aspettava. Persino se con qualcuna ci si frequenta e ha male da qualche parte, le metto una mano dove ha il dolore e di solito poco dopo passa.
Solo che essendo profondamente non credente in niente non credo nemmeno a tutto ciò, penso che siano stronzate, impressioni, se fossi credente crederei in me stesso, farei il santo o qualche mestiere simile. Invece faccio il poeta nonché scrittore sul web, un lavoro più duro di quel che sembra, non remunerato, disprezzato e deriso dai più, considerato l'ultima spiaggia per un fallito che non vuole ammettere di essere un fallito, il disperato tentativo di camuffarsi del tipico scemo del villaggio.
Ma a me piace essere un fallito e stimo da sempre i falliti, perché almeno hanno provato a fare qualcosa o sono stati espulsi da un consesso tradizionale perché erano la voce dissonante, quindi stima doppia.
La prima volta che mi hanno bocciato a scuola ho sputato sul vetro della bacheca dove erano esposti i risultati, immediatamente dopo, mentre mi allontanavo, sono arrivate un paio di ragazzette tutte perbene e sentivo si lamentavano che qualcuno avesse sputato sul vetro, "Che schifo!" si dicevano; erano state promosse loro, andava tutto bene e liscio a loro. A me invece nei mesi precedenti mi era morto mio padre, stava morendo di un male incurabile mia mamma, mi volevano portare in orfanotrofio i parenti del cazzo se moriva, mi davano una montagna di farmaci perché non riuscivo a dormire e ci bevevo alcolici sopra,. Persino in quel cesso di scuola mi avevano messo dei cinque in materie in cui mi avevano detto che mi mettevano il sei, una volta quella di matematica aveva scambiato per mio il compito in classe di un'altra e quando le hanno detto che era di quella il compito ha cancellato il 5 e mezzo che aveva messo e ha messo tra il sei e il sette, perché lei era quella bravina da primo banco mentre io ero quello sempre distratto e vestito strano, meritavo un voto in meno, meritavo di essere bocciato anche se facevano passare gente a cui spiegavo io molte cose. Ma io ero antipatico a quel sistema nonché a tutti i sistemi possibili e immaginabili, ero la sabbia negli organi genitali che rovina la splendida perfetta giornata in spiaggia, dovevo essere messo a posto, dovevano farmi ripetere l'anno per insegnarmi come ci si comporta, credendo di essere capaci di giudicare una persona che nemmeno conoscevano minimamente, si sentivano il potere di giudicare in quanto insegnanti, insegnanti che non avevano capito un cazzo della vita, che volevano solo gente che stesse dentro i paletti da loro posti, che ripetesse a pappagallo quanto dicevano, senza nessuna personalità, senza nessun guizzo imprevisto, senza nessun pensiero proprio.
Quando penso a quel periodo le persone più interessanti e notevoli che ricordo con maggior piacere sono i dissonanti, gli espulsi, i bocciati.  Perché erano come volevano loro e non come volevano gli altri.
Mentre mi allontanavo da quella bacheca sputacchiata mi resi conto che in quel preciso momento mi allontanavo dalla scuola e dalla vita regolare, ho capito tutto, il senso della vita e dell'universo, il perché del passerotto che dalla grondaia arrugginita mi guardava e il perché del sole estivo che mi batteva sulla pelle, ho capito il senso globale e il mio posto nell'esistente, ma per capirlo bisogna essere bocciati e sputare sulle bacheche con i risultati.
Poi probabilmente si diventa dei falliti nella vita, ma dei falliti santi di se stessi, santi a cui non credere, da disprezzare, da  emarginare finché non saranno loro a disprezzare ed emarginare tutti, a prescindere, quelli che vedono inseriti nella società che li ha esclusi e maltrattati.
A ogni mano tesa sputeranno sopra e si allontaneranno in compagnia dei propri fantasmi, rimasti ormai gli unici compagni che li aiutano a navigare attraverso le proprie solitudini.




lunedì 19 febbraio 2018

661 - UN MANIFESTANTE A DISAGIO

Non vado mai alle manifestazioni, sono abbastanza orso solitario e mi trovo male nei raggruppamenti, ma è anche perché abito in un paesino isolato tra i campi di mais e frumento della pianura padana, in pratica dovrei manifestare da solo o convincere a manifestare con me il mostro del fiume con qualche extraterrestre, visto che prediligono queste zone e sono avvistati più che altrove.
Solo una volta ai tempi delle superiori partecipai a un corteo, di studenti e lavoratori uniti.
Essendo quando sono tra la gente caratterialmente una specie dell'amico di Fantozzi, il ragionier Filini, passo dalla timidezza al protagonismo totale,  per cui voglio organizzare e decidere io cosa fare. Quel giorno appena arrivato ero in modalità protagonista, vedendo che si stavano organizzando sono andato io a dire di fare questo o quello, anche a gente che aveva il triplo dei miei anni, mi guardavano strano ma vendendomi deciso e sicuro di me avranno pensato che la sapessi lunga. Invece era la prima manifestazione che organizzavo, non ne sapevo un cazzo ma mi ero autoproclamato organizzatore.
A quelli con lo striscione che mi piaceva di più dissi di mettersi davanti, ad aprire il corteo, poi, discutendo con gli altri a capo degli studenti e dei lavoratori, finirono per posizionarsi tutti come dicevo io, e non avevo neanche torto, perché tenendo più distanza tra i vari partecipanti, poi facendo dei vuoti nel corteo seguiti da uno striscione, con dietro altra gente, sembravamo il doppio di quelli che eravamo. C'era allora nei cortei anche una specie di servizio d'ordine, quelli più grandi e grossi si mettevano in modo da tenere sotto controllo la situazione, sia per "calmare" i facinorosi che per eventuali scontri con le forze dell'ordine; volevano metterli che precedessero il corteo facendo spazio affinché passassimo, io invece consigliai di mettere una parte del servizio d'ordine subito dietro lo striscione che apriva il corteo, così potevano passare più inosservati, lo striscione si vedeva meglio e avevamo un aspetto più pacifico; ma allo stesso tempo se succedevano dei problemi quelli del servizio d'ordine erano lì davanti a tutti, pronti.
Intervenne una ragazza femminista, disse che davanti ci dovevano stare anche delle donne, le diedi ragione, cosi si misero a reggere il primo striscione anche delle donne.
In quel momento che si era prossimi a partire sentii che mi calava l'adrenalina, stavo tornando il ragazzino timido e riservato. Cercai di andare verso le posizioni più arretrate, ma sentii il braccio sinistro bloccato in una morsa. Era un enorme operaio: "Dove vai? Mettiti qui davanti con noi!".
Mi diede in mano lo striscione che apriva il corteo, e si mise accanto a me. Mi credeva un rappresentante degli studenti e, credendo di farmi un piacere, voleva che fossi lì, in prima fila.
Partì il corteo.
Si doveva percorrere una strada stretta e lunga tra palazzi vecchi, nel centro storico.
Davanti c'erano diversi fotografi che facevano continuamente foto col flash, la celere ci precedeva guardandoci con sguardo minaccioso.
Mi sentivo fuori posto a urlare gli slogan, non mi veniva, poi il fatto che mi fotografassero continuamente a pochi metri mi faceva salire una notevole ansia, non ne potevo più di stare lì.
Dissi all'operaione a mio fianco che mi scappava da urinare, mi allontanavo e poi tornavo, mi fece un cenno di assenso.
Mi defilai e mi allontanai per uno strettissimo vicolo laterale.
Raggiunsi dopo poco un bar con sala da biliardo dove c'erano dei tipi che conoscevo, così passai il resto del tempo a giocare a biliardo e a flipper, ascoltando la musica dal jukebox, leggendo il giornale e sgranocchiando patatine fritte.
Stavo benissimo lì, era il mio ambiente naturale; mentre prima al corteo mi sentivo fuori posto, ero il classico pesce fuor d'acqua.
C'era una canzone sul jukebox che mi pareva adatta per me in quel momento, era "Nel ghetto" di Alberto Radius, aveva parole che sentivo mie, mi fulminavano:
"Manca l'aria,
manca un grido,
manca un dio,
sulla strada solo io.

La miseria
dei cervelli del fair-play
mi vorrebbe come lei

Io non ho cultura ma non voglio stare male,
che si arrangi chi ha paura del caviale.

E bruciare tutto
non è sempre così brutto
come leggi il giorno dopo sul giornale

E no,
io non ci sto!
E no,
io non ci sto!
Lasciatemi nel ghetto ancora un po'…

Io non ho un partito,
non mi basta il sindacato,
un lavoro non me l'hanno mai trovato.

La riconversione non mi sembra una ragione
per confondere
lo schiavo col padrone

L'intellettuale
sfrutta come paravento
"la congiura dell'isolamento",
dice dal palazzo
cosa è male cosa è bene,
io da perdere ho soltanto le catene

E no,
io non ci sto!
E no,
io non ci sto!
Lasciatemi nel ghetto ancora un po' "
Era uno che non si accontenta di stare agli ordini del partito a fare una vita grama, vuole prendersi la sua parte; "...si arrangi chi ha paura del caviale..." mi risuonava nel cervello, era quella la differenza tra me e gli altri, loro contestavano e condividevo ciò, ero solidale con loro; ma poi avevano paura a stare bene, avevano quella falsa convinzione che il socialismo sia fare una vita povera. Invece è il contrario per me, è un benessere diffuso per tutti, senza sfruttamenti e sfruttatori di nessun tipo, ed è solo in Italia che ha preso piede quel misto di comunismo malinteso e cristianesimo francescano, che considerano il benessere una cosa riprovevole o un peccato. Supportati in questo dagli intellettuali da palazzo della finta sinistra, col culo caldo, facenti parte della classe dominante, che supportano questa versione che fa tenere più buona la gente sfruttata, nella miseria. Non è così, è il malessere che io non vorrei più vedere, vorrei che tutti fossero benestanti e avessero ciò che è necessario a fare una bella vita.
Mi sentii meglio, mi sentivo meno solo con le mie idee.
Andando a prendere le corriera per tornare nel mio paese però temevo di incontrare quelli della manifestazione e che mi rimproverassero o menassero perché ero andato via, così andai a prenderla dall'altra parte, a una fermata un paio di chilometri da quella principale.
Feci tutta quella strada in più a piedi, pur di evitare le probabili critiche e/o botte.
Non mi sentivo un traditore, avevo sbagliato solo a voler essere protagonista di qualcosa che non mi apparteneva. Pensavo che ero destinato ad altre forme di azione politica, come quella di divulgare nei bar le ragioni della manifestazione, infatti nella sala biliardo avevo spiegato le motivazioni a quelli che c'erano che non sapevano nemmeno per cosa si manifestasse, ed erano tutti d'accordo, avevo fatto il mio dovere. Poi avevo anche dato un  contributo organizzativo prima di partire, non sentivo sensi di colpa.
Il giorno dopo sul giornale c'erano le foto, ma quelle successive, non c'ero io in prima fila.
Un po' mi dispiacque, perché pensai che poteva darmi più visibilità per abbordare le ragazze di sinistra, e solo per quello sentii di aver perso un'occasione.



giovedì 11 gennaio 2018

660 - ALLE FOCI DEL TEMPO

Oggi sono andato in auto verso la punta del delta del fiume Po, dove le foci principali sfociano nel mare, ogni volta ci vado è una specie di viaggio nel tempo quello che faccio. Passo per Porto Tolle, davanti alla casa dove abitavo quando sono nato, sul retro della casa c'erano due anziani pensionati poverissimi che vivevano in una baracca senza luce, mio padre gli aveva tirato un filo dal nostro contatore, in modo che anche i vecchi potevano avere la luce, per accendere l'unica lampadina che avevano, sopra la tavola dove mangiavano. Ricordo poco di quella casa, ma in particolare che crescevano le fragole nel giardino, io mi coricavo per terra a giocare vedevo la strada che passava davanti e tutto il mondo attraverso queste piante di fragole. Ora rimane la casa ma le persone che mi ricorda sono tutte svanite.
Proseguendo e uscendo dal paese ci sono circa 20 chilometri di paesaggi molto all'americana, con grandi spazi coltivati, poche case lungo la strada e tre frazioni abitate prima di arrivare alla spiaggia.
Vedo case abbandonate anche di enormi dimensioni che una volta erano abitate, adesso hanno sulla recinzione dei cartelli vendesi, i quali non sembrano crederci neppure loro che saranno vendute.
Non è terra come le altre, si percepisce in sottofondo l'odore di salsedine del mare, gli spazi si dilatano, si cancellano i punti di riferimento dei nostri tempi  e il tempo diventa sospeso, senza un ieri e un domani, si fluttua con la mente come in una bolla spaziotemporale tra un mix di lontani ricordi e realtà presente.
Passo davanti a un distributore di benzina con il lavaggio auto, ha esposto un cartello con scritto "Qui si lavano le auto con l'acqua potabile", che sembra assurdo, ma non lo è, se pescassero con una pompa dal terreno l'acqua, invece di usare quella potabile, sarebbe salmastra e rovinerebbe le automobili.
Sembra di andare in montagna andando in spiaggia, perché c'è una ripida scalinata da fare a piedi, si arrampica sull'argine gigantesco che costeggia l'ultimo tratto di strada.
Dalla spiaggia si vede nel panorama una centrale termoelettrica, ora chiusa, che era stata accusata di aver fatto un elevato numero di morti nella zona, per i fumi inquinanti che uscivano dal colossale camino, nel quale, raccontavano degli operai che l'hanno costruita, c'è un operaio cementato dentro, dicevano che era caduto nel cemento mentre facevano il camino e, per non dover distruggere tutto con costi enormi, hanno lasciato il cadavere nel camino.
Non ho mai capito se è verità o leggenda.
Poi tornando e ripassando nella frazione più lunga e popolosa ogni volta faccio una capatina in un larghissimo viale a quattro corsie dove c'era un bar, che frequentavo un tempo, alla fine del viale vado giù per un vicolo intitolato a un mio zio morto, che quando gliela hanno dedicata quella via non lo sapeva nessuno. Mi successe che cadeva spesso col vento che entrava in garage una pila di giornali locali, li tenevo in garage da mettere per evitare le macchie d'olio che lasciava l'auto, ogni volta si apriva solo un giornale e sulla stessa pagina, così incuriosito dalla stranezza ho letto la pagina e c'era l'articolo su questo mio zio, a cui avevano proposto di intitolare la strada, per i meriti che aveva avuto nell'organizzare in cooperative i pescatori, che hanno  permesso loro così di essere meno sfruttati e di fare una vita più dignitosa, gestendosi loro anche l'attività di vendita del pescato. Lo avevo detto a mia mamma che lo dicesse alla zia vedova che si era trasferita da tempo a 150 chilometri di distanza, in un'altra provincia, ma era solo una proposta, non ci avevano dato peso. Dopo qualche settimana mi è caduta ancora alcune volte la pila di giornali e ho visto che si apriva sempre la stessa pagina, ho letto ed era ancora un articolo su questo mio zio, che avevano inaugurato la via dedicata a lui. Mi ha fatto impressione questa strana doppia coincidenza,.
Sua moglie non ne sapeva niente, è andata con le figlie a vedere la strada, ha fatto delle foto e mi ha ringraziato. Ora è morta anche lei.
Coincidenze improbabili stranissime. O fantasmi. Come quelli che mi affiorano ogni volta nella memoria quando passo su queste terre nuove portate dalle acque del fiume che sfociano in mare; terre che esistono da pochi secoli, ma sono pienamente intrise di eventi e vite di persone, il cui sangue è sfociato in me. Io sono il mare dei ricordi, sono la vita di quelle persone e la mia, sono la somma di tutto e di altro, distratto da miliardi di impulsi mediatici ma con dentro delle storie che si sono inserite nel mio DNA.




lunedì 1 gennaio 2018

659 - ANNI

ANNI

Ci hanno inculato il tempo.

Ieri avevo 26 anni, oggi ne ho quasi 56
mi mancano 30 anni di vita, svaniti in una notte
una notte con vaghi ricordi di schermi sempre accesi
schermi televisivi o di computer o di smartphone
notte da spettatore
caduto nel buco nero
che aspira i momenti non vissuti
la vita
lasciandomi ventiseienne e solo
chiuso dentro un corpo invecchiato
con una faccia/maschera spiegazzata
con la mente confusa
piena di immagini affastellate
e labili sensazioni.

Confusamente
sono pieno di persone dimenticate
con le quali ho vissuto momenti
che volano via
se non ci si tocca,
abbracciandoci per fermarci,
nudi per ricordarci.

Ma stiamo qui
credendoci un po' lì e un po' là
essendo guardoni
pensandoci protagonisti
invece pupazzi
con molte mani in culo
che ci muovono
come vogliono
così crediamo di volerlo
anche noi, adeguandoci
per sopravvivere in società.

Ci resta poco
da decidere, vivere, godere
mentre io voglio tutto
anche se non ho
una sega,
però l'ho scritto
e ora mi sembrerà di averlo
realizzato.

Possiamo incontrarci
e stringerci
l'uno all'altro
poi guardandoci negli occhi
ci parleremo
di calcio, serie tv, delle nuove tendenze
o se siete colti
mi elencherete tutti i libri
consigliati dai critici prezzolati
che avete comprato
e magari qualcuno letto,
pieni di esibizionismi
identici a quelli del tamarrone
che alza a palla lo stereo costoso
o mi mostra i cerchioni in lega nuovi
per sentirsi realizzato.

Insomma siamo fregati,
se non troviamo
quello che siamo
ma dopo decenni
di bombardamenti mediatici
siamo anche noi
parte di quello
che non volevamo mai essere.

Rifondiamoci
abbandonandoci
ripartendo
da zero.