Se apprezzate e volete offrirmi una birra o una pizza, vi ringrazio immensamente:

lunedì 30 marzo 2015

441 - ESCLUSI

Siamo esclusi dal gioco.

Siamo rifiuti nascosti dietro l'angolo.

Siamo gocce di piscio fuori dalla tazza.

Siamo acqua delle pozzanghere iniettata in vena.

Disperatamente
veniamo dopo ogni sole al tramonto,
troviamo luci nei bui delle solitudini disperse,
viviamo nelle distorsioni che deformano
tutte le perfezioni dettate dalle riviste patinate.

Ma in questo falso e imposto mondo
il peggio
non saranno mai i poveri stronzi
fuorigioco
come noi
ma i vincenti
ammirati, adorati
dalle nullità umane perdenti.


BANKSY-GRAFFITI-The street is in play-Manhattan-2013

venerdì 27 marzo 2015

440 - PANORAMI

Palazzine padane
raccolgono noiose forme di vita.

Fuochi
accendono sigarette
bruciando piano
per spegnersi lentamente
nelle esistenze di mute presenze
pensionati, disoccupati, disadattati vari
tra vocali e consonanti al neon
attenti al peso forma
e dimentichi della loro vita,
ammirati i più benestanti
sfilano
impiccati, lasciatisi appesi.

Monotonamente
si coltivano orgasmi
a comando.





mercoledì 25 marzo 2015

439 - NON PARTECIPO

A me partecipare fa vomitare
e non vorrei mai essere un vincitore
esultante per aver sconfitto gli altri
perché perderei
me stesso.

In un posto in disparte, all'ombra,
tra gli alberi lungo i fossi,
lontano dalle piazze e dal loro vociare
lontano dalle risate false per socializzare,
lontano dagli oggetti da esibire,
lì sì
che mi trovo
e sto bene
con me stesso.




lunedì 23 marzo 2015

438 - TUTTO SOTTO CONTROLLO

Schedati, timbrati, certificati.

Ogni forma di dissenso
preventivamente
va approvata e autorizzata
dal comitato di controllo
dei controllori
che autorizzati controllano
e autorizzano i controllati.

Solo chi è stato esaminato
ed è delegato
può parlare
all'assemblea condominiale
esibendo il certificato municipale
in triplice copia fotostatica
con allegate 5 (cinque) fototessera
per ogni genitore o figlio minore
o maggiore a carico
se di reddito pari o inferiore
al cumulo degli interessi maturati
dai contributi versati
da entrambi i genitori
o di chi ne fa le veci
moltiplicati
per la somma
ottenuta dalla sottrazione
del dividendo dal coefficiente dato
convertendo l'articolo 219.842.786.126 bis
della legge speciale,
comma 875, paragrafo 982 barrato
la riga dopo
il topo morto putrefatto
tra i registri impolverati
e dimenticati accatastati
in armadietti di metallo
tra il ticchettio degli orologi
rimbombanti
su inutili documenti abbandonati
che hanno eliminato
ogni forma di vita.






venerdì 20 marzo 2015

437 - FUORI CATALOGO

Non sono una categoria
non sono una definizione
non sono un oggetto
da catalogare e mettere
sullo scaffale
con l'etichetta che mi definisce.

Esisto e resisto
tra un caos di idee
di coraggi, di paure
con razionalità, con follia
abitudinario, imprevedibile
evanescente, persistente
non sono e non sarò
mai
quello che pensi.

Se ti piace tanto
stacci tu nel catalogo
con la tua rassicurante etichetta
appesa all'alluce.

Io sono solo io.




giovedì 19 marzo 2015

436 - LA SETTA

Quando di notte mi sento solo e ho voglia di compagnia salgo sulla mia vecchia macchina prossima all'autodemolizione, vado al distributore automatico e faccio 10 euro di benzina, poi mi avvio lungo le strade più desolate che conosco.
In quel profondo della notte in cui non c'è nessuno anche di giorno mi sento in compagnia, accendo la radio su qualche programma jazz, rivivo nella mente e rido con episodi divertenti del mio passato, passo affettuosamente il braccio dietro il poggiatesta del sedile accanto, così mi sembra d'essere in compagnia con una ragazza che mi ama e sto meglio, ogni tanto le dico qualcosa.
Ora sto passando lungo una stradina che costeggia la pineta, dal lato opposto della strada invece si aprono infiniti e desertici campi di terra arati, in questa notte di novembre dai finestrini leggermente abbassati percepisco l'odore di terra rivoltata, le viscere del terreno spandono nell'aria i loro umori.
All'improvviso vedo una ragazza che cammina nella pineta, con un vestito bianco lungo, una fascia bianca in fronte che trattiene i capelli lunghi e mori, mi pare scalza, sarà a 30 metri dalla strada, cammina tenendosi accanto a dove iniziano i pini.
Rallento, mi fa un ampio cenno con un braccio, come a invitarmi ad andare da lei, sono spaventato da quella visione improvvisa, razionalizzo, potrebbe aver bisogno d'aiuto, blocco la macchina.
Scendo e cammino verso di lei.
Lei entra nella pineta e mi fa il gesto di seguirla. Mi fermo un attimo, spero non sia un trappolone, spero non sia con qualcuno che mi assale, torno indietro alla macchina,  dalla borsa degli attrezzi sotto il sedile senza farmi notare prendo un taglierino e me lo metto in tasca, tolgo le chiavi e chiudo a chiave la portiera, ritorno verso la pineta.
Lei la intravedo tra i primi pini, mi sta aspettando.
Quando le sono vicino le chiedo:  - Ma cosa ci fai in piena notte da sola nella pineta? Hai bisogno di qualcosa?
Lei con un fil di voce mi risponde:
- Ssssssshhhhh non parlare ad alta voce, rispetta lo spirito degli alberi, sussurrami solo le tue parole più dolci, parlami del tuo amore.
- Ma che cazzo ti sei fumata? Dai vieni che ti riporto a casa, prendi freddo scalza e ti ferisci i piedi.
- Non posso abbandonare la foresta, perdo il mio spirito se mi allontano da questo mio habitat.
- Ma lascia perdere che non è una foresta è una pineta, vieni via che qua è pieno di merde cagate e fazzoletti sborrati o smerdati, che spirito vuoi che ci sia, e sta attenta che non ti pianti una siringa in un piede.
Esce dalla penombra, la vedo in faccia illuminata dalla luna, è sui venticinque anni, bianchissima, magrissima, mi porge la mano, la prendo, è fredda.
- Senti che mano gelida che hai, dai vieni che ti prendi un malanno qui scalza e al freddo.
Si avvicina a mi bacia, ha la bocca che sa di terra, la lingua è calda e mi penetra, ricambio il gioco. Sono già eccitato come un toro da monta. Le tocco le tette, lei con una forza inaspettata mi blocca le mani.
- Puoi solo baciarmi, puoi solo ascoltare il mio spirito e farti penetrare da lui.
- Solo baciarti, ma che è? Non sarai di qualche religione del cazzo che proibisce anche di toccarsi i genitali.
- Sono la figlia della foresta, il mio spirito guida è il mio maestro Skarkaio Papalon.
- Cos'è un indiano?
- No era un disoccupato veneto che bestemmiava e sputava sempre a terra, i suoi compaesani lo ritenevano uno stupido e lo avevano soprannominato Skarkaio Papalon, ma lui un giorno camminando nella foresta in cerca di pinoli ha avuto un'illuminazione, ha adottato il nome che voleva denigrarlo e ne ha fatto il punto di partenza di una nuova vita, in cui le brutture del mondo ti scivolano via, e tu diventi più forte con lo spirito della natura nelle foreste che ti protegge dalle negatività di questa civiltà.
- Ah ho capito adesso chi sei! Sei una dei drogati che vivono nelle roulotte sull'argine del canale.
Skarkaio ho capito chi è, è un idiota che rubava le autoradio per farsi, aveva fregato anche la mia che avevo, ora si è messo a fare il guru del cazzo per i fessi che ci credono, ha fatto quella specie di villaggio abusivo con le roulotte, così con le quattro fregnacce che racconta  ha chi vende i braccialettini, spaccia o chiede la carità per lui, ed è pieno di soldi. Non farti fregare da quell'imbecille.
- Non parlare così di Skarkaio, è il mio maestro di vita, è la  mia vita, è tutto.
- E' uno stronzo, ascolta me.
- Lui è Dio.
- Allora va affanculo tu e il tuo dio del cazzo, svegliati, dio non frega le autoradio, dio non è un pezzo di merda.
Lei si mette le mani sulle orecchie e si mette a piangere: - Non puoi parlare così di Skarkaio, mi fai morire dal dispiacere.
Mi dispiace vederla piangere, la sento come una creatura indifesa e sofferente, mi avvicino e le dico:
- Scusa, non volevo farti star male.
L'abbraccio e le bacio la fronte.
Lei si asciuga le lacrime col dorso delle mani, poi mi guarda sorridendo e mi dice:
- Tu hai solo bisogno di tanto amore, ora prego per te.
Si inginocchia davanti a me con le mani giunte, chiude gli occhi rivolgendo il viso verso l'alto, la luna le illumina il viso, è bellissima.
Le chiedo: - Stai pregando per me?
Senza rispondermi mi apre la cintura e mi abbassa i pantaloni, mi abbassa i boxer e comincia a succhiarmelo tenendo le mani giunte.
- Sì, cazzo sì, questa sì che è una bella preghiera, e bravo Skarkaio, si è inventato una bellissima religione, mi dispiace averne parlato male.
Lei sentendo le mie parole si entusiasma e me lo succhia con maggiore impegno, si stacca un attimo e mi dice:
- Prega anche tu, ricambia.
Mi abbasso, mi stendo a terra, la faccio salire sopra di me in posizione inversa, le alzo il vestito ed è senza mutande, inizio a leccarla mentre lei riprende a succhiarlo.
Ha la figa sporca di  residui di piscio, sputo via, le ho fatto il bidet, riprendo col leccaggio,
Un sessantanove lungo e strepitoso, ci veniamo addosso quasi contemporaneamente, a pochi secondi di distanza.
Lei si volta, mi raggiunge e mi bacia in bocca, dicendomi:
- Grazie di aver pregato con me, ora sei anche tu un figlio della foresta, vieni a pregare con noi.
- Ma io...
Si alza e mi prende la mano: - Dai vieni con me.
La seguo sistemandomi i calzoni, attraversiamo la pineta per un duecento metri, e sbocchiamo su una stradina sterrata che porta all'argine del canale dove ci sono le roulotte di Skarkaio e i suoi adepti.
Arrivati alla roulotte lei bussa alla roulotte  più grande e nuova:
- Chi è che rompe i coglioni al Grande Maestro Skarkaio a quest'ora?
- Sono Samantha, Mi scusi Grande Maestro ma ho trovato un nuovo fedele.
- Fallo venire dentro a pregare con me.
Samantha mi dice: - Vai il Grande Maestro ti aspetta.
Entro, chiudo la porta alle mie spalle, Skarkaio è girato, si volta con il cazzo fuori, mi riconosce.
- Tu! Cosa fai qui? Cosa vuoi?
Gli tiro un calcione sullo stomaco che si piega in ginocchio, gli stringo la sciarpetta che ha al collo con la sinistra, sollevandolo, fino a farlo stare in punta di piedi, con la destra estraggo dai calzoni il taglierino e glielo punto alla gola
- Senti buffone merda umana, una volta mi hai fregato la radio e non ti ho trovato per sfondarti, so che sei stato tu, ora ascoltami bene: dici a Samantha che deve venire con me e starmi sempre vicino, che sarò io il suo maestro di vita da adesso in poi, altrimenti ti spacco le ossa e poi ti butto nel canale.
- Va bene, va bene, dai non stiamo a litigare, non farmi male, scusa, ti do anche i soldi dell'autoradio.
Lo lascio, apre un cassetto e mi porge due biglietti da cento euro, li prendo e me li metto in tasca insieme al taglierino, costava 70 euro l'autoradio, ci guadagno.
Apre la porta della roulotte e chiama Samantha.
Lei sale nella roulotte.
- Ascoltami Samatha, quest'uomo ho percepito che è la tua guida, da adesso sarà lui il tuo maestro di vita, io ho finito il percorso con te, inizia il suo che continuerà per il resto della tua vita.
Lei si mette a piangere, e si inginocchia a terra:
- Grazie Grande Maestro Skarkaio, posso ringraziarla pregando un'ultima volta con lei?
Le urlo: - NO!
La afferro per le spalle e la sollevo.
- Puoi pregare solo con me da adesso in poi.
- Grazie Grande Maestro Cometichiami?
- Mi chiamo Luca Andetti, tu chiamami Luca e basta, senza grandi e maestri.
Lei si abbassa per pregare succhiandomelo.
La rialzo: - Vieni con me a casa mia, che preghiamo lì e a lungo.
La porto a casa.
Tre mesi e mezzo di passione e felicità.
Poi un giorno mi dice: - Chiamandoti Luca invece di Maestro ti vedo in un'altra luce, come umano, ho cominciato a pensare a me stessa e ho deciso di andare via, riprendo a studiare all'università che mi mancano solo tre esami per laurearmi in economia, è stato bello ma non sento più quella devozione che avevo all'inizio.
- Non andartene Samantha, dai, ti voglio bene, sto male se te ne vai.
- Mi dispiace Luca ma non sento più quella devozione. Devo andare. Ciao.
- Ciao.
Esce.
Penso che Skarkaio è più furbo di me, allontanandomi dalla soggezione religiosa non facendomi chiamare Grande Maestro alla fine ha visto l'umano che sono e non l'idealizzazione del divino, così l'ho persa.
Però finalmente è una donna libera, in fondo sono più contento così, perché la amo veramente.



mercoledì 18 marzo 2015

435 - QUANDO FUORI PIOVE

Parole
piovono
tra miliardi di altre
tra miliardi di niente
pezzi di noi
pezzi di qualcosa
che quando ti pare di afferrarlo
svanisce
correndo via
mentre io
nell'acqua
confuso ti guardo
chiedendomi
domande
di cui non so la risposta.
ma intravedo un sentiero tortuoso
che esce dai soliti pensieri
che oltrepassa l'orizzonte
andando
verso il ciglio dei tuoi occhi
verso la realizzazione dei miei sogni
così, semplicemente, distrattamente
tra questa pioggia
anche noi
ci vediamo dentro
e scorriamo via.




domenica 15 marzo 2015

434 - OSSERVANDO

Non parlatemi di niente,
non seguo gli interessi comuni
per cui spesso non so cosa dire.
Di solito me ne sto in disparte
guardo la gente che passa
la guardo senza parlare e senza pensare
la osservo per qualche secondo
poi la mia attenzione inevitabilmente è attratta da altro,
magari da una nuvola che passa velocemente e solitariamente,
oppure da un cane randagio che corre sul marciapiede opposto
verso un nulla o un qualcuno,
oppure da un gatto misterioso che esce dall'ignoto
e nessuno lo ha mai visto ma poco dopo sparisce
e per sempre.
Ecco cosa sono
sono uno scrutatore di attimi che fuggono.
Fuggono
mentre io li tengo dentro
poi a volte mi escono
dopo anni e anni
mischiati con le parole che scrivo
a caso.



venerdì 13 marzo 2015

433 - LA FARSA QUOTIDIANA

Vedo troppi buffoni in posa
per rendersi interessanti
rendendosi ridicoli.

Tutti trasgressivi
ma fidanzati in casa,
tatuati e sovversivi
solo se moda comanda,
atei e blasfemi
vanno alla Messa di Natale,
contro ogni potere
però lavorano raccomandati,
odiano le banche
col bancomat riempito dal papà,
illuministi e razionali
che mi chiedono segno e ascendente,
ecologisti amanti della natura
sul suv tremilacinquecento di cilindrata,
salutisti che controllano ogni etichetta
tra una sigaretta e una pasticca.

Lasciate perdere, lasciatevi perdere.

Rilassatevi, tranquillizzatevi
e non sforzatevi ad atteggiarvi
tanto
non ci crede nessuno,
nemmeno voi stessi.


lunedì 9 marzo 2015

432 - MARCHIATI

Un marchio
ti marchia la mente,
indelebilmente,
si sistema
nei tuoi ricordi più cari,
diventa un virus
che ti spinge
in maniera compulsiva
a venderti
per comprarlo.


domenica 8 marzo 2015

431 - JEAULOUS GUY

Nuvole con una leggera pioggia
fuori dai vetri
dentro lui, con la testa di lei appoggiata al petto
con le dita la pettina
le sfiora le palpebre
le labbra
la bacia
e rivede fotogrammi nella mente
che ripropongono il loro album
ripensa con nostalgia a quel corpo animato
immaginato avvinghiato insieme a un altro
rimasto abbandonato nel letto rosso
sangue che cola
e la polvere da sparo è deposta
sull'album di nozze.
E' solo
un ragazzo geloso.


domenica 1 marzo 2015

430 - IN QUESTA SOCIETA'

In questa società
che si vinca
o che si perda
si resta sempre
nella merda.
E' il gioco che è sbagliato.