Se apprezzate e volete offrirmi una birra o una pizza, vi ringrazio immensamente:

sabato 19 ottobre 2019

697 - Gli eterni attimi delle instantanee

I miei veri amori passati
sono gli sguardi persi
delle occasioni svanite nel tempo.

Quegli scambi di sguardi
che ti porti dentro
finché campi,
attimi che diventano eterni,
poiché
immaginifiche porte della mente
che trasportano
in altre dimensioni spaziotemporali.

Penso a come sarebbe stato
se coglievo quello sguardo,
seguivo quel percorso,
vivendo quella situazione.

Probabilmente quella persona
conoscendola
mi avrebbe deluso,
invece così resta in me,
attraente,
perfetta,
sarà sempre tutto bello e possibile,
con l'idea di lei
scaturita da quell'istante.

E se me la troverò  di fronte
non la riconoscerò più,
sembrerà un'altra
e lo è un'altra persona
quella ragazza
idealizzata
è rimasta
nell'istantanea di quel momento
immaginato.





giovedì 17 ottobre 2019

696 - IL GIUSTIZIERE

Sono il giustiziere dei parcheggi.
Mi dà fastidio chi parcheggia l'auto nel posto dei disabili del supermarket, sono quasi sempre finti tonti o gente con macchinoni; un giorno c'era uno con una Porsche, un altro giorno uno con una Maserati coupé. Tiro fuori le chiavi della mia auto, faccio sporgere dal dorso della mano la punta, guardo se hanno il tagliando dei disabili, e quando vedo non ce l'hanno rigo la carrozzeria.
Se dovesssero accorgersene e venire a litigare le chiavi gliele pianto in una tempia, perché certa gente per me non merita di vivere, quindi è più salutare per loro che stiano muti.
Un giorno vedo uno che ha fatto un parcheggio stronzissimo, per stare all'ombra ha parcheggiato un'auto nuova in orizzontale, prendendo il posto dei disabili e altri due.
Non ha il tagliando dei disabili.
Rigatura doppia, entrando e uscendo.
Salgo in auto e, mentre transito davanti all'auto parcheggiata male, vedo il proprietario che si lamenta perché gli hanno rovinato la carrozzeria. Assomiglia a Zio Fester, è un vecchio pelato disabile con una gamba deforme, non riesce quasi a reggersi in piedi.
Si era scordato di mettere il cartellino esposto.
Non esporlo e parcheggiare malamente è reato, non ha riguardi per nessuno il giustiziere dei parcheggi, inoltre è un supereroe di merda senza tuta e senza superpoteri, perciò può anche sbagliare e la vita reale non è un film di Hollywood, con il lieto fine.
Ora lo sa anche Zio Fester.

lunedì 26 agosto 2019

695 - ALTEZZA VARIABILE

Da quando ho finito lo sviluppo c'è una costante nella mia vita, chi mi incontra mi dice spesso: mi parevi più alto/più basso e/o sei cresciuto?/sei calato?
Questo avviene perchè fisicamente sono un incrocio tra un pene e Giulio Andreotti.
La mia altezza precisa misurata dal dottore, scalzo e con la sbarra in testa, è 180,8 centimetri. Ma quando vado in giro vario tra 175 e 185 centimetri, perchè se ho pochi soldi o altri problemi m'intristisco, uso le ciabatte o le scarpe basse, stando ingobbito e con le mani in tasca (anche se sono in mutande, mi metto le mani sotto le mutande), così sembro un depresso eroinomane in astinenza.
Se invece ho i soldi sufficienti per vivere in questo sistema capitalistico e sono felice, m'indurisco come un cazzo eccitato, cammino impettito peggio del duce e mi metto magari gli stivaletti da Piero Pelù con il tacco, così sembro grande e grosso.
Per cui la gente che vede questo specie d'organo genitale ambulante, una volta indurito e un'altra volta moscio, non ci capisce più niente, si chiede come sia possibile, stravolgo ogni punto di riferimento.
La gente chiede certezze e invece io con la mia presenza fisica cangiante diffondo incertezze, potrebbero abbattermi per questo.

martedì 2 luglio 2019

694 - WEB E POESIA

Io ho sempre amato la poesia, già da adolescente, ne leggevo e ne scrivevo, è stato un amore che è durato fino a quando ho conosciuto i poeti del web.
In larga parte simpatici come una merda di rottweiler sotto i sandali a ferragosto, chiusi nei loro orticelli di complimenti reciproci e pieni d'arie scorreggiate, hanno trasformato un'occasione unica nella storia, per poter diffondere le proprie parole a un pubblico mondiale, nella fiera del cretinismo.
Si esibiscono inutili fotocopie sbiadite di quanto si ha letto, idiote poesie passionali scritte da repressi, depresse noiose ripetitive descrizioni dei propri mal di pancia di alternativi che replicano nei comportamenti quello che contestano a parole.
Poi i premi alla scimmia meglio ammaestrata del circolo, da esibire.
In tutto questo merdaio dove è finita la poesia?
Se la cerco la trovo ancora; nella parola sincera che esce dagli schemi, nel pensiero che prende forma libero e in tutto quello che si scrive senza voler recitare un ruolo.
Insomma basta seguire chi non se la tira, chi non si crede stocazzo, chi per un attimo riesce a non pensare solo a se stesso. Che sono poi quelle persone che dividono il loro panino con il primo cane randagio che passa, che ti danno dieci euro dei venti che hanno se ti vedono con le tasche vuote, che ti offrono una birra e un tramezzino se chiedi un bicchier d'acqua. In qualsiasi gesto imprevedibile denso di umanità trovi la vera poesia.
Il mio vecchio cane cieco è un vero poeta.

Foto di Andreas Finottis

domenica 9 giugno 2019

693 - CONTROTEMPO

Mi faccio schifo.
Sono distratto, disadattato, disoccupato, disfatto, dislocato, disperato, disamorato.
Ogni dopodomani può essere il mio capolinea, ma anche le migliori illusorie speranze sono illuminate dal sole al tramonto.
Mi sento un vecchio cumulo d'immondizie, gettato fuori dal cassonetto.
Da bambino ero bello e intelligente, avevo il mondo in mano, però ora allo specchio vedo un vecchio fallito dalle tasche vuote, che fa vomitare se stesso, ma invece di piangere ride. Sì, rido in faccia al diocane, alle disgrazie, all'universo che gira contro, alle conquiste crollate e ai fascismi risorti.
Lavoratori violentati, indebitati per sembrare benestanti, mi guardano ogni giorno con disprezzo così mi fanno ancora più ridere, mi piego dal ridere, fino alle lacrime.
Sono i miei tristi pagliacci preferiti.
Mentre io sono il loro zimbello preferito, possono sentirsi superiori a qualcuno, additarmi come quello che non ce l'ha fatta a farsi una posizione sociale, una famiglia, un'auto nuova e una casa con il prato verde perfettamente rasato.
Sopravvivo agonizzante, con un cane sordocieco e un gatto orbo, due metri sotto il livello del mare, nel buco del culo della provincia al cubo.
Scrivo messaggi dai miei abissi, qualcuno li recepisce e questo mi fa sentire meglio, come una bacchetta magica tutto trasforma. Mi piaccio, mi amo, sto bene e oggi vivo.
Del domani non so, ma per oggi me ne sbatto il cazzo.
Amen.



martedì 28 maggio 2019

692 - OLIVIA

Delle volte ho fatto strade che portano in luoghi dove sembra di essere in un'altra dimensione.
Un giorno dovevo consegnare degli opuscoli a tutti i negozi di una zona e in automobile ho imboccato un lungo viale sterrato alla fine di un paese, costeggiato da vecchie case degli anni 50 o 60. Dopo un paio di chilometri si diradavano le case, stavo per fare  inversione a u e ritornare verso il paese.
Ma ho notato un piccolo negozio dalle vetrine impolverate, mi sono fermato, per consegnare  l'opuscolo.
Non si capiva neanche cosa vendeva da fuori.
Quando sono entrato ho trovato una coppia di anziani molto alti per la loro età, lui sarà stato circa 190 centimetri e lei era circa 180 centimetri, magrissimi e gentilissimi, con vestiti da pochi soldi ma portati come se fossero due nobili a una cena di gala, lui aveva i baffetti da principe e capelli pettinati all'indietro, con un vestito vecchio e logoro e un eskimo verde usato come soprabito; lei aveva una pettinatura e vestiti colorati strani, un po' alla regina Elisabetta e aristocrazia inglese. Il negozio pareva uscito da un'altra epoca, con un po' di tutto, era una merceria bazar, dove sembrava d'essere in un film in bianco e nero dei primi anni 50, ed era pieno di polvere della strada sterrata ovunque, tanto che sembravano polverosi persino loro due.
Mi hanno ascoltato, poi lui ha iniziato a chiedermi di dove sono e a raccontarmi le sue storie, di quando faceva l'operaio nei cantieri stradali, costruivano ponti e strade, finivano questi racconti sempre in maniera tragica, un cavo d'acciaio rompendosi aveva tranciato la testa a un suo collega o un altro collega era caduto nel fiume d'inverno, annegando, oppure a un altro si è rotta la sponda del camion così è stato schiacciato dal carico, morendo tra le sue braccia, mentre cercavano di liberarlo. Nel mentre ho notato che lei era andata via e ho iniziato a sospetttare che lui mi stava tenendo lì con quelle storie per qualcosa che stava preparando la moglie, avevano un qualche diabolico piano e io ne ero la vittima.
Feci per andarmene, dicendo che avevo altri giri da fare, ma lui mi disse di aspettare, che sua moglie voleva presentarmi una persona.
Non sapevo che dire.
Iniziò con un'altra storia di un suo collega caduto dall'impalcatura, ma era quasi allegra, perché con qualche mese di ospedale e dei ferri nel corpo alla fine era tornato più o meno normale; forse era il lieto fine previsto, perchè pochi istanti dopo apparì sua moglie, trascinando con una mano la fidanzata di Braccio di Ferro/Popeye.
Identica a Olivia, stesso fisico, vestiti simili e stessa pettinatura, alta come suo nonno e con un naso che sarà stato una volta e mezzo il mio, che è già enorme. Era la loro nipote, gentilissima anche lei, erano  andati a scovarla in casa per farmela vedere, avranno visto il mio nasone e avranno pensato immediatamente che tra nasoni potessimo accoppiarci, generando una prole di figli con nasi da formichieri. Oppure era un'usanza loro, avendo una nipote senza uno straccio di fidanzato e in un luogo isolato, la mostravano al primo estraneo che capitava.
Sono imbarazzato in queste situazioni, appartengono a usanze che non sono mie; impacciato le diedi la mano e mi disse il suo nome, che non ricordo, ormai per me era Olivia. Stavo per dirle che era  identica a Olivia, ma vedendola gentile e timida mi parve di esagerare, lasciai perdere.
Mi congedai in fretta, dicendole che probabilmente sarei ripassato in zona e magari ci si vedeva.
Lei mi sorrise.
Me ne andai e non ci vedemmo più.
Però spero che abbia trovato qualcuno che la apprezzi, aveva uno sguardo semplice e buono.
Probabilmente l'avrei apprezzata anch'io, se fossi un marinaio, fumassi la pipa e mangiassi più spinaci.


venerdì 26 aprile 2019

691 - AMARE UN BEE GEES

Diceva Hemingway: "Ai più importanti bivi della vita, non c’è segnaletica."
A me i bivi della vita restano impressi nella mente, penso spesso a come sarebbe stata la mia esistenza se avessi scelto l'altra opzione. Sarà perché me la passo molto male in questi ultimi tempi, cerco di capire dove ho sbagliato, non sono uno di quelli che danno sempre la colpa agli altri per i loro insuccessi, ai genitori poco affettuosi o al bullo della scuola che gli fregava la merenda.
La vita da quando compi 18 anni è nelle tue mani, se la sprechi o sbagli il principale responsabile sei tu.
Io ne ho fatte di scelte sbagliate e ho sprecato troppo tempo.
O per me, anche se sembrano sbagliate, erano giuste, come quando a vent'anni mi avevano proposto una spinta politica per diventare impiegato all'Asl in cambio di lecchinaggio per il loro partito e li ho mandati affanculo. Però se lo racconto la maggior parte delle volte, invece di complimentarsi come mi aspetterei, mi offendono, dicendomi che allora mi merito di stare nella merda, che mi avevano offerto un posto d'oro e io ho rifiutato perché non ho capito come funzionano le cose, che sarò l'unico in Italia così fesso idealista ad averlo fatto.
Però se potessi tornare indietro nel tempo lo rifarei, per poter dire a quelli che mi offendono che ho rifiutato ben due volte, e l'ho rifatto perché sono un essere umano mentre chi mi offende è una merda umana qualsiasi, e c'è una bella differenza tra essere un essere o essere una merda. O forse no, hanno ragione loro perchè nella realtà di oggi contano solo i soldi, non importa come li hai fatti. Ma resta il fatto che, se avessi accettato, ogni mattina guardandomi allo specchio mi sarei sputato in faccia e mi sarebbe venuta la voglia d'impiccarmi, perché quello che vedevo non ero io, era un personaggio a me estraneo e che mi faceva decisamente schifo. Quindi non mi pento, anzi mi complimento con me stesso.
Invece di una decisione mi pento, se potessi tornare indietro nel tempo rifarei una scelta diversa e mi accoppierei con un Bee Gees.
Perché c'era una ragazza identica al Bee Gees senza barba che andavamo a scuola insieme, era timida e gentile. A me non attirava molto, anche perché se avessero emanato una legge che obbligava chiunque ad avere un rapporto sessuale con uno dei Bee Gees avrei probabilmente scelto quello più alto dei due barbuti, aveva i capelli più vaporosi, se mi praticava del sesso orale potevo immaginarmi che fosse una bella ragazza, idem se glielo infilavo da dietro.
Lei essendo gentile ed essendo io cresciuto abbastanza a calci nelle gengive, quando qualcuno è gentile con me mi sciolgo e mi affeziono, avendo un cervello da cagnaccio randagio, per cui si parlava spesso, ma in amicizia, non pensavo a fare altro con lei. Inoltre a me attiravano i puttanoni vistosi da sbarco e ho avuto svariate vicissitudini in quel periodo, poi ho mollato la scuola e con lei non ci siamo più rivisti.
Anni dopo una sua zia ha incontrato mia nonna, le ha raccontato che quella ragazza si era sposata ventenne e aveva già fatto un figlio con un tipo arrogante e antipatico, che si era sistemato con lei, perché era figlia unica e aveva una campagna di oltre cento ettari. Ma lei non era felice del matrimonio e pensava ancora a me, che era stata innamorata cotta di me e in que perio di scuola andava persino da una sua amica alla domenica, solo per poter vedermi anche quel giorno, che passavo per strada dopo pranzo mentre andavo al bar. Mia nonna, che era indentica a Breznev, dicevano che sarà stata sua parente, appena mi vide me lo raccontò, concludendo che sono stato un vero imbecille a farmi scappare un'occasione simile, di una ragazza che mi voleva bene in quella maniera e come non bastasse piena di soldi, così mi sistemavo per sempre. 
Le risposi malamente, dicendo che non vado insieme a una per i soldi.
Però ripensandoci mi sa che aveva ragione mia nonna brezneviana. 
Sono stato un imbecille, non ho saputo capirla, scambiavo  la sua timidezza per poca attrazione nei miei confronti, quando invece succedeva che piacendole la inibivo di più. Poi era sempre vestita male e struccata, ma aveva un fisico asciutto, se si curava sarebbe stata attraente e comunque dove ritrovo una che si innamora così di un disgraziato come me. Se fossi stato meno stupido puttaniere avrei capito meglio le cose, mi sarei messso con la tipa Bee Gees ed essendo  gentile ci sarei pure andato d'accordo
Invece lei è finita male con un marito di merda e io rotolo ancora nel polverone della mia confusionaria vita.
Amare un Bee Gees poteva salvarmi.






martedì 9 aprile 2019

690 - POESIA DELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE

La famiglia è
la cosa più importante
il fulcro della società
tutto ruota sulla famiglia
tradizionale,
peccato solo
che a me faccia
cagare
la famiglia, la società,
la tradizione
e pure il fulcro.

Mi fanno schifo le mamme
con i loro mostriciattoli che
voglionovogliono tutto,
e mi fannno schifo i papà
idioti condannati all'ergastolo
che si credono più furbi
di chi è libero.
Altresì fanno vomitare
i parenti tutti.

Solo da soli si sta bene
senza mostri, potenziali killer
e cagacazzi
per casa.

Però l'amicizia vera mi piace
ecco
invece di una fidanzata
se se ne sente la necessità
è meglio sposarsi un'amica
e rimanere amici
senza mai diventare
marito e moglie,
finirebbe tutto.

"Trombamicizia
is the just way
of life"
Albert Einstein (forse).


NYC street art:

mercoledì 13 marzo 2019

689 - Free/gratis il mio libro "Come fare per essere ammirati e rispettati"

Il mio libro "Come fare per essere ammirati e rispettati" basato su episodi autobiografici romanzati ha venduto molto meno degli altri due. Credo sia stato frainteso il titolo, che è ironico ed è tratto dall'episodio omonimo presente nel libro; anche perché certi mi hanno detto che si sono divertiti molto a leggerlo.
Sono episodi della vita del protagonista, mio alter ego, Luca Andetti che racconto, dall'infanzia all'età adulta, per cui essendo in pratica un romanzo formato da vari racconti che si susseguono con lo stesso protagonista, può piacere sia a chi apprezza i romanzi sia a chi apprezza i racconti.
Perciò, per farlo conoscere lo metto disponibile gratuitamente a tutti, nel link sottostante e nella versione ultima (è su google drive, potete fidarvi a cliccare che non c'è nessuna pubblicità, spam o trucco):

https://drive.google.com/file/d/1Ic9QvrviDjNdJeKAplOxc78ett0mMAJW/view?usp=sharing

Se vi piace potete offrirmi un caffè o una birra o dare un contributo ai miei progetti
qui, con paypal:  https://www.paypal.me/Finottis


oppure con Postepay: 5333 1710 8722 2333
 intestata a FINOTTI ANDREA
codice fiscale: FNTNDR 62B20 C967N

Per bonifici
IBAN: IT28L 3608105138207834607840



GRAZIE.





mercoledì 20 febbraio 2019

688 - I VERI AMORI

I miei veri amori passati sono gli sguardi persi delle occasioni svanite nel tempo. Quegli scambi di sguardi che ti porti dentro finché campi, attimi che diventano eterni, poiché immaginifiche porte della mente che trasportano in altre dimensioni spaziotemporali.
Penso a come sarebbe stato il mio futuro se coglievo quello sguardo, seguivo quel percorso, vivendo quella situazione.
Probabilmente quella persona conoscendola mi avrebbe deluso, invece così resta in me, attraente, perfetta, sarà sempre tutto bello e possibile, con l'idea di lei scaturita da quell'istante. A volte te la trovi di fronte casualmente, non la riconosci più, sembra un'altra e lo è un'altra persona quella ragazza idealizzata, rimasta nella fotografia di quel momento.



giovedì 31 gennaio 2019

687 - DELTA

Queste terre che abito, terre cangianti, portate dal fiume negli ultimi secoli, inesistenti esistenti, create dalla sabbia nell'acqua, perennemente in equilibrio precario tra fiume e mare.
Isole non isole, piene di alieni, alienati, fantasmi di vaghi passati, uccelli trampolieri e tramonti spettacolari o nebbie persistenti.
Case abbandonate, gigantesche, diroccate, di antiche famiglie contadine con mezza dozzina o anche una dozzina di figli, sposati tutti giovani, tutti affamati ed emigrati altrove a lavorare nelle fabbriche più evitate di plastiche e amianto, morti precocemente, morti dentro quando hanno abbandonato le loro terre. Mentre i loro spiriti ancora si aggirano tra i muri sbrecciati delle case disabitate, case sognate durante i turni nelle fabbriche tossiche delle loro esistenze contronatura, dove la nostalgia della gioventù in queste terre era la morfina antidolorifica, che faceva sopportare quei disperati lavori velenosi, dipingendo nelle loro menti ricordi edulcorati a cui aggrapparsi.
Qui ci sono mondi che appaiono e scompaiono, in un giorno di nebbia sono andato in spiaggia col cane, c'era freddo e si vedevano solo pochi metri oltre a sé. Ho posteggiato l'auto e avviandomi verso il mare col cane sono uscito dalla nebbia, trovandomi sulla spiaggia con il sole che splendeva e un clima primaverile, dopo pochi metri il cane si è fermato e fissava nel mare, ho guardato anch'io e c'era un'isola che non c'era mai stata, un'isola rosa.
Avvicinandomi mi sono accorto che si muoveva, era formata da infiniti fenicotteri rosa, uno accanto all'altro, fitti, centinaia, forse migliaia.
Non avevo mai visto niente di simile e non avevo niente per fotografarli; io e il cane li abbiamo guardati a lungo poi ci siamo allontanati proseguendo la camminata, poco dopo la nebbia è arrivata sulla spiaggia e sul mare.
Al ritorno non si vedeva più l'isola rosa e non l'ho mai più rivista.
Solo io e il cane sappiamo che c'è stata, è svanita ed è diventata l'ennesimo ricordo opalescente di queste terre.
Salito in auto ho preso una vecchia cassetta dei Thin White Rope "Sack Full Of Silver" e l'ho infilata nel vecchio stereo della vecchia auto, musica trasognata da lande desolate, in cui i fantasmi della mente si inseriscono e svaniscono nella trama. Il cane sembrava approvare.
Ho avviato il motore e mi sono avviato nella nebbia, verso la mia vita, in equilibrio precario tra terra e acqua, realtà e sogno.




sabato 19 gennaio 2019

686 - FANCULO GLI SCRITTORI

Mi infastidiscono quelli che se la tirano da grandi artisti di successo qui sui social, ipocriti fino al midollo, che poi li vedi elemosinare scambi di like o ricattare amici e parenti per vendere un libro in più. Avevo scritto un post ironico sul fatto che prendo pochi soldi di diritto d'autore, poi l'ho tolto, perché ho notato che veniva frainteso e ho visto altrove commenti che mi facevano cadere i testicoli, basati sull'assioma che loro sono scrittori di successo e io sono un povero sfigato.
Non me ne importa niente di quello che pensano, ma mi irrita l'incapacità di cogliere l'ironia, travisando, usandomi per descriversi come gente di successo. 
Mi fa proprio vomitare questo atteggiamento. 
Perciò per dar loro fastidio volevo precisare che probabilmente vendo più io di loro, perché sto parlando di libri usciti nel 2015, che ancora vendono, mentre gran parte dei loro dopo un mese o due non lo compra neanche la vecchia zia invalida, che hanno scovato per venderle il libro. Mentre io non ho mai cercato di vendere un libro ai parenti o a quelli che conosco, compresi quelli di fb, non c'è uno che possa dire che ho cercato di vendergli un libro, nemmeno con lo scambio di acquisti, perché onestamente ho sempre detto che sono a cortissimo di soldi, non posso ricambiare, anche se con alcuni lo farei perché mi piace come scrivono.
Non chiedo niente a nessuno, faccio appelli generali e chi vuole e può compra. 
Persino le recensioni avute sono stati loro a contattarmi, non ho mai chiesto a nessuno di recensirmi.
Altri mi snobbano perché mi autopubblico, poi magari lodano il punk del DIY, c'è da ridere, per non cagare. Tra l'altro anche sotto il profilo pratico se ti autopubblichi ti arrivano i soldi il mese dopo la vendita, se invece pubblichi con un editore ti arrivano (e vedere se te li dà) dopo un anno o più, oltre al fatto che ti dà il 10 o 15% al massimo sulle vendiite, si percepisce molto meno che autopubblicandosi; inoltre c'è l'aspetto per me essenziale che puoi pubblicare quello che vuoi, liberamente, senza doverlo contrattare con un editore.
Ma per loro uno deve potersela tirare da scrittore pubblicato da un editore, magari a pagamento o con formule mascherate che significano in pratica sempre a pagamento. 
Ci piscio sopra queste convenzioni di gente repressa, che cerca un riscatto sociale recitando la parte dello scrittore e dell'intellettuale.
Io mi prendo in giro da solo, rido, ironizzo, faccio quel cazzo che voglio, probabilmente riderò anche dalla tomba e continuerò a pisciare su certi atteggiamenti.
Non sono come chi se la tira, non voglio apparire, anzi vorrei sparire, non esistere nel gioco delle maschere. Preferisco la mia vecchia faccia da culo a ogni maschera.
Scrivo, non sono uno scrittore, se lo fossi girerei con espressione da stitico, il maglioncino lupetto nero e la giacca in velluto ricoperta di forfora sulle spalle.
Sono un nessuno e i qualcuno mi fanno schifo, da sempre.
Tutto lì.
Sono fuori da ogni gioco, non partecipante. Nonostante ciò magari da qualcuno sono apprezzato più e meglio di chi si crede un gran scrittore, questo dovrebbe far riflettere su quanto questi siano solo un fuoco di paglia, che risalta la stronzaggine.
Fanculo gli scrittori.