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martedì 1 settembre 2015

474 - IL FALCO

C'era il Falco, in quanto predatore di femmine, un imbianchino che si atteggiava a conquistatore, trombatore, affascinante playboy.
Alla sera usciva vestito di marca, poi capitava verso le due di notte da noi ragazzini con qualche anno meno di lui, che sedevamo sulle panchine della piazza, veniva a raccontarci le sue avventure.
Erano sempre ragazze bellissime conosciute casualmente nelle più svariate discoteche, offriva loro da bere e poi proponeva di portarle a casa, affascinate da cotanta eleganza accettavano, poi si fermava lungo la strada...e ci raccontava.
Era magro, bruttino, basssotto, aveva capelli neri e curatissimi con una taglio alla Toto Cutugno, usava dopobarba e profumi che si sentivano a metri di distanza, jeans a sigaretta strettissimi e per sembrare più alto stivaletti anche d'estate, più maglie o camicie alla moda firmate, collane e braccialetti vari d'oro, e aveva un accendino zippo a benzina color oro che scoperchiava mentre parlava, interrompeva il racconto di solito nei punti cruciali più spinti, accendeva la marlboro con aria vissuta, mentre tutti aspettavano il seguito della storia, qualcuno rimaneva persino con la bocca leggermente aperta nell'attesa, lui nel silenzio più totale del pubblico richiudeva con calma lo zippo, dava qualche lunga, interminabile boccata, quella prima di riprendere il discorso ne espelleva bruscamente il fumo per il naso, con aria un po' scocciata, riprendeva la narrazione delle sue vicende erotiche.
La trama era sempre quella, prima pompino, poi in vagina un paio di venute che ci descriveva nei particolari, se la conosceva già in genere ci raccontava che glielo infilava pure dal retro per la terza venuta.
C'era l'orologio del municipio che batteva le ore, se lo interrompeva mentre stava parlando il Falco contava i rintocchi aggiungendo delle ore, se a esempio erano le quattro del mattino, lui contava i rintocchi ad alta voce dicendo  "Uno". "Due". "Tre"."Quattro". Poi emetteva un forte rutto dicendo "Cinque". Poi un altro rutto "Sei". Poi una scorreggia: "Sette". Un'altra: "Otto". Un'altra ancora "Nove".
In genere arrivava un ruttone finale: "E dieci! E vaffanculo quella faccia di merda del sindaco e il suo orologio rompicoglioni!"
Noi ridevamo, era stupefacente soprattutto come avesse sempre pronta dell'aria in eccesso da espellere dagli orifizi; però dopo un po' ci si rompeva le palle ad ascoltare le sue storie sempre simili, si finiva per chiedergli dove aveva comprato la maglietta o i jeans, a volte sbagliava a dire il nome allora si dava uno schiaffo,  diceva: "Questa è CP Company. No!" Dandosi un forte schiaffo su una guancia. "Questa è Gb Pedrini, mi sbaglio sempre."
Una notte facendo la solita scenetta di continuare i rintocchi dell'orologio con rutti e scorregge arrivò al dodici con una scorreggia dal rumore strano, una specie di plof.
"Cazzo, mi sono cagato addosso!"
Ci salutò e si allontanò andando verso casa, camminando con gambe tipo cowboy appena smontato dal cavallo.
Diversi anni dopo incontrai il Falco al bar, in un freddo e nebbioso sabato sera d'inverno.
Appena mi vide mi prese per un braccio, mi allontanò dal bancone e avvicinandosi con la bocca al mio orecchio mi disse a bassa voce: "Vieni con me, ho un appuntamento con due ragazze che ho conosciuto, sono uno schianto, una più bella dell'altra e disponibili, da perderci la testa, ma se vado da solo non combino niente, non sono tipe che fanno cose a tre, ci vuole uno che mi accompagni e si prenda l'altra, l'amica di quella con cui ho più confidenza, la più alta delle due. Vieni tu con me!"
"Se sono belle e disponibili come dici mi va bene, a me piacciono quelle alte e  sono libero da impegni stasera, vengo! Dove dobbiamo andare?"
"In riviera romagnola, dopo Rimini."
"Cazzo dopo Rimini, con quella nebbia che c'è! Spero ne valga la pena."
"Non preoccuparti, andiamo con la mia macchina, guido io che conosco bene la strada, ho la macchina nuova, così ci presentiamo meglio, tu hai quella citroen scassata e ammaccata da tossici, sembriamo evasi da una comunità di recupero se andiamo con la tua. Sono le più belle della discoteca, hanno sempre gli occhi di tutti addosso, dobbiamo presentarci bene ed è un posto di classe, sarebbe meglio che tu andassi a casa a cambiarti."
Avevo un giubbotto in tela verde militare, jeans stracciati e una berretta di lana calcata sugli occhi, istintivamente mi venne da mandarlo affanculo, lui percepì dalla sguardo e mi spiegò che era un posto di classe, buttavano fuori anche lui se si presentava con me messo così, mi disse: "Vestiti col tuo stile, anche eccentrico, ma meglio possibile." Le parole e il tono con cui me lo disse erano rispettose, mi piacquero, poi avevo pure il cervello in tiro per le superfighe che diceva, andai a casa a vestirmi meglio.
Mi misi un paio di calzoni bianchi in velluto e una camicia in panno color marrone con dei disegni tribali africani neri, tirai fuori un paio di vecchi stivaletti a punta col tacco poiché aveva detto sarei andato con quella alta, mi misurai col metro avvolgibile, con quelli ero 186 centimetri, le sarei piaciuto. Mi misi un vecchio impermeabile che avevo comprato sul mercato anni prima, sembravo Adriano Celentano dall'abbigliamento.
Per dare un tocco di classe mi legai al collo una sciarpa di seta color oro con dei disegnini blu, era di mio padre e la usava quando andava in moto, o poi in vespa, al lavoro; le tarme l'avevano bucherellata, ma piegai all'interno la parte bucata, me la legai alta sul collo e mi pettinai i capelli all'indietro, ora sembravo uno spacciatore sudamericano benestante, mi avrebbero fatto entrare.
Doveva passare a prendermi davanti a casa.
Uscii tra la nebbia che stava aumentando, mi venne in mente allora che non sapevo che macchina avesse, mi aveva detto che ha la macchina nuova senza dire che tipo di auto si era preso, non l'avevo vista, ero uscito dal bar ed ero tornato a casa con la mia. Pensai che sicuramente la sua sarà stata un'auto di lusso, visto quello che aveva detto della mia, aveva un amico con la bmw e l'altro con il mercedes, lui dal tipo che era probabilmente si era preso il bmw.
Guardavo le poche macchine che passavano e vidi un bmw nero, feci cenno che si fermasse ma tirò dritto, non era lui.
Arrivò una fiat 127 rosso mattone con un'antenna della radio gigantesca, era sicuramente qualche anziano, guardai verso la macchina successiva, ma si fermò.
Era il Falco.
"Bravo, sei vestito benissimo, dai che andiamo e le sfondiamo in tutti i buchi!"
Salii e partimmo.
Sull'autoradio aveva inserita una cassetta di Claudio Baglioni, c'era una nebbia che si vedeva appena la prima riga spezzettata di mezzeria.
 Per un po' parlai con lui, poi non ce la feci più e scoppiai in bestemmie e imprecazioni.
"Portami indietro se dobbiamo farci delle ore di macchina nella nebbia con questa musica!"
"Cambia, ho delle altre cassette."
Mise una mano dietro il sedile e mi passò un contenitore con delle musicassette, accesi la luce di cortesia, guardai: Antonello Venditti, Pooh, ancora Baglioni, una compilation dell'ultimo San Remo, Alice, Elton John, Dire Straits, Lucio Battisti, un paio di compilation dance.
Misi su i Dire Straits, da viaggio in auto vanno sempre bene.
Fu un viaggio interminabile, la nebbia si alzò un po', ma sbagliammo strada, finimmo in un paesino sconosciuto con case antiche, sembrava di essere tornati indietro nel tempo, dovemmo fare un giro lunghissimo per tornare sulla strada giusta, dopo quasi tre ore di viaggio arrivammo finalmente dove c'era la discoteca.
Era quasi l'una di notte, ma c'erano poche macchine sul piazzale.
Andammo dentro.
Io vestito da narcos e il Falco da tamarro elegante con giubbotto di pelle nero e jeans, stivaletti a punta entrambi, ci si parò di fronte un armadio di buttafuori oltre i due metri che io non gli arrivavo alle spalle; sembrava volesse buttarci fuori, invece gentilissimo ci indicò la biglietteria e il guardaroba, ci spiegò che avevamo una consumazione libera compresa nel biglietto.
Entrammo attraverso una specie di sipario.
Un ambiente triste, deludente, con luci soffuse e musica banale da discoteca.
C'era uno strano miscuglio di fighetti firmati e dall'aria arrogante cocainomane oppure dark pallidi impediti, che sembrava fossero minimo due settimane che non cagavano o avessero mezza Thailandia in vena.
Venivano verso noi due ragazze dark, una bionda bassa e una mora alta, pallide come fossero morte in via di putrefazione, gli chiesi se erano loro.
No.
In effetti aveva detto ragazze eleganti e strafighe, non potevano essere quelle due dark in fin di vita.
Andammo al bar a reggere il bancone e sorseggiare un paio di bourbon con la consumazione.
Passava qualche bella ragazza, era passata l'una e mezza, cominciava ad arrivare più gente, pensavo a loro che erano le più belle, mi aveva detto che avevano un appartamento li vicino, m'immaginavo una notte di sesso con la ragazza alta, eravamo nudi, ci baciavamo ovunque con passione, la mia lingua scorreva sul suo corpo,...
Mentre io avevo il trip erotico lui saluta due piccole culone brutte ed esaltate, neanche lo guardano, vedo che rincorre la più  bassa e la prende per il braccio, lei le dice: "Ma che cazzo vuoi?"
E lui: Ma non ti ricordi di me? Lei neanche lo bada, con fare antipatico dice che in compagnia con degli amici, parlotta con la sua amica, lei sarà 150 centimetri con i tacchi e i denti marci, la sua amica 160 cm con tacchi e viso pieno di brufoli, parlottano e se ne vanno.
Lui ritorna al bancone del bar, ci prediamo un altro giro di bourbon. Poi mi chiede se andiamo al bar davanti al piazzale che tengono aperto tutta la notte, così si prende le sigarette e possiamo bere qualcos'altro spendendo meno,
Usciamo e andiamo nel bar, prendiamo un paio di birre e le sigarette. Poi un altro giro di birre. Al terzo giro gli chiedo se si può andare noi dalle figone, se sa dove hanno l'appartamento possiamo andare a vedere se ci sono.
"Mi hanno detto che non possono venire."
"Ma quando le hai viste?"
"Prima in discoteca."
Io delusissimo:
"Potevi dirmelo, non le ho neanche viste!
Dopo un attimo mi si accese il cervello, feci uno più uno uguale le due mostriciattole stronze.
"Ma stai scherzando???? Erano quelle due antipaticissime cesse in miniatura???"
"Mi parevano meglio l'altra volta."
Mi veniva voglia di rompergli la bottiglia di birra vuota sul cranio, feci fatica a trattenermi.
"Andiamo a casa che è meglio." Dissi.
"Sì, stavolta ci è andata male, ma sarà per la prossima volta."
Si alzò, prese altre quattro birre in bottiglia e pagò per entrambi.
Tornammo a casa mestamente tra la nebbia, fumando sigarette e bevendo birra.
Non ci fu mai la prossima volta.



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