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domenica 6 ottobre 2013

294 - Rotolando

Si è bloccato il computer, non funziona più.
Lo spengo e mi metto a guardarlo, riflesso nello schermo vedo la mia faccia spaesata e mi deprimo. Non piango mai, neanche quando muore qualcuno, ma quando guardo a lungo la mia faccia mi vien quasi da piangere, non voglio essere qui dentro, vorrei essere ad animare qualcos'altro, un cane randagio o un orso bruno, piuttosto.
Mi chiedo il perché, che il mio aspetto mi mette così tanta tristezza.
Mi rispondo: per il fatto di aver perso il treno della vita, sono al tramonto senza aver vissuto nessuna alba.
Esco, decido di uscire, mi rilasso a fare un giro in macchina, vedo gente. Accendo il motore, esco dal garage in retromarcia e vorrei continuare la retromarcia, tornare indietro, sempre indietro fino a un punto che finalmente mi piace, ma finisco col paraurti contro il muro che recinta la proprietà, che recinta la vita.
Metto la prima e parto, entro nella strada, entro nella provinciale, entro nella statale, tra tonnellate di lamiere a cento all'ora, mi sento uno scemo, uno scemo qualunque, dentro una scatola di ferro, giro inutilmente, ora decido che vado verso il mare, in una giornata di vento freddo e pioggia è bello andare al mare.
La lunga strada per il mare si dipana tra alberi e campi coltivati, il tergicristallo mi terge i pensieri, non penso e sto un attimo sereno, la totale stupidità dona serenità.
Mi fermo, spengo il motore e mi avvio a piedi verso la spiaggia, pioviggina, col cappuccio in testa mi sembro un monaco che va verso un destino ignoto, un sentiero di lastre di cemento sulla sabbia mi accompagnano verso la spiaggia, nessuno neanche all'orizzonte, solo io che vado verso l'acqua, sento l'istinto di entrarci, di continuare a camminare finché possibile, poi di cominciare a nuotare finché possibile, poi di cominciare a vivere tra l'acqua finché possibile e fine.
Mi blocca un tappo di penna blu, sulla battigia, davanti ai miei piedi, strano e surreale in quel posto, "Senti chi parla!" penso che mi direbbe "Sei l'unico pirlone in circolazione con questo tempo", rido da solo, come uno scemo, come ogni pazzo col cazzo solitario.
Le gambe mi cedono, mi siedo sulla sabbia, il forte vento freddo bagnato mi colpisce ripetutamente il viso, come schiaffoni per riprendermi, appoggio la testa tra le ginocchia, fanculo tutto.
Mi alzo, la depressione mi prende spesso così, all'improvviso, basta un piatto rotto, una gomma bucata, una tapparella che si rompe, un'ennesima delusione e mi viene voglia di morire, è la goccia che fa traboccare il vaso, un vaso ignorato volutamente ma che dentro ce l'ho, pieno di sconfitte e di speranze morte.
Mi avvio a tornare verso la macchina, c'è freddo, ricomincia a piovere forte, io cammino lento, la pioggia che sbatte sul giubbotto di finta pelle, il suo ticchettio sul cappuccio, la faccia che si bagna, dentro un tutto triste e solitario, perfettamente così.
Mi sento meglio, mi sento uno stronzo, uno stronzo come gli altri che rotola verso un nulla, ma in fondo si attiene al suo compito, di essere stronzo e di rotolare senza pensarci troppo, altrimenti non saresti stronzo, altrimenti non rotoleresti lungo questo tragitto in cui sei stato cagato dal destino.
Salgo in macchina e guardo un proprietario di un ristorante che fuma solitario una sigaretta sotto il portico, ha una faccia più triste della mia, ha il ristorante aperto vuoto in una giornata di pioggia quando la stagione balneare è finita, evidente bisogno di soldi, c'è solo la sua Bmw nuova nera da 50mila euro davanti al ristorante e lui appoggiato alla colonna del portico con una faccia da funerale e da cambiali, gli passo davanti con la mia auto ammaccata da 500 euro e 219mila chilometri fatti, non mi guarda neanche, per la gente comune non esisto perché ho come un cartello enorme luminoso che si vede da lontano anche col maltempo con su scritto "Non ho soldi", respinge da me ogni persona interessata, è una garanzia di solitudine e di scarsa attività sessuale.
Il mondo è bello, è la gente che è quasi tutta fatta di merda, hanno aderito a questa civiltà schifosa, egoistica e idiota, e se non aderisci anche tu ti emarginano, ma appunto, chi cazzo se ne frega, sto meglio senza teste di minchia attorno, solo che quando mi si rompe qualcosa cado a pezzi anch'io, mi ci vuole un sorriso interiore per darmi un calcio nel culo e ributtarmi in tutto questo.
Accendo la vecchia autoradio dalle manopole rotte e mi trasporto assentandomi nei pensieri più distraenti.
Fuori da un concessionario vedo esposta una 128 berlina azzurro metallizzato come fosse nuova e rido, come un demente rido, che macchine assurde che facevano quando c'era una vita sensata, che macchine sensate fanno ora che viviamo una vita assurda.
E vedo le altre macchine sfrecciare veloci per le compere del sabato, tutti in coppia, solo io solo, ma loro hanno sguardi persi nei loro doveri, magari dentro quei corpi dagli sguardi già visti, dietro la loro prevedibile meschinità c'è ancora qualcosa di umano, che piange soffocato.
Siamo proprio stronzi, penso, rotoliamo verso il futuro come stronzi e rido.
Ma sì ridiamoci su, ridiamo per non piangere e per continuare, per poter assistere alla prossima puntata di questa avventura, sperando in un ruolo da protagonisti e non da spettatori guardoni passivi, è lì il vero problema.

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