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domenica 21 luglio 2013

282 - BRUCIAMO

Brucia tutto, brucio, e continuo a guardare come fosse un film.
Dovrei scappare correndo all'impazzata, fuggire il più lontano possibile, cercare altri dove, altri come, altri perché.
Il suolo è corrosivo, il cibo e l'acqua e l'aria mi corrodono, le persone corrodono, questa vita corrode.
Resto, mi aggrappo a un filo d'aria, un filo inanellato di speranze disperate, verso orizzonti ciechi immaginati.
Ho una tavola, una credenza piena di piatti e pentole, ci sono alcune sedie di paglia su cui sedermi, ma non mi siedo quasi mai, vago come un leone in gabbia, chiuso nel mio recinto, ho il necessario per sopravvivere, per il momento se me lo chiedi posso dire che sto bene; ma sto bene per te, perché devo entrare nel tuo linguaggio-pensiero, ma non sto bene, non per me.
Non starà mai bene una bestia chiusa in gabbia, e io non riesco a vivere solo per sopravvivere.
Mi spengo, lentamente, come non avrei mai voluto, contro ogni mio principio esistenziale.
Sono un vecchio leone del circo che compie depresso gli esercizi dovuti, per avere in cambio la razione di carne, gli spettatori apprezzano ciò che temono piegarsi alle loro regole, rassicurati e un po' annoiati dalla loro superiorità in quanto inseriti nel sistema dominante.
La concretizzazione della morte in vita è nell'assistere passivamente a questa distruzione, spettatori di uno spettacolo programmato altrove.
Bisogna smetterla di assistere, bisogna entrare nella scena, appropriarsene, mangiare il domatore, spaccare l'obiettivo, sfondare ogni ostacolo che ci recinta.
Ma la paura di perdere la nostra razione regna sovrana, ci aggrappiamo alle briciole di benessere sapientemente gettateci con palesata generosità da chi si strafoga nelle ricchezze, anche un lavoro da sfruttato che ti fa vivere nell'angoscia, che non ti fa arrivare alla fine del mese, che ti ammazza ogni giorno, diventa il traguardo, il massimo a cui agognare.
Ogni qualvolta spengo la mia nuova abat-jour made in China entrando senza sogni nel buio muoio.
E i "buongiorno", i "che bel tempo oggi" del giorno dopo saranno le ennesime coltellate reciproche ai nostri cadaveri ambulanti.
Ci siamo rintanati impauriti nelle pieghe delle nostre menti, e spiamo la vita ben nascosti e ben morti.
Solo quando intrecciamo le lingue, i corpi e i respiri sembra di rivivere per alcuni attimi.
In cattività ci permettono di riprodurci.


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