Se apprezzate e volete offrirmi una birra o una pizza, vi ringrazio immensamente:

giovedì 29 maggio 2014

349 - Parole sparse

Mi piace
quando le parole scritte viaggiano,
arrivando in posti che non immaginavi
oltre il prevedibile
oltre la fantasia
dentro cervelli di persone
che non avresti mai conosciuto
si depositano,
vengono dimenticate
o alcuni le ricorderanno
o poi le perderanno
o magari quando ripercorreranno i ricordi
le ritroveranno
sotto un tappetto di foglie secche,
forse utili,
forse inutili,
ma sempre con dentro qualcosa
di colui che le ha scritte.


sabato 24 maggio 2014

348 - Igiene precaria

In quel periodo lavoravo con una ditta che consegnava e installava i registratori di cassa nei locali commerciali, dovevo passarci le giornate nei locali, vedendone molti mi sono accorto che in certi casi l'igiene lascia a desiderare.
C'era un bar frequentato perché faceva i toast molto buoni con dentro i carciofini, la proprietaria sempre indaffarata e sudaticcia, avrà avuto 50 anni con i capelli lunghi unticci e tinti neri, era sempre in canottiera ma aveva il vizio che si grattava spesso sotto le ascelle mentre preparava i toast, prendeva i carciofini sott'olio a mani nude, li metteva nei toast, poi un'altra grattata e via un nuovo toast; forse era quello il segreto del suo successo, le ascelle al carciofino e i toast all'ascella.
In una pizzeria c'era una sempre vestita con i lustrini e i capelli biondi ricci ,che teneva continuamente il cane in braccio, anche quando preparava le pizze le faceva tenendo il cane sottobraccio, ogni tanto qualcuno si lamentava che aveva trovato un pelo di cane nella pizza, ma lei di solito rispondeva che probabilmente ce l'aveva addosso lui e mentre mangiava era caduto sulla pizza, che il suo cane non perde il pelo, che lei era pulitissima quando faceva le pizze, ecc ecc.
Un'altra molto vecchia, avrà avuto ottant'anni e aveva un figlio invalido perciò per mantenerlo continuava a lavorare nonostante l'età da pensione in un chiosco, in cui vendeva bibite e dolciumi ai ragazzini, però aveva l'abitudine di pettinarsi con forza raschiando il cuoio capelluto, lo faceva anche mentre le parlavi e sempre stando al bancone, piegando la testa sopra un vassoio di bomboloni zuccherati che non aveva il coperchio, pertanto vedevi le scaglie gigantesche di forfora che cadevano come grossi fiocchi di neve sui bomboloni e non si vedevano più tra lo zucchero, poi entrava qualche ragazzino e se ne prendeva uno mangiandoselo con gusto, allo zucchero forforato.
In un altro bar sulla statale frequentato da vecchi alcolizzati e turisti di passaggio facevano la frittura mista, pesce fritto da accompagnare col vino bianco, ma lo lasciavano scoperto sul bancone per cui controluce vedevi che i vecchi clienti ubriachi e sdentati parlavano e urlavano tra loro sputacchiandoci alla grande sopra anche i pezzi di pesce che avevano impigliati tra i pochi denti, poi arrivava qualche coppia di turisti e vedevi la signora elegante un po' schifata dall'ambiente che con il fazzolettino di carta se ne prendeva delicatamente uno e se lo mangiava con aria snob.
Io evitavo, ma una volta è capitato anche a me un episodio inquietante, avevo una fame tremenda e sono entrato in un baraccio-pizzeria sozzissimo in  cui passavo spesso, c'erano dei pesciolini cotti a mollo in una terrina trasparente piena d'aceto, erano lì da mesi, forse da anni, avevano perso l'aspetto del pesce con i pezzi che iniziavano a staccarsi, aspettavo la pizza che tardava e allora in un impeto di fame mi sono fatto dare un pesce a mollo,  appena addentato mi si è versato in bocca una quantità enorme d'aceto marcio che aveva assorbito, mi ha fatto passare immediatamente la fame, la pizza l'ho mangiata a stento e dopo poco ho vomitato tutto e di più, per quasi una settimana ho avuto nausea e lo stomaco a pezzi.
Erano pesci putrefatti appartenenti a un'altra era geologica, da esporre al museo e non in un bar.



venerdì 23 maggio 2014

347 - NO

Non voglio riconoscimenti.

Non voglio medaglie.

Non m'importa
della vostra falsa riconoscenza.

Voglio solo specchiarmi
negli sguardi limpidi.


martedì 20 maggio 2014

346 - Stesso sguardo

A me piace
quando sei seduto su uno scalino,
una persona si siede accanto
e guardando insieme
verso la vita
si discorre di tutto,
cancellando lo spazio e il tempo,
diventando lo stesso sguardo.

lunedì 19 maggio 2014

345 - SIMPATIA

I simpatici mi sono sempre stati antipatici.
Odio gli animatori,
odio chi mi sorride senza motivo,
mi suonano di falso,
di fregata,
di faccia da culo.
Mi fanno desiderare
intensamente
di colpirli con una testata
che gli schianti il setto nasale.
In una pozza di sangue
il loro volto
sarebbe, finalmente, sincero.


venerdì 16 maggio 2014

344 - Ciao


Certi camionisti sulla statale nelle calde notti di fine estate sentivano un ronzio strano provenire da dietro ai tir, come un moscone rumoroso che non spariva, sporgevano il braccio sinistro dal camion e cercavano di orientare lo specchio retrovisore per vedere che succedeva.
Quando riuscivano a inquadrare la misteriosa fonte dello strano rumore rimanevano esterrefatti.
Non avevano mai visto una cosa simile neppure nei loro incubi peggiori:  Gesù Cristo Redentore Santissimo su un motorino Ciao elaborato con una testa di maiale sotto il fanale, lui con capelli e barba d'ordinanza era pieno di orecchini, braccialetti, collane, con un paio di occhiali da pazzo, una giacca in plastica trasparente gialla a stelle nere, una maglietta gigantesca a pois giganti rossi sul bianco come un infinita replica della bandiera giapponese, jeans a pezzi e sandali marroni da frate.
Sconvolti dalla visione alcuni mettevano la freccia e si fermavano a lato della strada, non riuscendo più a proseguire.
Gesù invece proseguiva velocissimo nella buia notte sulla statale.
Non era Gesù, era un giovanissimo pazzoide sballato barbuto capelluto fottuto che scorreva veloce nella notte e quella folle imitazione di Gesù ciclomotorizzata, modestia a parte, ero io. Quando tornavo dal mare e sentivo freddo mi mettevo a culo dei camion così mi tiravano la volata verso casa.
Ci trovavamo spesso in spiaggia con gli altri o in qualche locale sul mare, ma era tutta un'avventura, anche solo il viaggio.
Iniziò tutto l'estate del 1978, avevo 16 anni e venivo da due anni senza motorino, era ora di 125 centimetri cubici e di patentino, ma mia madre avendo avuto mio padre che l'estate precedente era morto in un incidente sbattendo la testa aveva paura e non voleva, "Al massimo ti prendo un ciclomotore che è più sicuro, con la moto o la vespa c'è pericolo, vanno troppo veloci" mi diceva.
In quei tempi ero pieno di psicofarmaci, non potevo neanche darle torto, spesso facevo fatica a stare in equilibrio camminando, poi bevevo superalcolici in aggiunta, ero obbiettivamente molto fuori di testa.
Ma ero stanco di girare a piedi o in bici col caldo estivo, gli altri li vedevo sfrecciare con i lunghi capelli al vento su vespe 125 o su moto bellissime dai colori sgargianti, mentre io con altri sfigati appiedati come me stazionavo seduto su una mura di recinzione accanto alla  strada principale, a guardare i fortunati motorizzati.
Poi capitò uno di noi una sera con un motorino giallo, era un Ciao Piaggio che gli aveva prestato sua zia, lo provammo tutti ed era velocissimo per essere un cinquantino, lo guardavamo ammirati.
Dal giorno dopo cominciammo a cercare di procurarci almeno un vecchio ciclomotore anche noi.
Io avevo un motorino Benelli di mio nonno ma non funzionava bene perché mio nonno e il postino entrambi bevuti in curva avevano fatto un frontale tra ciclomotori, da allora era tutto storto e andava peggio, provai a farlo andare ma era inutile. Mi decisi di accettare i soldi da mia mamma e andai a prendere un Ciao Piaggio, lo volevo nero ma non ce n'era nemmeno uno disponibile, blu neanche, ce ne era subito disponibile uno bianco, presi quello, era troppa la voglia di essere motorizzato.
Cominciai a girare e a elaborarlo, iniziai col dare la vernice bianca anche ai due fascioni grigi sui lati e lo feci Alitalia come fosse un aereo, con il simbolo e tutto, era una pop art tribale/ironica che andava in quel periodo, si demitizzavano i marchi più pubblicizzati usandoli esteticamente, come farebbe una tribù primitiva immune dalla pubblicità e refrattaria a usare il prodotto; si usavano adesivi di marchi famosi, c'erano anche collanine con in miniatura una lattina della cocacola o un pacchetto di marlboro.
Poi sul davanti, al posto del marchio, attaccai un adesivo di una testa di maiale.
Elaborai il carburatore cambiando gicleur, misi una candela speciale, marmitta elaborata per aumentare la velocità, puleggia piccolissima, sellone.
Così elaborato andava velocissimo, passavo tutti gli altri con lo stesso tipo di motorino, avevo il ciao più veloce del paese; raggiungeva i 90 lanciato se ero da solo e i 70 su in due.
Cominciammo a girare in gruppo come fossimo dei biker americani con i nostri motorini, facevamo anche degli spostamenti di 120/130 chilometri, ma avendo non tutti recuperato in qualche maniera un mezzo motorizzato giravamo su in due, a volte anche in tre.
Ma giravo soprattutto da solo, mi sentivo una specie di cavaliere solitario delle praterie d'asfalto.
Un giorno sulla statale mentre tornavo dal mare di pomeriggio in costume da bagno ho preso male una buca a tutta velocità, sono caduto, facendo diversi metri strisciando col culo sull'asfalto, così mi sono ritrovato con mezza chiappa cancellata.
Ora ero un cavaliere solitario con la chiappa abrasa.
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(continua)

mercoledì 14 maggio 2014

343 - Testaquadra

C'era una volta un bambino nato con la testa quadrata, la mamma faticò a metterlo al mondo, il padre infuriato per il fatto che avesse la testa quadrata andò all'anagrafe e lo fece chiamare di nome Testaquadra, poi sparì per sempre.
Sua mamma con amore e pazienza lo crebbe, gli lasciò il nome Testaquadra perché ormai ci si era affezionata a quel nome, le ricordava l'ultimo gesto di suo marito, che ancora amava molto e sperava che un giorno tornasse.
Intanto tutti  evitavano Testaquadra per la sua testa anomala, se si avvicinavano era solo per guardarlo come una rarità e deriderlo.
Testaquadra crebbe triste e solo.
Si laureò e divenne un famoso scienziato, ma aveva voglia di compagnia.
Si iscrisse a Facebook, si cambiò nome chiamandosi Max e mise la foto con un casco da moto in testa. Cominciarono ad apprezzarlo, qualche ragazza diceva che era bello, ma avrebbe voluto vederlo senza casco, però immancabilmente quando inviava una foto senza casco sparivano. Le poche che rimanevano dicevano il solito "possiamo rimanere amici", ma quando chiedeva loro di uscire  in compagnia  tiravano fuori scuse o impegni, si vergognavano ad andare in giro con uno dalla testa quadrata.
Allora si decise a mettere una fotografia senza casco, che andassero affanculo tutti, lui era così, se volevano lo accettavano com'era.
Una regista a corto di idee lo vide e decise immediatamente di fare un film su di lui.
Quando il film uscì fu un successo insperato, strepitoso, in tutto il mondo.
Adesso Testaquadra aveva infinite ragazze che volevano far sesso con lui, col successo planetario diventò di moda la testa quadrata. I ragazzi si facevano applicare delle protesi per averla quadrata; i genitori applicavano ai figli appena nati delle forme d'acciaio per modellare la testa dei bambini in forma quadrata. I ragazzini cominciarono a prendere a pugni sull'addome chi non aveva la testa quadrata.
Saltò fuori anche il padre di Testaquadra, pretendeva dei soldi per avergli messo lui quel nome, Testaquadra volle incontrarlo e quando lo ebbe davanti con l'angolo anteriore destro della testa lo colpì violentemente fracassandogli la scatola cranica, il padre stette in coma per un paio di mesi e poi morì; fecero il processo a Testaquadra ma con i soldi si prese i migliori avvocati disponibili e venne assolto nonché il padre fu condannato a risarcirgli il danno d'immagine con una cifra enorme, che ridusse su lastrico i suoi eredi, della nuova famiglia che si era formato il padre.
Nel frattempo la regista del film trovò un ragazzo nato con la testa come un pallone da rugby, si era tatuato anche sulla fronte la marca più famosa dei palloni da rugby per passare inosservato ma lei lo notò subito e ci fece un nuovo film. Divenne di moda la testa a pallone da rugby.
Le persone si sentivano ora a disagio con la testa quadrata, così i chirurghi guadagnavano palate di soldi ovalizzando le teste quadrate.
Testaquadra tornò ad essere solo ed emarginato, fedele e coerente rimase con la testa quadrata.
Le onde delle mode vanno e vengono, ma uno coerente è come uno scoglio, rimane uguale mentre tutto si frange.

sabato 10 maggio 2014

342 - era solo un fiore

Ti ricordi quel disperato fiore giallo
che cresceva solitario tra la ghiaia del viottolo?
Volevi bene a quel fiore,
lo amavi,
ti sentivi tutt'uno con lui
ti ammaccavi le ginocchia
stando ore a guardarlo.
Ora
con il fegato sfasciato dalla vita
il giallo di quel fiore ce l'hai negli occhi
e vaghi con la mente
ripercorri tracce di vita solitaria
inadeguata
stentata
ostruita dalla gente immobile
come ghiaia.