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giovedì 31 gennaio 2019

687 - DELTA

Queste terre che abito, terre cangianti, portate dal fiume negli ultimi secoli, inesistenti esistenti, create dalla sabbia nell'acqua, perennemente in equilibrio precario tra fiume e mare.
Isole non isole, piene di alieni, alienati, fantasmi di vaghi passati, uccelli trampolieri e tramonti spettacolari o nebbie persistenti.
Case abbandonate, gigantesche, diroccate, di antiche famiglie contadine con mezza dozzina o anche una dozzina di figli, sposati tutti giovani, tutti affamati ed emigrati altrove a lavorare nelle fabbriche più evitate di plastiche e amianto, morti precocemente, morti dentro quando hanno abbandonato le loro terre. Mentre i loro spiriti ancora si aggirano tra i muri sbrecciati delle case disabitate, case sognate durante i turni nelle fabbriche tossiche delle loro esistenze contronatura, dove la nostalgia della gioventù in queste terre era la morfina antidolorifica, che faceva sopportare quei disperati lavori velenosi, dipingendo nelle loro menti ricordi edulcorati a cui aggrapparsi.
Qui ci sono mondi che appaiono e scompaiono, in un giorno di nebbia sono andato in spiaggia col cane, c'era freddo e si vedevano solo pochi metri oltre a sé. Ho posteggiato l'auto e avviandomi verso il mare col cane sono uscito dalla nebbia, trovandomi sulla spiaggia con il sole che splendeva e un clima primaverile, dopo pochi metri il cane si è fermato e fissava nel mare, ho guardato anch'io e c'era un'isola che non c'era mai stata, un'isola rosa.
Avvicinandomi mi sono accorto che si muoveva, era formata da infiniti fenicotteri rosa, uno accanto all'altro, fitti, centinaia, forse migliaia.
Non avevo mai visto niente di simile e non avevo niente per fotografarli; io e il cane li abbiamo guardati a lungo poi ci siamo allontanati proseguendo la camminata, poco dopo la nebbia è arrivata sulla spiaggia e sul mare.
Al ritorno non si vedeva più l'isola rosa e non l'ho mai più rivista.
Solo io e il cane sappiamo che c'è stata, è svanita ed è diventata l'ennesimo ricordo opalescente di queste terre.
Salito in auto ho preso una vecchia cassetta dei Thin White Rope "Sack Full Of Silver" e l'ho infilata nel vecchio stereo della vecchia auto, musica trasognata da lande desolate, in cui i fantasmi della mente si inseriscono e svaniscono nella trama. Il cane sembrava approvare.
Ho avviato il motore e mi sono avviato nella nebbia, verso la mia vita, in equilibrio precario tra terra e acqua, realtà e sogno.




sabato 19 gennaio 2019

686 - FANCULO GLI SCRITTORI

Mi infastidiscono quelli che se la tirano da grandi artisti di successo qui sui social, ipocriti fino al midollo, che poi li vedi elemosinare scambi di like o ricattare amici e parenti per vendere un libro in più. Avevo scritto un post ironico sul fatto che prendo pochi soldi di diritto d'autore, poi l'ho tolto, perché ho notato che veniva frainteso e ho visto altrove commenti che mi facevano cadere i testicoli, basati sull'assioma che loro sono scrittori di successo e io sono un povero sfigato.
Non me ne importa niente di quello che pensano, ma mi irrita l'incapacità di cogliere l'ironia, travisando, usandomi per descriversi come gente di successo. 
Mi fa proprio vomitare questo atteggiamento. 
Perciò per dar loro fastidio volevo precisare che probabilmente vendo più io di loro, perché sto parlando di libri usciti nel 2015, che ancora vendono, mentre gran parte dei loro dopo un mese o due non lo compra neanche la vecchia zia invalida, che hanno scovato per venderle il libro. Mentre io non ho mai cercato di vendere un libro ai parenti o a quelli che conosco, compresi quelli di fb, non c'è uno che possa dire che ho cercato di vendergli un libro, nemmeno con lo scambio di acquisti, perché onestamente ho sempre detto che sono a cortissimo di soldi, non posso ricambiare, anche se con alcuni lo farei perché mi piace come scrivono.
Non chiedo niente a nessuno, faccio appelli generali e chi vuole e può compra. 
Persino le recensioni avute sono stati loro a contattarmi, non ho mai chiesto a nessuno di recensirmi.
Altri mi snobbano perché mi autopubblico, poi magari lodano il punk del DIY, c'è da ridere, per non cagare. Tra l'altro anche sotto il profilo pratico se ti autopubblichi ti arrivano i soldi il mese dopo la vendita, se invece pubblichi con un editore ti arrivano (e vedere se te li dà) dopo un anno o più, oltre al fatto che ti dà il 10 o 15% al massimo sulle vendiite, si percepisce molto meno che autopubblicandosi; inoltre c'è l'aspetto per me essenziale che puoi pubblicare quello che vuoi, liberamente, senza doverlo contrattare con un editore.
Ma per loro uno deve potersela tirare da scrittore pubblicato da un editore, magari a pagamento o con formule mascherate che significano in pratica sempre a pagamento. 
Ci piscio sopra queste convenzioni di gente repressa, che cerca un riscatto sociale recitando la parte dello scrittore e dell'intellettuale.
Io mi prendo in giro da solo, rido, ironizzo, faccio quel cazzo che voglio, probabilmente riderò anche dalla tomba e continuerò a pisciare su certi atteggiamenti.
Non sono come chi se la tira, non voglio apparire, anzi vorrei sparire, non esistere nel gioco delle maschere. Preferisco la mia vecchia faccia da culo a ogni maschera.
Scrivo, non sono uno scrittore, se lo fossi girerei con espressione da stitico, il maglioncino lupetto nero e la giacca in velluto ricoperta di forfora sulle spalle.
Sono un nessuno e i qualcuno mi fanno schifo, da sempre.
Tutto lì.
Sono fuori da ogni gioco, non partecipante. Nonostante ciò magari da qualcuno sono apprezzato più e meglio di chi si crede un gran scrittore, questo dovrebbe far riflettere su quanto questi siano solo un fuoco di paglia, che risalta la stronzaggine.
Fanculo gli scrittori.