Se apprezzate e volete offrirmi una birra o una pizza, vi ringrazio immensamente:

venerdì 29 dicembre 2017

658 - VUOTAMENTE

Nella vuota tristezza:
dei bar senza clienti,
delle pornostar pentite,
delle canzoni rock di Natale,
degli obesi che si danno al Bdsm,
degli anziani che vogliono fare i giovani,
degli scrittori che non legge nessuno,
degli organi genitali inutilizzati,
delle celle piene,
delle tasche bucate,
delle gomme a terra
non c'è
nessun perché.

C'è solo tanto vuoto,
sono buchi nel muro delle illusioni
attraverso i quali si vede chiaramente
l'insignificanza
delle esistenze umane.

Ci si aggrappa a qualsiasi cosa
per non naufragare
dentro se stessi,
quello si sa,
tanti hanno paura
d'essere ciò che sono
o si fanno schifo,
ma almeno
evitiamo d'essere
assurdamente e insensatamente
imbecilli
imbelli
zimbelli.

Non lasciamoci mai sopraffare
da quello che vogliono gli altri,
cancellandoci.



Street artist: Millo

sabato 11 novembre 2017

657 - CORPI CALDI E CULI FREDDI

Cerco sempre le parole disperse tra i momenti bruciati delle vite dimenticate e non me ne frega niente dello scrittore alla moda, whisky&soda, che mi suggerite.
Non ho niente, né lavoro, né famiglia, né soldi in banca.
Ho solo debiti e nessuna prospettiva, sto male, sopravvivo alla giornata, isolato ai margini della società.
Rido e scherzo continuamente, ossessivamente, per dimenticarmi e per dimenticare che non sarò mai come chi mi circonda.
Ogni tanto, molto raramente, trovo qualcuna disperata quanto me, naufragata nella sua vita, ci si guarda negli occhi, ci si bacia, ci si accoppia, ma non mi piace, è un'unione tra naufraghi alla deriva, ci si penetra per sentirsi meno soli.
Mi piace solo quando abbiamo finito, che ci si siede su una pietra in riva al mare o sulla lamiera del cofano dell'automobile, tenendosi abbracciati, col caldo che si forma tra di noi e il freddo del mondo esterno che si sente sotto il culo.
Poi ognuno ritorna ad affogare nella propria vita, ma quell'attimo di calore tra corpi caldi e rilassati di disperati con culi freddi resta un po' dentro, aiutando a sopportare meglio tutto.

Aggiungi didascalia

venerdì 13 ottobre 2017

656 - INCOMPATIBILMENTE

Siamo fondamentalmente incompatibili.
Ci vogliamo bene finché non ci conosciamo e siamo distratti da altro. Come quelle coppie che hanno figli, lavorano, ma poi raggiunta la pensione e con i figli grandi si guardano in faccia e non si sopportano, ha funzionato finché erano distratti da altro. L'amore è spesso solo un'ubriacatura sessuale, quando passa la sbornia ti trovi legato a un estraneo insopportabile.
Pure l'amicizia funziona finché non ci si accorge che l'amico non è quello che volevamo e immaginavamo noi.
Poi c'è il peggio, l'amicizia finta dei social network, centinaia o migliaia di amici, ed è tutto un volersi bene e fingere di conoscersi; ma se uno sta male ha solo il cane con cui parlare; o anche se muore non se ne accorge nessuno, al massimo avrà rip e frasi fatte, poi l'oblio definitivo.
Intanto il tempo passa e i sogni s'infrangono sulla scogliera di una vita fallita.
Passano gli anni e restano i momenti; passano le persone e restano i gesti; passano gli affetti e ti resta il cazzo in mano.
Cerchiamo di distrarci dalle nostre solitudini riempendoci di immondizia mediatica, le immagini di divi diventano nuove divinità, i nuovi santini delle nuove vecchie bigotte.
Distratti e sommersi dal rumore vuoto della comunicazione di massa, fingiamo di essere vicini a centinaia di chilometri, inebetiti davanti a un piccolo monitor, distraendoci per dimenticarci.
Io sono stanco, mi arrabatto per sopravvivere, cerco di ridere anche quando ci sarebbe da piangere, ma più passa il tempo e più mi sento disperso, su un pianeta pieno di gente insopportabile e dannosa.
Allora mi drogo con qualche illusione, fin da bambino, apro un vecchio atlante e mi immagino a vivere in qualche luogo sperduto, e ci abito veramente, leggo tutto ciò che riguarda quel posto, guardo video e documentari, sono lì. Se mi capita di parlarne con qualcuno succede frequentemente che creda ci sia stato veramente, quando dico che non ci sono mai stato ci resta malissimo, si legge sul viso una smorfia di delusione, capisce che sono solo un pazzoide illuso, che si distrae sognando a occhi aperti.
Ma non capisce che sono stato più là, dove immaginavo di essere, che qui dove sono.
Ora è alcuni mesi che abito sulle isole Azzorre, abbiamo una natura verde e incontaminata con un clima che mi piace, più fresco delle Canarie occidentali dove abitavo prima, ma più mite e temperato della Tasmania dove abitavo qualche anno fa. Ci sto bene, piove spesso e tira molto vento, ma a me piace, poco abitate e disperse nell'oceano, sono luoghi ideali per villeggiature dark gotiche.
Credo che mi stabilirò in questi luoghi per sempre.
Se passate venite a trovarmi, sono lì, mentre qui, tra le nebbie della pianura padana, troverete solo il mio corpo vuoto.


giovedì 7 settembre 2017

655 - CONSIGLI A CHI SCRIVE POESIE

Per scrivere vere poesie oggi non bisogna cercare d'essere poeti, perché diventerà una recita scolastica, riempirai ciò che scrivi degli stereotipi sulla poesia che ti hanno inculcato.
Non devi dimostrare niente, non devi far sfoggio di termini dotti o strani per far vedere che li conosci.
Impara tanto anche casualmente da libri, giornali, canzoni, persone, animali, cose o avvenimenti, ma poi non ripetere, mentre ti esprimi devi proprio scordarti tutto ciò che hai imparato e ti hanno insegnato, guardando l'universo senza filtri.
Tira fuori quello che hai sepolto in te.
Masturbati, fa sesso, partecipa a orge o corri nudo su una spiaggia deserta mentre sorge il sole.
Liberati.
Scrivi ciò che hai liberato.
Leggi solo i poeti che non conosce nessuno.
Poi guarda chi si alza alle 5 del mattino per andare a fare un lavoro che non gli piace, dove viene sfruttato peggio di una bestia per una paga che gli consente di arrivare a fine mese a fatica. Arrabbiati per lui, a maggior ragione se lui sei tu.
Scrivilo.
Se scrivi poesie non dire mai che sei un poeta, e se qualcuno te lo dice affrettati ad aggiungere immediatamente: "del cazzo!"
Accarezza i gatti, gli unici che possono definirsi poeti.
Soprattutto non leggere mai i consigli a chi scrive poesie, tanto meno questi, ma l'hai già fatto, allora scordali e scrivi ciò che vuoi nella maniera che più ti piace.
Sii te stesso e mai altro.


lunedì 4 settembre 2017

654 - POTER SCEGLIERSI

Se ognuno potesse scegliere il suo aspetto fisico forse saremmo troppo simili, perché influenzati dagli stessi mezzi di comunicazione.
Se dovessi scegliere il mio mi sceglierei un'età tra i 25 anni e i 30 anni, mi pare perfetta come età, sufficientemente maturo, non ancora con i segni dell'invecchiamento.
Altezza vorrei essere 195 centimetri, alto da potere vedere bene in giro quando si è tra la folla, ma non troppo, in modo da non dare delle testate quando passo distrattamente in un portone o una porta.
I capelli mi piacciono rossi, ma anche castani vanno bene.
Gli occhi mi piacciono blu oceano.
La voce mi piacerebbe intensa e profonda, come Fabrizio De André o Johnny Cash da vecchio.
Come taglia mi piacerebbe una taglia che si trova facilmente in svendita, si trova la S-small più delle altre in svendita, quindi sarebbe ideale avere quella, ma essendo alto 195 cm non mi andrebbe bene; comincerebbero allora a sorgere i dubbi, se è meglio rinunciare all'altezza o alle occasioni in svendita? Sicuramente non vorrei mai perdere le occasioni, meglio perdere l'altezza, mi correggerei l'altezza, mi farei 165 cm e magro, così va benissimo la S, sarei una specie di Tom Cruise insomma.
Ma a me non piace Tom Cruise, non vorrei essere come lui.
Allora andrei in tilt, come un vecchio flipper.
Credo che se potessimo scegliere prima di nascere come saremo in futuro non nascerebbe nessuno, saremmo tutti ancora lì con i mille dubbi su cosa scegliere, ne sono certo, pensando a quanti ci mettono anche più di un'ora solo per scegliere un paio di blue jeans in un negozio.
Quindi la natura ha deciso di darci un calcio in culo gettandoci in questo mondo, fatti a caso, magari uno è alto un metro e mezzo e ha un cazzo enorme e un altro è alto due metri e ha un pisellino di pochi centimetri.
Dovremmo perciò sapere che è essenziale capire quello che c'è dietro all'aspetto fisico di una persona.
Invece è l'ultima cosa che si fa, si guarda l'aspetto fisico se è piacevole, ci si immagina una personalità in base alle prime impressioni avute e gliela sia appiccica come un'etichetta sul vaso della marmellata fatta in casa. Prendendo e riprendendo così solenni fregature, arrabbiandoci con quella persona quando la si conosce meglio e ci delude, perché non è come la avevamo immaginata e nemmeno cerca di adeguarsi a quell'etichetta appiccicata da noi.

lunedì 21 agosto 2017

653 - FACEBOOK DI NOTTE

Delle volte di notte mi sveglio e non riesco a riprendere a dormire. Accendo il pc portatile e accedo qui a fb, mi metto a leggere sullo schermo, notando i post più interessanti e certi comportamenti meglio che di giorno.
Mi accorgo di come in fondo la maggior parte delle persone recitino cercando di rendersi belli, ma rendendosi in realtà patetici; mi riferisco a quelli che deridono gli altri, credendosi furbi, nei vari gruppi o sulle varie pagine, prendono in giro per esempio uno che sbaglia la grammatica e fa un ragionamento stupido, senza accorgersi che è palesemente un post finto, creato apposta per gli scemotti, perché possano sentirsi migliori deridendo qualcuno. Di questi che passano le giornate sui social cercando di deridere gli altri delle volte guardo il loro profilo, rendendomi conto che se impiegassero quel tempo guardando alla loro stupidità, cercando di limitarla, sarebbe meglio per tutti; perché vedo facce da stupidi, foto da stupidi, pose da stupidi ma dentro certi codici comportamentali per illudersi di non essere scemi, quindi hanno bisogno di qualcuno che sembri un imbecille per sentirsi intelligenti.
Nel mentre ci sono post interessantissimi, ragionamenti validi, pezzi di vita raccontati, poesie o anche della satira veramente intelligente e divertente, ma viene tutto ignorato, passa in secondo piano, prevale l'inseguimento del trend e la recita del personaggio che si vorrebbe apparire.
Io condivido articoli formidabili che fanno luce su eventi ignorati dai principali mezzi di informazione o ragionamenti illuminanti o anche poesie strepitose e sconosciute, ma saranno condivisioni lette da due o tre persone, quando va  bene.
Però penso che in fondo è così da sempre, la maggior parte delle persone non vuole il meglio, cerca il peggio per sentirsi parte del meglio. Quando trovano qualcosa di buono non sono capaci di apprezzarlo, perché non vogliono migliorarsi; vogliono solo essere rassicurati, ascoltare la canzone già sentita, leggere l’autore conosciuto e così via, da adoranti del prevedibile.
Io no.
Ma io non sono nessuno, se non un poveraccio cinquantacinquenne senza prospettive che digita i propri pensieri su una tastiera, da un paesino disperso nel culo del mondo.
Però, anche se non piace quello che scrivo, guardando quello che condivido si trova qualcosa di utile e non comune; comunque sarà sempre meglio che seguire degli idioti per sentirsi meno idioti.
Torno a dormire.

giovedì 17 agosto 2017

652 - IL MISTERO DEL CULO ROTTO

Da ragazzini si andava a fumare di nascosto dietro una scuola, al pomeriggio o alla sera quando non c'era nessuno, scavalcavamo la recinzione e andavamo a sederci sul muretto della recinzione sul retro, tra salici piangenti e muschio verdissimo, con i rami dei salici che scendevano fino a toccare l'erba, come delle stalattiti, ci sembrava di stare in una grotta verde e si stava bene, in più non c'era nessuno che ci vedesse fumare o scambiarci le riviste porno.
Ma un giorno andammo e trovammo il nostro rifugio sporco di sangue, merda e pezzi di vetro.
Ci chiedevamo cosa fosse successo.
Indagammo.
C'era un bottiglione di vino fracassato, quindi i pezzi di vetro provenivano da quello, c'era una merda cagata e sangue ovunque.
Unimmo i punti che ci erano chiari e ci apparve la soluzione all'enigma.
Un ubriaco era andato lì a cagare, bevendo ha finito la bottiglia che si portava appresso quindi in un raptus di libidine se l'è infilata nel culo, approfittando del culo sporco come lubrificante, però ha fatto il vuoto d'aria e non riusciva più a togliersela. Noi leggendo molte riviste porno sapevamo che le bottiglie in culo si infilano sempre col tappo, altrimenti se sono vuote possono sorgere quei problemi. 
Leggere e farsi una cultura torna sempre utile, invece l'ubriacone era ignorante e infatti si è cacciato nei guai con la bottiglia bloccata in culo.
Quindi preso dalla disperazione ha cominciato a sbatterla contro il cemento del muretto e a picchiarci sopra i sassi che trovava. Finendo per romperla ma tagliandosi, quindi perdendo copiosamente sangue.
Ci rimaneva da capire solo chi era stato.
Finirono per attribuire la colpa a uno che era bisessuale, ma era a letto con l'influenza, non era stato lui, poi neanche beveva alcolici, ma essendo un po' gay continuarono gli altri a insistere e dire che era stato lui. Feci notare che era in casa con l'influenza e non beveva, dissero che probabilmente era guarito, per festeggiare era andato lì a ubriacarsi, gli era venuto da cagare e aveva combinato quel disastro, poi era tornato a letto a curarsi il culo sanguinante.
Uno nei giorni seguenti si inventò persino di aver visto davanti a casa sua delle lenzuola lavate, significava che col culo sanguinante le aveva sporcate, erano supposizioni senza alcun fondamento, però rimase nell'immaginario collettivo lui quello che si è infilato la bottiglia di vino nel culo sporco e non riusciva a togliersela. Nonostante abbia cercato di farli ragionare e anche un altro della compagnia fose d'accordo con me, però eravamo solo in due, fu inutile, hanno prevalso i pregiudizi della maggioranza nel depistare le indagini e attribuire tutto a un falso colpevole.
D'altronde eravamo in Italia e negli anni 70, ma almeno per questa volta credo c'entrino poco P2, fascisti, mafia e servizi segreti deviati, con i depistaggi e il culo rotto dell'alcolizzato.

mercoledì 16 agosto 2017

Criceti

Un  mio racconto è presente nella sublime antologia di racconti dedicati a mondo del lavoro "Criceti", editore Gli Elefanti edizioni, reperibile cliccando qui .




venerdì 11 agosto 2017

651 - CRY FOR LOVE

Ogni tanto trovo qualcuna della mia età, di quelle che andavano a letto con le galline e se le baciavi il giorno dopo ti presentavano ai loro genitori come fidanzato, iniziando a fare progetti per il matrimonio. Ma quello che mi dava più fastidio era che criticavano chi, come me, faceva una vita che non seguiva le tradizioni e gli insegnamenti dei genitori.
Qualche volta è capitato che se ci sedevamo su una panchina vicina alla loro si allontanavano con un'espressione da puzza sotto il naso, perché avevamo i capelli lunghi o con tagli strani, i vestiti eccentrici o alcuni di noi avevano i tatuaggi. Parlavano male alle nostre spalle, facendo girare discorsi assurdi.
Ora molte di loro sono divorziate, tatuate, col piercing al naso, vogliono apparire trasgressive.
Ma il ricordo di quanto erano cretine è più forte in me dell'immagine che vedo, che poi dietro so che c'è la testa vuota di prima, lo percepisco da come dietro l'apparenza trasgressiva si  comportano con chi è diverso adesso, può essere il nero di pelle o il portatore di handicap, quando entra nel bar fighetto che frequentano. Vedo gli stessi sguardi e le stesse espressioni facciali di quando erano giovani, e con quelle ridicole pettinature cotonate anni 80 si allontanavano dalle panchine dei diversi di allora.
Io ho un grave problema, ricordo e sono rancoroso, ricordo che si era isolati socialmente, si trombava poco e tanti si piantavano degli aghi in vena, che ci crediate o meno, soprattutto per quello. Perché la storia della delusione delle grandi utopie sfogata nella droga in quel periodo non reggeva più, ammesso che abbia mai retto; ritengo fosse solo una scusa paracula anche prima.
Sono morti in gran parte questi di cui sto dicendo, ma alcuni si sono salvati proprio grazie a una donna che li amava, più che con le comunità o i sert.
Sarò troppo rancoroso ma ritengo che siano morti anche per quel clima creato dalla stupidità di quelle persone conformiste che adesso vogliono apparire trasgressive e moderne, per cui mi stanno sul cazzo ora come allora, magari anche di più. Poiché rispetto di più una persona che va in chiesa anche adesso e che non segue le tendenze, almeno ha una sua idea (a mio parere stupida) ed è coerente.
Quelli che dicono che chi non cambia mai idea è un imbecille li ho sempre ritenuti degli imbecilli loro, veri imbecilli che usano questa paraculata per giustificare i loro voltafaccia di comodo, per opportunismo o per seguire le tendenze sociali.
Un giorno ho trovato una mia agenda di quando avevo 16/17 anni, mi sono stupito leggendola di come la pensassi più o meno come adesso, e mi sono piaciuto.
Perciò le seghe mentali per autogiustificarsi davanti alla propria stronzaggine non le sopporto, mi sono preso tutti i calci in faccia che riserva la vita a chi va avanti per la sua strada, anche contro quello che sarebbe consigliabile fare.
Quando dicono che in fondo siamo tutti delle merde magari è vero, magari sono una merda pure io, ma almeno lo sarò a modo mio, e le merde umane opportuniste me le appendo al cazzo, adesso come allora.
In questo momento ascolto Cry For Love di Iggy Pop, trovo che c'entri con quanto detto finora e mi piace come lo dice, folle e ironico; prendere per il culo l'universo intero è sempre la strada che conduce alla salvezza, o perlomeno la più divertente.


giovedì 27 luglio 2017

650 - LE MIGLIORI DIECI CANZONI ITALIANE

Stavo pensando a quali possono essere la canzone italiana più bella e quella più brutta di sempre.
Tra quelle più belle penso a:
Le radici e le ali - Gang
Miracoli - Bisca
Non sopporto il capodanno - Skiantos
Che cosa sei - Alberto Radius
Sole spento - Timoria
Lo stregone (voglia di sapere) - Fossati/Prudente
Anima latina - Lucio Battisti
Benvenuti tra i rifiuti - Faust'O
Lavorare con lentezza - Enzo Del Re
Però m'accorgo che sono già 9, potrei dire le 10 migliori, ma ne resta ancora solo una, me ne vengono in mente tante e non ho inserito neanche una canzone di gente essenziale, come gli Area o i Massimo Volume, nella scelta mi sono fatto trasportare più dai sentimenti che dalla ragione.
Infatti come decima canzone penso a Primavera di Cocciante, la canticchiava spesso "...  e solcherò il tuo corpo come se fosse terra, cancellerò quei segni dell'ultima tua guerra...", quasi sussurrandola, una ragazza che in quel periodo era in banco con me alle superiori, era mora con i capelli tagliati a caschetto, bella, sembrava anche da come si vestiva una indiana nativa americana, ricordo in particolare quando indossava un vestito meraviglioso, bianco candido con dei disegni multicolori davanti e delle catenine di perline che pendevano sul seno. Si lavava una volta alla settimana, al sabato pomeriggio, così dal giovedì aveva i capelli unticci che non lasciava più sciolti ma li raccoglieva a coda di cavallo e iniziava la sua pelle a odorare da anatra, ma a me piaceva molto quell'odore sempre più presente negli ultimi giorni della settimana, soprattutto il sabato mattina, il miglior profumo che avessi mai sentito. Aveva anche molta forza, nonostante fosse magra e bassa, circa 160 centimetri, batteva quasi tutti i maschi a braccio di ferro, pure io dovevo sforzare molto per batterla. Mi affascinano le donne forti fisicamente, magari è la mia parte omosessuale che si sfoga in questa maniera o più probabilmente, come mi ha detto uno, è perché ho una mente con un imprinting da agricoltore perciò mi attira la donna forte, in quanto il mio subconscio immagina sia una valida compagna di vita che mi può aiutare nei lavori pesanti in campagna. Penso sia vera la sua ipotesi, se ne intendeva, studiava psicologia all'università quello che me lo ha detto, non passava mai gli esami ed è finito a fare l'imbianchino, così alla sera veniva in birreria a ubriacarsi e da ubriaco psicanalizzava tutti; tuttavia credo che, almeno nel mio caso, abbia indovinato.
Anni dopo sono andato a pescare in un canale e, mentre stavo riavvolgendo la lenza con il mulinello, un'anatra che era nelle vicinanze, vedendola passare velocemente sulla superficie dell'acqua, mi ha mangiato l'esca, rimanendo impigliata nell'amo; l'ho tirata a riva e non senza difficoltà sono riuscito a toglierle l'amo, mi sono ricordato in quel momento della ragazza mora che mi sussurrava Primavera di Cocciante così ho annusato l'anatra, ma non era lo stesso odore, sapeva più da anatra selvatica l'amica mora al sabato mattina che un'anatra autentica. Mentre lasciavo andare libera l'anatra riflettevo sulla potenza dei ricordi legati agli odori, stravolgono persino la percezione della realtà, così come mi piaceva più l'odore della mia amica che quello dell'anatra, mi piaceva anche più Primavera nella sua versione di quella originale di Cocciante, che è comunque un'ottima canzone e lui è un buon musicista.
Ah, per la canzone più brutta ho l'imbarazzo della scelta, in un Sanremo a caso sono quasi tutte papabili per me, mi ricordano l'eccellente descrizione che ne faceva Finardi in Musica ribelle, "...le strofe languide di tutti quei cantanti con le facce da bambini e con i loro cuori infranti...".
Questi sono i miei gusti, magari sono scelte un po' da sniffatore di anatre, basate più sulle emozioni che mi trasmettono certe canzoni, però anche analizzandole razionalmente confermo tutto.


domenica 23 luglio 2017

649 - PENSIERI SPARSI


Le valigie
ho sempre la sensazione che pesino troppo.
Forse perché contengono
quello che inconsciamente vorrei lasciare,
invece consciamente lo ritengo necessario.
Ma permane la sensazione che abbia ragione l'inconscio.

Il mio rumore preferito è quello dei vetri infranti.
Da bambino li spaccavo appositamente.
Perciò mi piacciono le persone che sono un sasso
tirato contro la normalità di questo sistema.

Non mi ha mai salvato la vita un dio
o un qualche amico
o l'amore
o l'arte
o la politica.
Quello che mi ha sempre salvato nei peggiori momenti
è stato:
stocazzo.

Mi sento come Jimmy Cooper,
il protagonista di Quadrophenia,
nella scena finale.
Vorrei gettare dalla scogliera
tutti i sogni infranti e svaniti
della mia vita,
guardando la scena
del loro schianto.


domenica 16 luglio 2017

648 - MUTANDO MUTANDE

Sto morendo.

Sto vivendo.

Devo comprarmi delle mutande nuove,
per risparmiare comprerò quelle da due soldi,
di quelle che ti infiammano la cappella.

Vivrò e morirò
con la cappella infiammata
e tre soldi in più nelle tasche.

Comunque questa non è poesia
poiché ho scritto: cappella
( e ben tre volte adesso).

I veri poeti
non usano mutande da due soldi,
non hanno genitali infiammati,
non muoiono mai,
non vivono mai.


martedì 11 luglio 2017

647 - UNA PERSONA DI SUCCESSO

Rincorrendo il successo
perdi
quello che sei
vinci
ma senti che non sei più quello di prima
c'è qualcosa che non va
ti guardi meglio
accorgendoti
con orrore
che sei diventato una merda umana,
ma una merda umana di successo
perciò molto apprezzata
e lodata,
allora prendi coraggio
e cerchi di essere
più merda possibile.


venerdì 7 luglio 2017

646 - LA POESIA DEI VUOTI PERSI

Cerco di descrivere la poesia
dei viali deserti
dei vicoli abbandonati
dei cazzi inutilizzati
delle fighe dimenticate
dei culi sfondati
delle vite perse
dei vuoti mai resi
diventati cocci sui piazzali
che brillano di riflessi notturni
tra fazzoletti di carta pieni di sperma secco
e cani randagi che rovistano nelle immondizie
con i lampioni che ballano cigolando
spinti dal vento
danza la luce disperata che fanno
su ogni animale senza padrone
su ogni profilattico sborrato
e su tutti quei pezzi di realtà
che mi porto dentro
dimenticati da tutti
raccontati da me
schifati dai poeti premiati
evitati dai lettori televisivizzati.

Qualche giorno fa
sono entrato in una stazione ferroviaria dismessa
con l'erba che cresceva sulla banchina
davanti alle panchine arrugginite
mi aggiravo solo tra i vecchi tabelloni spenti
con un senso di pace
uscendo
c'era una prostituta africana
seduta sul muretto esterno di recinzione
aveva una faccia simpatica
avrei voluto baciarla
prenderla per mano
e andare via con lei
in un'altra dimensione
raccontandole che stavo bene
perché avevo appena azzerato
le mie fondamenta/scorie
ammirando la fine
delle nostre sovrastrutture,
ma ho proseguito
verso un nuovo pensiero
di persone, oggetti, attimi
smarriti
smarrendomi, nuovamente.



mercoledì 5 luglio 2017

645 - L'UOMO CHE SPALAVA LETAME

L'atto più di sinistra che abbia mai fatto è stato in un giorno d'agosto.
C'era un caldo torrido, di quelli che sudi anche stando all'ombra, era quasi mezzogiorno e il caldo era al massimo dell'insopportabile. Sono andato in un deposito di auto da rottamare per cercare dei pezzi di ricambio, ma faticavo a camminare con quel clima afoso tra le auto sparse nel recinto interno, mi sono messo all'ombra sotto una tettoia. Però si sentiva una puzza tremenda, dall'altra parte della rete di recinzione c'era una stalla e il letamaio stava a pochi metri dalla tettoia dove ero riparato, e ho notato dentro la vasca di cemento col letame un uomo che lo spalava, un operaio agricolo.
Mi ha fatto una pena immensa vederlo costretto a fare quel lavoro, a quell'ora e con quel caldo, era un cinquantenne di bell'aspetto, magari se la vita gli fosse girata meglio poteva fare l'attore e adesso sarebbe in qualche hotel con l'aria condizionata a firmare autografi ai fan e rilasciare interviste, in cui si lamenta di quanto è duro il lavoro dell'attore.
Invece la vita lo ha buttato in quell'inferno, in una vasca di cemento piena di merda da spalare in un clima infuocato.
Altre persone passavano di lì e lo guardavano male, come fosse pure lui un pezzo di sterco bovino, come fanno di solito i mentecatti mentali quando vedono qualcuno stare peggio di loro, si sentono qualcuno, si sentono importanti, si sentono persone di una casta superiore perciò, allora lo trattano col massimo disprezzo, per sentirsi migliori.
Mi sono avviato verso l'uscita passandogli davanti, ho notato che lui stava guardando per salutare qualcuno, ma nessuno lo salutava.
Allora gli dissi il "Buongiorno" più forte, rispettoso, limpido, sentito e sincero che abbia mai detto in vita mia.
Lui rispose, sorrise contento e riprese a spalare con più energia.
Alcuni si erano girati e i mi guardavano strano, un salutatore degli spalamerde è un tipo sospetto per ogni mentecatto mentale che si rispetti.
Li guardai come si guarda l'ultima delle nullità e me ne andai.
Andai in cerca di uno che conoscevo e sapevo che lui conosceva il proprietario di quell'azienda agricola, così gli feci dire che se vedevo un'altra volta maltrattare così gli operai mandati a spalare letame a quell'orario sotto il sole lo denunciavo.
Da allora sono passati anni e devo dire che non ho visto più nessuno messo a spalare a quell'ora.
Credo sia questa la vera sinistra, l'essere solidali e il pensare a come risolvere i problemi di chi è nella merda, anche se non ti riguardano direttamente.

644 - UNA MADRE CORAGGIO

C'era un ragazzo che se ne stava sempre ingobbito, con gli occhiali spessi spostati verso la punta del naso, la montatura scura degli occhiali contrastava col pallore del viso cosparso di brufoli, le orecchie prominenti e il viso lungo gli davano un aspetto che lo aveva fatto diventare per tutti Giancarlo "El Canguro", soprannome che lui odiava ed evitava spesso di uscire di cada affinché qualcuno non lo chiamasse Canguro e si diffondesse quel soprannome.
Quando rimaneva in casa, essendo orfano del padre, sua madre vedova lo assillava con le sue ansie.
Un giorno si stancò di essere preso in giro dai compagni di classe e tormentato da sua madre, cercò un'altra realtà, un'altra dimensione, un altro tipo di vita, così si ribellò tenendosi per protesta i capelli lunghi. Poi un giorno per contestare ulteriormente acquistò una caccola di fumo, si fece una canna guardando MTV e vomitò la cena sul tappeto davanti al televisore.
Quando sua mamma se ne accorse telefonò immediatamente alle forze dell'ordine contattando la squadra narcotici e lo denunciò.
Vennero a perquisire la sua cameretta e sequestrarono la mezza caccola di fumo che gli era rimasta, un pacchetto di cartine, un accendino, una pistola giocattolo illegale senza il tappo rosso che aveva perso giocandoci da bambino, delle bottiglie di birra vuote che potenzialmente potevano essere usate come molotov, sei fogli con scritte frasi minacciose come: "Vi odio tutti, dovete morire pezzi dei merda!", dei libri di scrittori considerati sovversivi e il quaderno di matematica con una A cerchiata che aveva disegnato in quarta di copertina.
Venne arrestarono, chiamarono i giornalisti locali esibendo i corpi del reato che avevano trovato e ringraziando la madre coraggio per la sua denuncia, grazie alla quale era stato assicurato alla giustizia un ragazzo socialmente pericoloso, da avviare verso un percorso di recupero, per reinserirlo nella società. I giornali aprirono la cronaca locale con titoli a caratteri cubitali: ARRESTATO PER DROGA IL "CANGURO" oppure UN GIOVANE PERICOLOSO "CANGURO" INCARCERATO, DETENEVA DROGA E MATERIALE SOVVERSIVO.
A Giancarlo dispiaceva più per la diffusione pubblica del suo odiato soprannome che per l'arresto.
Ma avendo appena compiuto 18 anni venne messo in carcere con gli adulti, in attesa del processo. Finì in cella con Mario "U Porcu" Scanziano affiliato alla camorra emergente, Giuseppe "Belva" Esposito pluriomicida e Ciccio "Il Don" Catatreppoli mafioso autore di svariate rapine ed estorsioni.
La prima notte Canguro venne picchiato e poi sodomizzato ripetutamente a secco.
Il mattino dopo uscì di cella camminando come un'anatra e pensando che era stato peggio l'arresto della diffusione del soprannome; lo mandarono a casa, agli arresti domiciliari.
La madre non gli rivolse la parola.
Anche lui non rivolse più la parola a lei e neanche ad altri, stette sempre zitto, al processo venne condannato ma avendo la condizionale non si fece neanche un giorno di prigione.
Quando fu libero tornò a casa, aspettò che sua madre andasse al lavoro, andò al distributore self-service a riempire una tanica di benzina, scrisse sul muro di recinzione: "Questo è il mio regalo di addio per te, maledetta stronza." e diede fuoco alla casa
Sparì per sempre.
Una ventina d'anni dopo lo rivide un suo ex compagno di scuola durante una vacanza, aveva cambiato sesso, si era sposata con un agente delle assicurazioni e viveva in una casa vicina al mare in Australia, la terra dei canguri.
Aprendo nella sua vita porte che lo facessero uscire dal binario delle consuete abitudini aveva finalmente trovato se stesso, o se stessa, in fondo l'importante è aver trovato un'altra persona dentro di sé, nascosta da quello che usi, eventi e consuetudini impongono d'essere; l'importante è che sia differente da quel tipo schifoso, pure per sé, che c'era e sarebbe rimasto, finché non si cerca la propria essenza.

giovedì 29 giugno 2017

643 - CHI VIVEVA DIGNITOSAMENTE

Quella che un tempo era comunemente considerata la piccola borghesia in realtà erano poveracci, che lavoravano e crescevano i figli in case appena dignitose, facendo una vita modesta di sacrifici, senza grilli consumistici per la testa; adesso, oggigiorno, sono praticamente scomparsi o nascosti dall'ostentazione del benessere imposta dal sistema mediatico.
Ma sarebbero pure loro una forma di contestazione a questo sistema.
Mentre molti di quelli che un tempo li contestavano e li consideravano borghesi erano figli di una vera medioalta borghesia, facevano la bella vita e i viaggi nei paesi orientali spesati dai genitori, e ora magari sono i sessantenni/settantenni  di quella finta sinistra salottiera che predica la tolleranza ma poi non vuole neppure vederli gli immigrati, per esempio a Capalbio, perché deprezzano le loro case per le vacanze.


domenica 25 giugno 2017

642 - IL BENESSERE SOVVERSIVO

Stamattina mi sono alzato presto, così sono uscito, ho preso la bici e sono  andato a fare un giro.
Alle 7 prima di partire avevo sentito che suonavano le campane della chiesa, dopo poco arrivo in piazza e le suonano ancora, guardo l'ora, le 7.30, una suonata ogni mezz'ora, una bella rottura di palle per chi abita accanto al campanile.
Passo davanti ai bar della piazza e c'è già qualche persona seduta ai tavoli esterni dei locali, uno legge il giornale, uno beve il caffè, una mangia la brioche, chiacchierano tra loro...mi arrivano gli odori a tal punto che mi sembra di sentire persino l'odore dell'inchiostro fresco del giornale. Ma penso a quanto siano sapori e sensazioni che si stanno perdendo, c'è sempre meno gente che alla mattina presto va al bar a prendere il caffè e a leggere il giornale, sta scomparendo quel mondo lento che assaporava la vita godendosela con tranquillità, approfondendo conoscenze e notizie.
Proseguendo vedo come molte case anni 60 o 70 con solo il piano terra e il pezzetto di terreno circostante siano in vendita, le nuove coppie vanno ad abitare nelle villette a schiera o negli appartamenti di nuova fabbricazione, ma i loro figli in che modo vivranno? Senza un giardino in cui giocare con delle piante sulle quali arrampicarsi, senza la possibilità di tenere un cane o un gatto liberi.
Non vogliono stare bene, preferiscono adeguarsi alle tendenze del momento senza pensare cosa sarebbe meglio per loro, così si ha una massa di gente che non vive la vita con i suoi ritmi ma si adegua a tutto ciò che viene imposto, per inseguire il traguardo consumistico del momento.
C'è stato un periodo dove si stava bene con poco, poi come un tossico perso abbiamo aumentato sempre di più la dose di prodotti che dobbiamo comprare, per calmare la dipendenza dall'acquisto compulsivo.
Magari un giorno rimpiangeremo pure questo periodo e i centri commerciali, perché verranno i droni a portarci a casa subito tutto quello che vogliamo.

martedì 20 giugno 2017

641 - IMMORTALARE

Lungo strade cosparse di cartoline
le ultime della stagione
ricordi immagini
cadenti dalle mani
di postini
ubriachi di vino rosso sfuso
fra la terra sabbiosa
quando prevaricava sull'asfalto
rivivono i fantasmi
delle famiglie di un tempo
ora fusi e svaniti
nei compro oro
nelle sale VLT
nei debiti per apparire
ciò che non si è
e poter ingannare qualcuno,
oltre a se stessi.

I cartelli "Vendesi"
sulle case abbandonate
popolate di vecchi ricordi sbiaditi
spuntano come funghi
dopo i giorni di pioggia
e sostengono un filo
che permette di stare
in equilibrio precario,
verso un nullo futuro.

Ciclisti
con anche il culo marchiato
mi sorpassano garruli e competitivi
veloci voci annullate verso un bel niente
e io resto
a piedi
fermo
in questo paese abbandonato
con la bicicletta arrugginita in una mano
la macchina fotografica nell'altra
in attesa di immortalare
pezzi di tempo scordati da tutti,
non esistenti.

martedì 13 giugno 2017

640 - IL SASSO

"Riempi la tua vita con un sorriso!"
Chiara la guardò, Ghiaja, con suoi capelli tinti di biondo e il suo sorriso innaturale stampato in faccia, ogni volta che la vedeva triste le proponeva questo ottimismo sforzato, in fondo Ghiaja non era cattiva e la sopportava per quello, era solo stupida, concentrata sull'estetica e lo shopping, ma stava bene così. Suo padre, un ex hippie che aveva un'impresa di costruzioni, guadagnava tanto e le dava tutti i soldi che voleva, oltre ad averle dato quel nome cretino e una cultura fatta di banalotte citazioni, utili a darsi la carica per produrre e consumare.
"Ghiaja scusami ma oggi non è giornata, non ho nessuna voglia di sorridere né di riempirmi la vita con false allegrie."
"Sei troppo negativa Chiara, pensa alle cose belle, concentrati su qualcosa di bello che vorresti avere, io faccio così, mi passa ogni malinconia e taaaac! Mi spunta lo smile! Il sorriso che scaccia le negatività."
"Tu se pensi a qualcosa dopo puoi comprartela, io no perciò starei peggio, inoltre non voglio niente, mi compro solo quello che mi serve e ora non mi serve niente di nuovo, ma anche se comprassi qualcosa non mi riempie di certo la vita un oggetto."
"Perché ti concentri sulla malinconia Chiara, devi concentrarti sul divertimento."
Chiara non rispose, scese dall'auto e la salutò, s'incamminò verso casa.
Dopo alcuni passi si voltò a guardare l'auto di Ghiaja che si allontanava lungo il viale alberato, le foglie d'autunno svolazzavano per lo spostamento d'aria.
Mancava qualcosa per rendere perfetta quella scena.
Prese un grosso sasso da terra e lo lanciò mettendoci tutte le sue forze, gli istinti repressi e i troppi sorrisi accomodanti che poi bruciavano dentro.
CRASH!
Il lunotto del suv in frantumi, i pezzi sul viale, riflessi di vetro tra l'asfalto e le varie fantastiche sfumature di colore del fogliame autunnale caduto.
Ora la scena era perfetta, una vera opera d'arte.
Chiara sorrise soddisfatta, stava meglio.
Si incamminò verso casa con in sottofondo le grida isteriche di Ghiaja, le urlava che era pazza, che non le avrebbe mai più rivolto la parola; poi i suoni si affievolirono e svanirono insieme a lei dalla sua vita.
Sentì un piacere fisico, la vagina si bagnava, la vita scorreva nel senso giusto.
Pensò che era da tanto tempo non stava così bene ed era bastato solo seguire il proprio senso artistico, infrangendo le barriere opprimenti di abitudini e convenzioni sociali. 
Con un sasso.





domenica 11 giugno 2017

639 - TRASGRESSORI

Ci sono troppi figli di Instagram, mentre io non lo sopporto.
Lo percepisco come una piccolo borghese fiera delle vanità, dove i cuccioli d'ogni età di questo sistema sociale cercano di posare in immagini grintose e di tendenza, per fare apparire intensa e divertente la loro vita.
Sono solo pose.
Li vedo come quelle inquietanti sagome di cartone che rimangono nei luoghi sperduti, dove hanno girato i film western più poveri.
Visti da lontano sembrano dei villaggi abbandonati, avvicinandoti scopri che sono solo sagome, dietro non c'è niente, solo apparenza, apparenza in un luogo desertico.
In questo disastrato deserto mentale attuale concentrarsi sull'immagine, per di più falsa, mi pare evidentemente fuori dalla percezione dello spaziotempo.
Pensano di vivere in una rivista di moda, ma senza la sovversione delle regole che aiutava i cambiamenti sociali portata un tempo dalla moda, da Mary Quant con la liberazione sessuale delle donne a Vivienne Westwood con la creazione dei Sex Pistols.
Ora la trasgressione viene riversata tutta sull'apparenza facendola svanire nella sostanza. Perché poi conoscendoli questi tipi apparentemente trasgressivi mi fanno nel 99% dei casi cadere i testicoli sul pavimento.
Allora penso a qualcuno veramente anticonformista e trasgressore delle regole, come per esempio William Burroughs, lui non cercava di apparirlo, cercava di esserlo.
Se lo incontrassero i vari emuli di Gianluca Vacchi, Chiara Ferragni, Elettra Lamborghini o Fedez lo offenderebbero, dicendogli che è vestito come un vecchio imbranato e che è incapace di trasgredire le regole come fanno loro.
Che poi vedo mille foto delle loro facce, di cosa stanno bevendo o mangiando, e se va bene ce ne è una su mille che abbia un senso come foto, cercano solo di spettacolarizzare la loro vita fingendo di essere delle star, aderendo alle immagini imposte dalle tendenze del momento.
Ma io non ce l'ho con loro, ce l'ho con quelli che li seguono e passano la vita a guardare le foto di chi finge d'essere interessante, che cosa ci trovino a guardare delle foto degli altri non lo so, a me viene uno scroto come una cornamusa scozzese quando uno mi fa vedere le foto delle sue vacanze o di un suo viaggio, figuriamoci le foto di quando va al bar o in spiaggia. Questo comportamento è la versione odierna delle comari di paese, il cui principale scopo nella vita era spiare per farsi i cazzi degli altri, quindi è un chiaro e inequivocabile indice di vuoto mentale assoluto.


domenica 28 maggio 2017

638 - DIVERTIMENTO OBBLIGATORIO


L'allegria forzata
dei villaggi vacanze,
degli amici falsi,
dei parenti serpenti,
delle discoteche sceme
e dei compleanni tristi
si sommano agli ahahahahah
scritti sulle tastiere senza ridere
per dare come risultato
un'umanità dispersa
nella sua disperazione
costretta a sorridere
per non rovinare l'atmosfera
di gaio produci e consuma
in una vita per piacere agli specchi
e agli occhi degli altri.

Poi ognuno
quando è solo
ha paura
di specchiarsi in se stesso
senza riconoscersi
così preferisce distrarsi
dimenticarsi
per divertirsi
falsamente.

Un giorno
in una pozzanghera
si vedrà
una persona anziana
annegata da decenni
e la si pesterà con rabbia
mentre la gente penserà
a chi può essere
quella persona anziana
che sola, pazza e disperata
pesta le pozzanghere.

sabato 27 maggio 2017

637 - DISPERSI

C'era un bar che non era un bar.
Era un tabaccaio che teneva aperto la sera e faceva da bar, ma dentro si trovava un ristrettissimo ambiente, era in pratica una piccola camera.
Si entrava da una ripida scalinata, davanti all'ingresso il vecchio bancone, sulla sinistra cinque sedie appoggiate al muro con un tavolo davanti, sul muro opposto un termosifone con a lato la sesta sedia, su cui avevano piazzato una piccola televisione 14 pollici portatile, che prendeva i canali con l'antenna estraibile, così si vedeva malissimo e in aggiunta ognuno che entrava ci passava davanti, facendo perdere il già scadente segnale.
Aveva dei clienti fissi, tre anziani fissati perennemente su tre di quelle sedie e sembrava sempre che avessero appena finito di litigare, con una faccia arrabbiatissima stavano per ore senza mai parlarsi, guardando come se guardassero nel vuoto verso la minuscola televisione sulla parete opposta che trasmetteva suoni confusi e righe tipiche delle frequenze disturbate, non si capiva neanche che programma fosse, arrivavano solo spezzoni di discorsi a caso e pochi secondi di immagini che svanivano subito tra i disturbi.
Anche il barista/tabaccaio aveva una faccia arrabbiata e stanca, pure lui non parlava mai, solo lo stretto necessario.
Una nebbiosa sera di novembre andai a prendermi le sigarette.
Entrai e il barista stava allontanandosi dal bancone con un vassoio, sul vassoio c'erano un pacchetto di cracker e un bicchiere d'acqua, il bicchiere lo appoggiò bruscamente sul tavolo e il pacchetto di cracker lo diede in mano al più grosso degli anziani.  Mi misi a osservare quell’anziano, sembrava un malinconico vecchio gorilla in gabbia allo zoo, con lo sguardo basso apriva il pacchetto di cracker, aveva un giubbotto di pelle nera e un maglione a collo alto rosso scuro, rigonfio sulla pancia come se fosse all'ottavo mese di gravidanza, credo non riuscisse a chiudere la zip del giubbotto con quella pancia prominente, infatti lo avevo sempre visto aperto e pensai che probabilmente era per quello che aveva la nausea e aveva chiesto acqua e cracker, avendo preso un colpo di freddo allo stomaco. Ruminando i cracker guardava tristemente in basso, verso la pancia e il pavimento, mentre gli altri due anziani a lato guardavano la tv, voltai lo sguardo anch'io verso la tv e non si vedeva niente quella sera, righe continue, in mezzo qualche immagine incomprensibile e qualche parola insensata.
Presi le sigarette e prima di uscire mi fermai un attimo, avevo voglia di dire a quello dei cracker: "Mi dispiace che questa sera non puoi divertirti come i tuoi amici."
Mi faceva ridere la battuta, ma ci pensai meglio e cambiai idea, mi trattenni. Immaginai che disperazione di vita dovevano avere a casa per uscire a andare a sedersi lì in silenzio a guardare nel vuoto e rabbrividii, non c’era niente da ridere.
Uscii nella  nebbia, mi accesi una ms.
Non si vedeva niente oltre pochi metri e ci si sentiva soli su un pianeta ostile.
Guardai verso la vetrata del bar, si intravedevano tra la nebbia e i vetri appannati le sagome degli anziani silenti, fermi, immutabili, sospesi nel tempo e nello spazio sul vuoto di una vita non voluta, sbagliata, da dimenticare in disperato silenzio guardando un muro e delle righe che scorrono su un minuscolo schermo.
Io non ero messo meglio, con la mia stupida sigaretta in bocca e l'illusione di una vita migliore della loro, immerso fino al midollo nella nebbia e nel freddo di un paesino disperso nel culo dell'esistenza umana. Salii in auto e mi allontanai dal loro vecchio niente verso il mio nuovo niente.
In fin dei conti siamo dispersi nella vita.



martedì 23 maggio 2017

636 - OGGI VA COSÌ

Oggi mi fa schifo tutto
il sole
il cielo limpido
la gente che mi sorride,
che cazzo ha da ridere,
odio
chi dice di volerti bene
ma scompare quando stai male,
odio
la tv con sempre le stesse parole
la radio con sempre le stesse canzoni
il pc con sempre  gli stessi discorsi
di ieri, di oggi, di sempre, per sempre
odio
me stesso
e la mia inesistenza.

Salvo
il mio vecchio  cane,
il mio vecchio gatto,
gli animali in genere
e qualche idea di persona che mi sono fatto
anche se so che è solo una mia immaginazione.

Tento
di sopportarmi
per un altro giorno
con tutto ciò che mi circonda.


domenica 21 maggio 2017

635 - BARANDO

Non c'era un rigore per la Juve.

Naufragando al bar
in un caffè
aggrappandosi disperatamente
al cucchiaino
che gira e gira
e nel vortice del caffè
per un attimo
sembra di rivedere chi eri
prima di nasconderti con gli altri
a quello che saresti stato.

sabato 13 maggio 2017

634 - PIACERSI

- Sono castana, non ho mai visto una castana di successo, o sono bionde o more o rosse ma a nessuno piacciono le castane, fanno schifo a tutti le castane, non piaccio a nessuno!
- Ma no cara, non dire così, a me piacciono le castane e soprattutto mi piaci tu, mi piaceresti anche se tu fossi con i capelli bianchi.
- Ecco, preferiresti che avessi i capelli bianchi invece che castani, i capelli marroni ricordano la merda e fanno schifo a tutti, così io faccio schifo a tutti.
- Ti ho appena detto che mi piaci, vieni qua che ti bacio e ti lecco perbene, così vedi che mi piaci.
- Lasciami stare che sono nervosa, lo so perché lo fai, è solo perché te la do gratis che ti piaccio, come buco da sfogarti così non fai la fatica di farti le seghe, finché non trovi di meglio, vorrei vedere se venisse una bionda alta e con due tette enormi a dirti che le piaci, se le dici di no e continui a scegliere me, una bassa con le tette piccole e con i capelli color merda.
- Ti dico e ti dimostro che non è vero, a me piaci anche se hai i capelli color mer...castani.
- Visto! Hai detto anche tu che sono colore merda, a chi vuoi che piaccia una bassa, con poche tette e con una merda in testa.
- Mi sono sbagliato, mi ripeti sempre che hai capelli color merda e mi confondo, sono castani e belli.
- Sì, buonanotte, allora quando vedi una cacca per strada va a dirle che è bella e la trovi attraente.
- Ma dai cara, non dire così, sono discorsi che non hanno senso, mi piaci e per me stai bene così.
- Grazie al cazzo, tu trovi attraente anche una cagata.
- A me piaci tu, vuoi capirlo!
- Capirai, mi preferisci a una cagata, c'è proprio da fare i salti mortali dalla gioia a essere preferita a una cagata, lascia perdere, lasciami stare, mi hai stancato anche tu.
- Tu mi hai stancato! Sembra che non te ne freghi niente di me e se ti voglio bene, ti interessa di adeguarti all'immagine di donna che piace di più, non riuscendoci riversi la tua insoddisfazione su di me, fregandotene del bene che ti voglio, neanche ascoltando quello che ti dico, proseguendo a pensare alle tue paranoie.
- Io non ce la faccio più.
- Senti cara, io non voglio perderti, se non sei contenta della tua immagine e ti rende insicura cambiala, ti aiuto io, pago tutto, basta che poi tu stia bene con te stessa e con me. I capelli si possono colorare, le tette si possono rifare, per l'altezza ho letto che si possono allungare le gambe con un'operazione, ti pago tutto, voglio solo che tu stia bene.
- Sì caro, grazie, faresti questo per me, mi vuoi proprio bene, scusa per quello che ho detto prima, ero nervosa, vieni qua e baciamela.
Andò da sola in una clinica privata specializzata negli interventi estetici, dopo mesi di interventi aveva finito la trasformazione, era bionda, con i femori allungati di venti centimetri e una splendida perfetta quarta di seno.
Lui andò a prenderla.
Dal portone della clinica vide uscire una battona da tangenziale, fatta come un uccello trampoliere, con gambe lunghe e culo alto, due tette sproporzionate al corpo, dei capelli troppo gialli e visibilmente colorati, con in più delle insopportabili labbra finte a canotto.
Gli faceva schifo adesso, non sapeva che fare.
Lei si avvicinò al finestrino dell'auto.
- Ciao caro, hai visto che bella sono diventata, sei sbiancato dall'emozione, me ne sono accorta, adesso mi piaccio finalmente, vedo che piaccio a tutti, i dottori e gli infermieri mi fanno la corte da quando sono così. A dirti il vero un dottore mi ha invitato il prossimo fine settimana nella sua baita in montagna, ho intenzione di andarci, non voglio per il momento alcun legame, voglio guardarmi attorno con nuovi occhi per trovare la mia dimensione.
- Non preoccuparti cara, rifletti pure su te stessa, vivi la tua vita, sono contento che tu sia contenta.
- Mi spiace averti fatto spendere tutti quei soldi, ma vedo che mi capisci, ora è come se fossi rinata, devo fare il punto sulla mia vita.
- Non c'è nessun problema, ho riflettuto anch'io adesso e ho capito che mi piacevi veramente come eri, per cui andrò in cerca tra la folla di quello che avevo visto in te e non vedo più, addio.
Partì.
Guardando nello specchietto retrovisore vedeva allontanarsi il volto di lei, deformato secondo i dettami della moda, non sembrava un volto triste, bensì lieto.
Pensò che per quanto lieta fosse non avrebbe mai potuto essere lieta come lui, per essere fuggito a quel nuovo mostro.






mercoledì 10 maggio 2017

633 - CORTESIE

- Buongiorno ragioniere, posso offrirle un caffè!
- Buongiorno geometra carissimo, grazie, un caffè macchiato per me.
- Tutto bene? Anche la famiglia?
- Certo, stiamo tutti bene e lei, tutto bene?
- Sì, grazie, tutto bene, mi lamento solo del lavoro che scarseggia in questi tempi.
- A proposito, volevo costruirmi una casa sul terreno che ho ereditato da mia zia, sono stanco di stare in appartamento, così avrei un giardino per fare giocare i miei figli e potrei prendermi un cane, mi piacerebbe avere un cane, anche i miei figli sono entusiasti dell'idea. Pensavo a lei come progettista.
- Sono lieto, la ringrazio della fiducia.
- Se mi fa un preventivo, con i costi, perché sa come vanno le cose, con questa crisi devo fare un po' di conti.
- In effetti, questa crisi ci sta rovinando.
- Sì, è un periodo di penuria.
- Caro lei, quando c'era lui si stava meglio!
- Lei e lui chi?
- Lei lei, perché le do del lei, mentre dicendo lui mi riferisco a Ben...
- Benny Hill! Sono d'accordo, quello era un vero comico, piaceva molto anche a me, aveva ripreso le vecchie comiche mute, con lo stesso forsennato ritmo, aggiungendoci del sesso e della malizia, mi ricordo quella scenetta in cui aveva una macchina fotografica col cavalletto e il panno sotto il quale mettere la testa, è arrivato uno scozzese che si è messo a guardare l'inquadratura, così lui è andato per fare la fotografia infilando la testa sotto la gonna dello scozzese, con la faccia attaccata al culo e ai genitali, non si mettono le mutande sotto la gonna gli scozzesi, ahahahah. Quello sì che era un grande comico.
- Ma no, non Benny Hill, mi ha interrotto, stavo per dire Benito...
- Grandissimo, mi scusi se la interrompo nuovamente, ma mi entusiasma sapere che abbiamo gli stessi gusti, Benito Jacovitti piaceva tanto anche a me, che disegnatore divertente, c'erano nelle vignette pezzi di salame ovunque, tazze, un caos. Le risate che mi facevo quando vedevo una sua vignetta, immenso, da quando lui non c'è più non trovo un altro disegnatore così divertente.
- No! Non Benito Jacovitti! Dico lui per dire il Du...
- Il Durán, Roberto Durán detto "Mani di Pietra", sono d'accordissimo, che pugile! Uno dei migliori pugili di tutti i tempi, per me.
- Maledizione, non un pugile, voglio dire Mussolini quando dico lui.
- Ma allora lei si riferiva a lui?
- Certo, lei sarà d'accordo che quando c'era lui si stava meglio.
- Ma quando mai? Ma se lei non era neppure nato, ma che ne sa? Si butti nel cesso fascista di merda, testa di cazzo, imbecille, idiota, senti con che cretino demente ho preso il caffè, mi viene da vomitarglielo in faccia, hanno ammazzato mio nonno i fascisti di merda come lei, vada via prima che le sfondi a pugni quella faccia da scemo. Col cazzo che mi faccio progettare la casa da un geometra fascista, non mi rivolga più la parola!

sabato 29 aprile 2017

632 - CADENDOSI DENTRO

Ogni giorno di pioggia
mi cado dentro
precipito
nella mia vita persa
tra gli anni accumulati
mi aggrappo ai ricordi
per darmi un senso
per ritrovarmi
e ricostruirmi
sulle mie macerie
ma sono qualcosa
che non esiste più
cellule perse
sparse, sparite
tutto cambia e non è
io non sono io
sono una proiezione di ieri
una speranza di domani
l'ennesima perdita di oggi.

Nei pezzi smarriti
rimane
il puzzle che ci mostra
quello che eravamo
ma non siamo mai stati.

In cangianti colori
e vicissitudini
delle foglie
nelle stagioni
ci troviamo
somiglianze.



631 - ABITUDINARIAMENTE

I nostri amori
sono culi sporchi
nella pioggia,
sono paure
che scivolano via
diventando catene
che ci bloccano
alle rassicuranti
noiose abitudini.

La libertà
la danno in omaggio
con i punti fedeltà
alla servitù più servile
e si potrà usare solo
al di fuori dell'orario di lavoro
per poter credere
di non essere servi e sfruttati.

Le puttane dichiarate
sono gli unici angeli
caduti in questo inferno.

Nel frattempo
chi non ci sta
vegeta
colorando i ricordi.


venerdì 28 aprile 2017

630 - SENZA MUTANDE

Conoscevo un poliziotto, perché andava insieme alla sorella di una con cui trombavo, quando mi vedeva mi pagava sempre da bere, gentilissimo.
Una sera si fermarono, lui e la sorella, con l'auto accanto alla mia mentre eravamo io e lei seduti sullo stesso sedile, faccia a faccia, in un parcheggio isolato vicino alla spiaggia. Ci si mise a parlare dai finestrini, poi all'improvviso loro scesero e salirono su in macchina mia nei sedili dietro, per parlare meglio, ma noi dalla cintola in giù si era nudi, poiché glielo stavo infilando con lei seduta sopra quando si sono fermati. Lei fece in tempo a tirarsi giù la gonna e a passare sul sedile a lato, ma io non feci in tempo a trovare i calzoni e le mutande, erano finiti sotto i sedili.
Così cercai di fare l'indifferente, chiacchierando amabilmente, con tutti gli altri vestiti a bordo dell'auto e io al posto di guida senza mutande nonché calzoni, col cazzo ormai ammosciato e sballonzolante che faceva capolino da sotto la camicia, cominciavo a sentire anche un certo freschetto ai genitali.
Poi, dopo una mezz'ora, proposero di andare in un bar a bere qualcosa, dissero di salire sulla loro auto, ma io insistetti per andare con la mia dato che eravamo già seduti, anche perché non mi andava di scendere e salire da loro con culo e genitali nudi.
Avevo i sandali vicini ai piedi e riuscii a infilarmeli in fretta, diedi una pulita al parabrezza appannato con la pezza gialla per pulire i vetri che mi aveva dato in omaggio il benzinaio, così me la appoggiai sul pube infreddolito, partii.
Mentre guidavo temevo di trovare i vigili, o qualcosa del genere, che mi fermassero con l'auto per un controllo e notassero che ero smutandato, con la pezza gialla dell'Agip sul cazzo.
Fermai l'auto davanti al bar, scesero tutti, mi attardai a scendere, quando furono entrati in bar mi misi a cercare i calzoni e le mutande, erano finiti sotto l'altro sedile, non riuscendo a prenderli mi posizionai in ginocchio sul mio sedile con la testa in giù, sotto l'altro, per riuscire ad afferrarli.
Tornò indietro lui per vedere perché non scendevo dall'auto e trovò il mio culo con il retro dello scroto appoggiati al finestrino, mentre tentavo di prendere i calzoni e le mutande, fece il giro dall'altro lato, ero riuscito a prenderli, con mutande e pantaloni in mano alzai la testa e lo vidi che mi guardava esterrefatto dal finestrino lato passeggero, gli dissi: "Mi sto cambiando, arrivo subito!".
Lui mi fece un cenno di assenso e un sorriso complice, tornò in bar.
Magari, influenzato dal fatto che prima in auto ascoltavo i Roxy Music in sottofondo, avrà pensato di trovarsi di fronte a una specie di Bryan Ferry, un tipo talmente elegante e raffinato che si cambiava di slip e calzoni prima di entrare in un bar, mettendone di più adatti per l'occasione.
In fondo era una brava persona, raccontava che non c'era lavoro dalle sue parti, si trovava lavoro solo con raccomandazioni di personaggi che gli faceva schifo andare a chiedere loro dei favori o nella criminalità, mentre lui voleva un lavoro onesto, allora aveva scelto di fare il gendarme; non era un montato, era tranquillo, democratico, non era uno sbirro fascistoide demente ed esaltato.
Anche quella volta pagò da bere e non mi attaccò nessuna multa ai genitali o al culo che avevo esposti, senza alcuna autorizzazione comunale per l'esposizione di parti intime in luogo pubblico.




martedì 25 aprile 2017

629 - RIPORTANDO

I poeti accorti
subiscono torti
scrivono scritti corti
li scrivono esistendo storti
cercando conforti
nei pensieri più contorti
riversati con parole forti
ma serviranno (forse) solo da morti
come concime negli orti
dei pensieri risorti
o per sognare d'abbandonare i porti
senza che il vento mai ci riporti.

628 - SOCIAL E FILE

Facendo la fila al supermarket osservo le persone con lo smartphone, si collegano ai social mentre aspettano il loro turno, guardandoli capisco la differenza fondamentale tra me e la maggior parte degli altri sui social. Loro fannno un vita da sissignore, obbedienti e ligi alle imposizioni sociali persino con l'ultimo pelo del culo, sono inseriti nella società e quando si collegano ai social cercano di sfogarsi e rendersi interessanti simulando una certa trasgressione, quella tipica dei repressi, quella dell'ora d'aria in una vita da prigionieri delle convenzioni.
Io invece non sono un cazzo di niente nella vita reale e pure sui social non me ne frega una sega di esssere quello che non sono, quindi sarò probabilmente considerato nulla più di un semplice stronzo umano vagante in un infinitesimale frammento dell'eternità, sia nella realtà che nel virtuale, ma almeno sarò uno stronzo genuino, a chilometro zero, che non recita.
Per esempio uno dei trasgressivi da social, al fine di apparire un rivoltoso, scrive post contro tutti, indistintamente, ecco quello è un affidabile segnale di coglionaggine, una prova del nove, se uno scrive post tipo "Per me potete morite tutti", "Andate tutti affanculo", "Mi sembrate dei pagliacci quando vi leggo", magari tra un selfie e un altro, tra un aperitivo colorato e un dito medio alzato, tra un pranzo di famiglia e una cenetta al ristorante carino, potete star sicuri che lo scrivente si crede stocazzo e recita la parte dell'emarginato sociale.
Uno a cui veramente non gliene importa dellle regole sociali non cerca di dimostrare niente, se ne frega degli altri e di cosa pensano, e non son io quello, a me un po' importa cosa pensano gli altri.
A dire la verità non me ne importa praticamente niente però ho scritto che un po' me ne importa per sembrare più sincero, quindi poco poco me ne importa se ho cercato di apparire sincero, ma in fondo a voi che leggete che ve ne importa se a me me ne importa.
Forse, invece di perdere tempo sui social, per stare meglio in questa società dovremmo aprire ditte di import-export, diventare benestanti e sfogare la nostra ribellione al sistema comprando tanti dischi e libri dei più ribelli.



lunedì 24 aprile 2017

627 - Star Trek

Alcuni giorni fa mi sono alzato che era ancora notte, ho acceso la televisione e ho visto un bellissimo vecchio telefilm di Star Trek.
Viaggiando nello spazio inesplorato hanno trovato un'astronave misteriosa abbandonata.
Sono entrati in questa astronave con nessuno a bordo, controllando l'apparato che veniva usato per il teletrasporto hanno notato che c'era una persona bloccata dentro, sospesa da anni e anni nell'immateriale.
Sono riusciti a farla materializzare.
Era Maurizio Costanzo.
Le sue prime parole sono state: "Non trovo più la mia tettera della pi due, tono tanto tritte!"
Allora hanno cercato di fargli passare la tristezza creandogli una tessera della P2 fasulla, inserendo i dati nella fotocopiatrice tridimensionale.
Ma qualcosa è andato storto, degli agenti dei servizi segreti deviati iscritti alla P2, che un tempo erano addetti al depistaggio delle indagini sulle stragi, uscirono dalla fotocopiatrice.
Poco dopo uscì pure un ordigno.
Esplose.
L'astronave si disintegrò.
In quel momento mi sono accorto che stavo ancora dormendo e ho provato un'immensa nostalgia, per quando sognavo il culo di Moana Pozzi, una delle poche isole felici dei decenni scorsi italiani.

mercoledì 19 aprile 2017

626 - NON È NIENTE

Non me ne importa niente
della vita, della morte
del tirare a campare
del tirare la coca
del tirarsi una sega
dell'amore e dei tradimenti
dei ragionamenti intelligenti
dei discorsi dementi
della rima e dell'assonanza
della tua poesia
e della mia.

Sono stanco
sono lo squalo tra i bagnanti
sono il culo sporco alla cerimonia
sono il vomito sul palco
sono l'immondizia da gettare
sono il coccio della bottiglia rotta
sono la parola giusta non detta.

Vorrei piangere ma non ci riesco
invece di piangere rido
rido in faccia a me stesso
al mio passato
al mio destino
alla vita che mi sfugge da sempre
all'ansia, alle paure
alle persone serie
alle autorità
agli insegnanti
alle tradizioni
alle patrie, ai dii e alle famiglie.

Non c'è niente di serio
e tutto di tragico
ridicolmente tragico.

Mi piacerebbe pregare
per dimenticarmi
ma non riesco
a essere sufficientemente
stupido.

Queste parole saranno giudicate
come intrattenimento
troppo tristi per chi le legge al mattino
troppo allegre per chi aspira al suicidio
inutili per chi cerca quello che ha già letto
utili per chi non sapeva come passare il tempo.

Avevo il cane cieco, ora è cieco anche il gatto
e pure io senza occhiali fatico a vedermi la cappella
lo scrivo per non farla sembrare una poesia
ma una defecata di parole buttata lì
che una volta letta si dimentica
e ognuno continuerà a pensare ai fatti suoi
mentre ai fatti miei
continuerò a non pensarci nemmeno io.

E se morirà qualcuno famoso oggi
faremo tutti finta di conoscerlo e rimpiangerlo
anche se era il re delle merde.

Più mi passa il tempo
e più non capisco un cazzo
di me, di te, di noi, di voi, di tutti.

Ascolterei solo le onde del mare
mentre il vento mi porta via i soliti pensieri
lasciandomi insolito.



*
NB
Lo so che la grammatica dice che si scrive "agli dei" invece di come ho scritto io "ai dii", ogni volta che la ripubblico qualcuno me lo ricorda, ho scritto così perché mi piaceva il suono, per l'assonanza con addii; inoltre per il tocco satirico e anche per il senso di scontro tra religioni monoteistiche che mi dà la parola dii invece di dei, più legati nell'immaginario agli dei pagani. Tenendo pure in considerazione che avendo la licenza poetica uso le parole a mio piacimento.



mercoledì 12 aprile 2017

625 - UOMINI DI SABBIA

Questa è una terra
con uomini di sabbia
sparsi  
nel vento del tempo
parlano concretamente
mentre volano via
le loro cellule
le loro parole
le loro storie.

Rimangono
la terra e il vento
mentre la sabbia è altrove
e le persone svanite
vivono nei pensieri
in
nuovi cumuli
di sabbia
tra forse e leggende
cangianti
granelli nelle bufere
eternamente
labili.

Qui ci si aggrappa
ai mattoni e al cemento
si abbattono alberi
si costruiscono case
per sentirsi qualcuno
per illudersi
cercando di perpretare
con i figli
la propria idiozia.

Solo chi si fa vento
esiste.




venerdì 7 aprile 2017

624 - L'ANTIMERDA POETICA

Se c'è una cosa nella mia vita sbilenca di cui sono contento è l'essermi inventato il nome "antimerda poetica".
Ne sono contento perché permette facilmente di irritare e smascherare gli ottusi che si fingono di idee aperte, i poetastri estetici, gli intellettualoidi boriosi, i professoracci ammuffiti, i pappagalli ammaestrati da primo banco, i lettori di aforismi carini e morti da carta dei cioccolatini, i leccaculi delle istituzioni,...insomma tutte le persone disgustose che in maniera subliminale si sentono chiamate in causa e si adirano per il nome del profilo twitter/pagina fb/libro.
Mi hanno spesso attaccato, bloccato, emarginato, le suddette cacche.
Ma contro ci sono migliaia di persone che apprezzano, oltre 14mila seguono su twitter, oltre 40mila visite al mio blog, ecc.
Perciò c'è un mondo migliore di quello che sospettiamo, gente ironica con la mente aperta e funzionante che capisce ed è la parte migliore di questo mondo, la si scopre proprio andando avanti controcorrente con le proprie idee.
Invece chi si adegua alle consuetudini finisce imbalsamato dentro situazioni che non gli appartengono.

Vorrei precisare che la figura dell'autore finto modesto, politicamente corretto, con il comportamento impostato dalle convenienze sociali me la attacco al cazzo. Sono stato emarginato da gruppi e congreghe, solo per stare agli avvenimenti successi su Facebook, prima di aggregarmi alle persone giuste non riuscivo a pubblicare in quasi tutti i gruppi e pagine che c'erano, mi censuravano, venivo offeso, mi attaccavano i vari sapientini,e altre amenità simili.
Fa parte del mio essere scrivere quelle che a certi possono sembrare delle stronzate, ma per me sono di importanza vitale. Perciò se ho un minimo di persone che mi apprezzano è una soddisfazione e lo scrivo sulla mia pagina o sul mio profilo. Che sono spazi per promuovere quanto faccio, se non mi promuovo che sto qui a fare? Dovrei forse vomitare depressione e corrette frasi fatte per far deprimere di più chi mi legge? Io voglio stimolare e fare star meglio la gente, non peggio. Si combatte quotidianamente contro gli stronzi e se va bene qualcosa si gioisce. Nel caso a qualcuno non sia ancora chiaro è una guerra la vita, magari gli altri hanno i genitori o la famiglia che li protegge dal mondo cattivo per cui vivono in una loro dimensione scolastico/disneyana, ma io sono solo, col culo sulla strada e le budella in mano, vivo alla giornata e sono a rischio barbonaggio, non recito una parte come vedo fanno molti altri che fanno gli alternativi. Sono proprio fuori dalla società e dalla realtà.
C'è tanta differenza tra giocare alla guerra e viverla, questa differenza non permette simpatie o atteggiamenti politicamente corretti col nemico, perché ha diritto anche lui a esprimersi e pippe simili. Il mio nemico è merda schifosa e non posso mai scordarlo, perché me lo ricordano sempre le cicatrici che porto addosso, dentro e fuori.
Essendo vecchio, cattivo e smaliziato so che certi atteggiamenti pseudo democratici, tolleranti con gli intolleranti, nascondono dietro la maschera quasi sempre una propria adesione all'intolleranza.
Se siamo tutti liberi di esprimerci, basamento fondamentale del politicamente corretto, io, essendo libero di esprimere giudizi, esprimo che mi fanno schifo certe persone.


domenica 2 aprile 2017

623 - L'IRRUZIONE

Il rapinatore premeva la fredda canna della pistola sulla tempia della bionda barista.
La polizia era davanti al locale, stava per irrompere in forze nel locale.
Lui arretrò, riparandosi dietro l'ostaggio, fino a entrare in cucina; trovò il cuoco cinese che alzò le mani, tenendo ancora il coltello nella destra, rimase bloccato dalla paura, incapace di emettere una parola; il rapinatore prese la barista sollevandola da terra e la fece uscire dalla finestra sul retro, saltò anche lui fuori, tenendole sempre puntata la pistola, corsero fino alla macchina.
Il cuoco cinese si avvicinò alla porta, cercava con tutte le forze di gridare, finalmente ci riuscì, urlò: "HO PAULA!"
La polizia, vedendo solo la sua sagoma attraverso il vetro opaco della porta, fece fuoco, abbattendolo.
Entrarono in cucina, un poliziotto prese la trasmittente e disse alla centrale: "Abbiamo abbattuto il rapinatore, si era travestito da cuoco cinese, però non c'è nessuna traccia dell'ostaggio Paula Ronaldi."


martedì 21 marzo 2017

622 - SCHERZI A FIN DI BENE

C'è stato un periodo in cui a scuola avevo un comportamento che, da un giudizio superficiale e ottuso, potrebbe essere considerato da bullo, ma in realtà era a fin di bene, in quanto facevo scherzi per colpire i difetti e fare della vittima una persona migliore.
C'era uno grande e grosso, che poi è diventato direttore di banca, abitava lontano perciò con altri due aveva il permesso d'uscire quindici minuti prima all'ultima ora, per prendere l'autobus riservato a quelli che abitavano in quella zona a molti chilometri di distanza. Ma lui era un secchione, pronto per uscire con addosso il soprabito di pelle e con la sacca dei libri in spalla, si metteva in piedi con i gomiti appoggiati sul banco ancora per qualche minuto ad ascoltare estasiato l'insegnante, per poi correre via in extremis e arrivare di corsa alla fermata dell'autobus.
Era un comportamento obbiettivamente da rincoglionito a forza di studiare, eccessivo. Allora, avendo la fortuna di essere proprio dietro a lui in classe, ne approfittavo per fargli scherzi a scopo didattico. Quando si metteva in piedi con i gomiti sul banco avevo davanti il suo culone nei jeans che usciva dallo spacco dietro del soprabito, tiravo fuori l'accendino e glielo scaldavo, lui talmente preso dall'ascolto iniziava a muovere il culo come se ballasse uno shake per poi finalmente fare un balzo in avanti. Dopo alcune volte imparò a non appoggiarsi con i gomiti sul banco e a non mettermi il culo davanti alla faccia.
Però continuava con il rimanere in piedi ad ascoltare fino all'ultimo secondo possibile, perciò un giorno gli legai la cinta non allacciata del soprabito alla sedia, non se ne accorse, quando partì di corsa si trascinò la sedia per l'aula, facendo un baccano infernale e prendendosi un rimprovero dall'insegnante, che gli disse di non fare più quel trambusto, ma di andarsene con calma e per tempo.
Così imparò ad andare via con gli altri, senza fare il fanatico.
Un altro un po' snob, che poi è diventato un sindacalista, si portava una pasta al cioccolato da casa, veniva con i libri e la pasta dentro una borsa da ginnastica firmata, poi durante la ricreazione parlava con disprezzo di quelli che andavano a fare la fila per prendersi qualcosa da mangiare alle macchinette o dal paninaro, che veniva a vendere panini nel corridoio.
Un atteggiamento di superiorità sbagliato, da correggere.
Così, durante le prime ore di lezione, regolarmente gli fregavo la pasta dalla borsa e nel cellophane della confezione vuota gli mettevo la moneta per comprarsene una nuova, ero onesto e corretto in fin dei conti. Quando suonava la campanella della ricreazione apriva la sua borsa del cazzo, pregustando la pasta al cioccolato, ma trovava la confezione vuota con la moneta dentro e aveva una crisi isterica, si arrabbiava moltissimo, esageratamente. Per cui continuai a prelevargliela, anche se si metteva la borsa tenendola stretta tra le gambe per tutta la mattina o se la metteva incastrata sotto il banco, agendo in complicità con altri riuscivo quasi sempre a fregargliela.
Finché un giorno mi fregò lui e nella borsa cominciò a portarsi una specie di focaccia insipida fatta in casa da sua madre, immangiabile, perciò non gliela prelevai più.
Però gli avevo fatto cambiare in meglio la sua dieta, ora mangiava cibi più genuini, fatti in casa e con meno zuccheri aggiunti, non alimentava più l'industria del cibo spazzatura, oltre al risparmio che otteneva dopo questo cambiamento.
Un altro basso e moro, che poi è diventato un consulente finanziario, era considerato bello dalle ragazze, a me invece pareva un tappo da damigiana, comunque a causa delle ammiratrici era diventato un pallone gonfiato, camminava come se avesse un manico da scopa nel culo con sempre una camicia bianca aperta sulla collanina d'oro e i capelli cotonati. Durante la ricreazione stava a fare la sfilata nel corridoio per poi andare in bagno poco prima di rientrare. Essendo che in quel periodo c'era la macchinetta delle bevande calde difettosa, quando prendevo la cioccolata alla macchinetta usciva spesso amara, non riuscivo a berla tutta. Notando che lui andava sempre per ultimo in quella precisa postazione del gabinetto, misi il bicchiere di cioccolata da finire sopra la porta socchiusa e tornai in classe. In ritardo arrivò anche lui con la camicia bianca tutta macchiata, che pareva avesse incontrato uno con la diarrea a spruzzo, e con i capelli fradici che si era sciacquato sotto il rubinetto.
Un altra volta misi in una manica del suo giubbotto il bicchiere di cioccolata da finire, così ci infilò la mano dentro, sporcandosi tutto. Poi durante le lezioni con altri gli disegnammo con un pennarello nero dei piccoli cazzi sulla schiena della camicia bianca, doveva essere interrogato quel giorno, perciò andò alla lavagna a fare l'esercizio, con l'austero insegnante di ragioneria che gli fissava la schiena con sguardo perplesso, avrà pensato a che mode assurde che c'erano tra i giovani, non bastavano più le camicie in tinta unita, a righe, a quadri, a quadretti o con disegni fantasia, ora le facevano pure a cazzetti.
Alcuni giorni dopo il tipo ci disse che sua mamma si era arrabbiata molto, perché aveva faticato tanto lavando a togliere in cazzi dalla camicia. Da allora smise di mettersi sempre le camicie bianche e iniziò a venire a scuola vestito meno da esaltato. Gli scherzi fatti erano andati a buon fine.
Un altro magro e altissimo, che è diventato un impiegato statale, aveva il brutto vizio di farsi gli interessi degli altri, guardava e spettegolava in continuazione, quando era ora di uscire si appoggiava al termosifone a guardare e controllare tutti quelli che passavano, poi se ne andava anche lui. Pertanto quando lo vedevo appoggiato al termosifone a spiare, stando dietro di lui in modo che non mi notasse, aprivo il rubinettino dell'acqua che gli bagnava la schiena del giubbotto, non se ne accorse mai.
Un giorno finì anche sui calzoni e se ne accorse.
Essendo lì vicino diedi la colpa a lui, dicendogli che si appoggiava strofinandosi sul termosifone, finché apriva il rubinetto, e gli stava bene così imparava a guardare gli interessi degli altri.
Mi diedero ragione quelli che c'erano nelle vicinanze.
Lui stesso disse che era vero, gli capitava molte volte di tornare a casa e mentre lo appendeva all'attaccapanni notava di avere il giubbotto tutto bagnato sulla schiena.
Se ne andò casa con un'espressione malinconica e i pantaloni bagnati, pareva si fosse pisciato addosso.
Ma da allora  smise di appoggiarsi lì a spiare quello che facevano gli altri. Anche lui aveva imparato la lezione.



mercoledì 22 febbraio 2017

621 - L'AMICIZIA TRA POETI

Due molto amici, poeti di Facebook,  pubblicano entrambi il proprio libro, contemporaneamente.
Nessuno dei due compra il libro dell'altro.
Litigano furiosamente.
Uno va a trovare l'altro, lo aspetta vicino a casa nascosto dietro un cespuglio, quando l'altro torna, mentre sta aprendo la posta di casa, lo accoltella alla schiena, uccidendolo.
Mettono in galera il poeta assassino.
Intanto il poeta ucciso vende tantissime copie, ne parla anche Fabio Fazio.
Entra in classifica.
Il poeta incarcerato  viene a saperlo e roso dall'invidia cerca di suicidarsi, impiccandosi con degli asciugamani, lo salvano per un pelo.
Al processo la giuria dopo aver letto le sue poesie gli concede l'infermità mentale.
Esce dal carcere e scrive lettere a tutti i giornali, in cui si dichiara pentito di ciò che ha fatto.
Lo invitano in molti programmi televisivi pomeridiani.
Entra in classifica anche il suo libro di poesie.
Lo invitano all'isola dei famosi.
Una notte, invidioso della fama maggiore della sua degli altri concorrenti, fa una strage ammazzandoli tutti, a coltellate nella schiena..
Finisce nuovamente in carcere, ma il suo libro ha ancor più successo, viene tradotto in 42 lingue.
Si prende i migliori avvocati e riesce a uscire dal carcere.
Ora si è sposato con la nuova velina mora.
Lui ha 64 anni e lei 19, ma lei ha dichiarato che non sente la differenza di età che c'è, perché lui le dà molta sicurezza e sono in sintonia su tutto.
Però sono sorti dei problemi nel programma in cui lavora la velina mora, è già la terza velina bionda che devono cambiare nel programma, sono state tutte trovate morte, mentre alla sera rientravano e aprivano la porta di casa sono state accoltellate alla schiena.
Gli inquirenti stanno indagando, si segue la pista anarchica.